Scrivi

Gli incentivi per l’efficienza energetica alla faticosa conquista del risparmio possibile

Nonostante gli interventi siano molto spesso economicamente vantaggiosi, il potenziale dell'efficienza energetica in Italia resta in gran parte inespresso. Gli incentivi in vigore sono sufficienti? Come stanno andando Conto Termico, Certificati Bianchi e gli altri strumenti? Ne parliamo con Francesco Sperandini direttore della divisione operativa del GSE.

ADV
image_pdfimage_print

Nonostante sia la strada più conveniente per ridurre le emissioni e gli interventi si ripaghino spesso in tempi rapidi, il potenziale del risparmio energetico rimane in gran parte inespresso. Gli incentivi in vigore sono sufficienti a rimuovere gli ostacoli che frenano l’efficienza energetica? Come stanno andando Conto Termico, Certificati Bianchi e gli altri strumenti?

Se ne è parlato venerdì a Solarexpo-The Innovation Cloud nel convegno Strumenti di incentivazione per l’efficienza energetica: Contro Termico, Certificati Bianchi, cogenerazione ad alto rendimento. A margine dell’evento convegno abbiamo rivolto qualche domanda a Francesco Sperandini, direttore della divisione operativa del GSE e chairman del convegno.

Ingegner Sperandini, al netto della parte del calo dei consumi dovuta alla crisi, quanto è migliorata l’efficienza energetica del sistema-Paese in questi anni e come siamo messi rispetto agli obiettivi fissati a livello nazionale ed europeo? Che ruolo hanno avuto i vari incentivi all’efficienza energetica nel ridurre i consumi? Quali hanno dato il contributo maggiore?

L’efficienza energetica rappresenta una leva fondamentale per la ripresa economica del nostro Paese, in grado di mettere in moto investimenti e garantire sostenibilità alla crescita. Costituisce uno dei principali strumenti per il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020. Su un target al 2020 di 27 Mtep di risparmio energetico, dal 2006 ad oggi la capacità dei soli Certificati Bianchi ha consentito di raggiungere ad oggi circa 17,6 milioni di risparmi addizionali espressi in tep. Tutti gli strumenti messi in campo per incentivare l’efficienza energetica stanno giocando un ruolo fondamentale per la crescita della filiera, oltre che per la riduzione dei consumi. Riduzione sulla quale, senza dubbio, hanno avuto gioco anche altri fattori economici congiunturali.

L’efficienza energetica è considerata quasi all’unanimità la strada più cost-effective per decarbonizzare il sistema energetico, ma nonostante molti investimenti in efficienza abbiamo ottimi ritorni, il risparmio resta in gran parte non colto. Quali sono gli ostacoli che frenano gli interventi e come si potrebbe provare a superarli?

Si parla di barriere all’efficienza energetica e, in letteratura, anche di paradossi. L’energy efficiency gap è il paradosso per il quale iniziative di efficienza che si giustificano dal punto di vista economico non vengono implementate. Il rebund effect è il paradosso (in realtà noto da molto tempo in economia) dell’aumento dei consumi a valle di un interventi di efficienza energetica. In Italia, a mio avviso, la barriera più efficace è quella della difficile bancabilità. I business plan dei progetti di efficienza energetica si basano su riduzioni di costi e non su aumenti di ricavi. Intuitivamente non è la stessa cosa. I costi che si riducono poi, perché il business plan “giri” bene, dovrebbero essere stabili: il PUN in discesa non aiuta, in quanto rende nel tempo meno appetibile l’efficienza. Ciò non consente di stimare al meglio il rischio correlato al progetto e di attribuire un effettivo valore economico al risparmio energetico conseguito. 

Il conto termico sembra aver avuto una partenza piuttosto difficoltosa. Quali risultati ha ottenuto al momento? Per quali interventi e per quali soggetti ha avuto più successo?

Al 2013 sono state presentate 3.200 richieste relative a interventi realizzati, per un valore stimato complessivo degli incentivi di circa 9,4 milioni di euro. Gli interventi che hanno riscosso maggiore attenzione sono il solare termico e le biomasse, mentre la quasi totalità dei progetti arriva dai privati. Da questo punto di vista sarebbe auspicabile una maggiore attenzione da parte della pubblica amministrazione.

Quali le criticità che ne frenano l’utilizzo? Ci sono semplificazioni all’orizzonte?

Al di là del fatto che stiamo parlando di un meccanismo in fase di avvio, di certo la proroga degli eco bonus ha creato una potenziale sovrapposizione degli strumenti di sostegno che ha rallentato la partenza del Conto termico. Sono convinto che il Conto Termico possa vantare caratteristiche distintive rispetto alle detrazioni fiscali, caratteristiche basate sulla qualità dei processi e dei prodotti, di cui il Gestore si rende garante. Poi c’è l’affascinante, ambizioso, ruolo che può giocare la pubblica amministrazione, per la quale non operano le detrazioni fiscali. È per questo che il GSE ha approfittato della vetrina del Solarexpo per stimolare i Comuni, anche piccoli, a rivolgere la propria attenzione al Conto Termico.

Altro strumento importante sono i Certificati Bianchi. Che risultati hanno portato finora? Per quali interventi e per quali soggetti ha avuto più successo? Ci sono novità all’orizzonte?

Su questo lascerei al legislatore e all’esecutivo la parola, essendo il GSE impegnato nell’ottimizzazione del sistema energetico nel suo complesso. Di certo i risultati dei TEE sono ottimi: solo nel 2013 sono stati valutati oltre 21mila progetti per più di 6 milioni di CB rilasciati rilasciati dal GME su autorizzazione del GSE. Aggiungerei inoltre che il settore industriale inizia a manifestare un grande interesse, riscontrabile nei numeri, per il meccanismo dei Certificati Bianchi. In particolare mi riferisco ai settori petrolchimico, cartario, alimentare e del vetro.

Durante il convegno si è parlato molto anche degli incentivi alla cogenerazione: che risultati stanno avendo?

La cogenerazione sta riscuotendo notevole interesse tra gli operatori. Rispetto al 2012, le domande relative alla produzione del 2013 hanno avuto un incremento di circa il 20%. Nel 2012 su una produzione elettrica nazionale di 234 TWh, circa il 22% (66 TWh) proviene da impianti di cogenerazione. Gli ultimi interventi normativi, come quelli contenuti nella Direttiva UE27 del 2012 sull’efficienza energetica, considerano la cogenerazione uno degli strumenti principali per il raggiungimento degli obiettivi al 2020.

ADV
×