A Wall Street è scontro sugli investimenti climatici

La battaglia fra progressisti e conservatori è in corso anche nel settore finanziario, ma più sottotraccia. Gli investitori presi tra strumenti avanzati pro-clima e nuove barriere regolatorie legate alla reportistica finanziaria.

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Il mondo degli investimenti si trova oggi al centro di una battaglia silenziosa ma cruciale.

Da un lato, strumenti innovativi per integrare il rischio climatico nelle decisioni finanziarie; dall’altro, nuove regole di reportistica finanziaria che potrebbero ostacolare l’azione degli investitori più attenti al clima e, in generale, di quegli azionisti che mettono in discussione l’operato delle aziende o che vogliono spingerle in una direzione diversa.

Questo conflitto dietro le quinte di Wall Street circa il futuro degli investimenti sostenibili ha subìto un’accelerazione dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca (Banche e compagnie fossili fanno marcia indietro sugli investimenti green).

In particolare, sono due gli sviluppi di segno inverso da sottolineare: uno vede come protagonista Bloomberg, la società di dati e servizi finanziari controllata da Michael Bloomberg, e l’altro la Securities and Exchange Commission (Sec), cioè l’autorità dei mercati azionari Usa, equivalente dell’italiana Consob.

Bloomberg e la frontiera del rischio climatico

Bloomberg, i cui terminali sono usati per le attività operative e di analisi di una gran parte della comunità finanziaria mondiale, ha annunciato il lancio di MARS Climate, un modulo per valutare il rischio climatico nei portafogli finanziari.

Quello di Bloomberg non è il primo sistema in ordine di tempo a offrire uno strumento per la gestione del rischio climatico. Ma vista la diffusione e preminenza dei suoi terminali, l’annuncio della società americana è importante perché rappresenta una sorta di “sportello unico” per gli investitori, attraverso cui incorporare molto più facilmente il rischio climatico nella valutazione dei rischi finanziari e di impresa.

Con l’impatto sempre più tangibile del surriscaldamento atmosferico sulle attività economiche, e quindi sulla resa degli investimenti, la necessità di strumenti adeguati dovrebbe essere evidente.

Ciò nonostante, secondo un campione di 150 aziende di tutti i settori interpellate da Bloomberg, oltre la metà (54%) non ha neanche iniziato a considerare l’opportunità di integrare i rischi fisici legati alle questioni climatiche nella propria gestione del rischio. Poco più di un terzo (35%) considera occasionalmente il rischio climatico nelle propria analisi e solol’11% dice di avere già integrato le considerazioni climatiche nei propri processi decisionali.

Il nuovo modulo MARS Climate consente agli investitori di analizzare vari scenari climatici attraverso modelli avanzati, in linea con il Network for Greening Financial System (NGFS).

Dati recenti confermano l’urgenza della questione: Swiss Re ha stimato che i danni economici causati da catastrofi naturali siano raddoppiati negli ultimi vent’anni, raggiungendo 280 miliardi di dollari nel 2023. Eventi estremi come siccità, alluvioni e uragani stanno già influenzando mercati e aziende. Ad esempio:

  • Crisi idrica negli Stati Uniti: la città di Clyde, in Texas, ha dovuto dichiarare l’insolvenza del proprio sistema idrico municipale a causa di una siccità estrema; questo ha richiesto l’intervento degli assicuratori obbligazionari, mettendo in evidenza i rischi finanziari crescenti per le amministrazioni locali.
  • Interruzione delle catene di approvvigionamento: Volkswagen ha subìto un calo della produzione di 150mila unità nel 2023 a causa delle inondazioni in Slovenia, con una riduzione del margine operativo dello 0,5%.
  • Boom delle assicurazioni contro i disastri: i broker di assicurazioni per danni e proprietà hanno visto i loro rendimenti aumentare del 201% in cinque anni, mentre i premi assicurativi per catastrofi naturali sono rincarati del 90%.

Oltre all’analisi dei rischi fisici, MARS Climate include strumenti per valutare il rischio di transizione, ovvero l’impatto delle politiche climatiche sulle aziende e i loro modelli di business.

Bloomberg utilizza il Transition Risk Assessment Company Tool (TRACT) per stimare la vulnerabilità delle imprese ai cambiamenti normativi e alle nuove politiche climatiche. Questo permette agli investitori di identificare opportunità e vulnerabilità future, aumentando la resilienza dei loro portafogli finanziari.

Ad esempio, Bloomberg monitora come le aziende modifichino la loro localizzazione produttiva per ridurre l’esposizione ai rischi climatici. Ad esempio, Schneider Electric ha scelto di costruire un nuovo impianto in Tennessee piuttosto che espandere le proprie operazioni in Texas, evitando così il rischio crescente di tornado nella regione.

Nella foto di Bloomberg, una schermata del suo strumento con l’analisi dettagliata del rischio fisico di Schneider Electric.

I bastoni della Sec fra le ruote degli investitori Esg

Se da una parte strumenti come MARS Climate possono aiutare il settore finanziario a schivare meglio i rischi climatici, la Sec ha introdotto nuove restrizioni che potrebbero limitare l’influenza degli investitori più attivi sulle questioni ambientali, sociali e di governance (environmental, social & governance o Esg).

Una recente circolare della Sec ha stabilito che gli investitori che cercano di spingere le aziende verso obiettivi ambientali e sociali o di altra natura potrebbero dover presentare dichiarazioni più onerose e trasparenti sulle loro intenzioni.

Nello specifico, il cambiamento riguarda la distinzione tra i cosiddetti Schedule 13G e Schedule 13D, relativi a due modulistiche di reportistica per gli investitori con partecipazioni significative nelle aziende.

Con la nuova regolamentazione, gli investitori che tentano di esercitare pressioni su una società per migliorarne le loro prestazioni Esg potrebbero essere costretti a compilare la documentazione 13D, un processo molto più complesso e frequente rispetto alla 13G.

Reazioni e possibili ripercussioni della decisione della Sec

Questa modifica ha portato giganti della gestione patrimoniale come BlackRock e Vanguard a sospendere temporaneamente la propria “stewardship”, cioè il proprio impegno attivo per promuovere pratiche aziendali più sostenibili e responsabili, in modo da poter valutare l’impatto delle nuove norme.

“Questa decisione è progettata per indebolire l’influenza del capitale responsabile e proteggere le aziende dalla pressione degli investitori sostenibili”, ha commentato in un post sui social media Nawar Alsaadi, esperto di investimenti responsabili.

Le nuove regole riducono la possibilità per gli azionisti di penalizzare consigli di amministrazione non allineati con gli obiettivi Esg. Inoltre, gli investitori più piccoli che cercano di coordinarsi con gruppi più grandi per promuovere obiettivi sostenibili potrebbero anch’essi essere soggetti agli obblighi della 13D, aumentando i costi e la complessità della loro attività.

La decisione della Sec potrebbe avere implicazioni più grandi di quanto possa apparire in prima battuta. Il valore di mercato delle aziende Usa, infatti, costituisce una quota preponderante della capitalizzazione di borsa a livello mondiale.

Le stime variano a seconda dei parametri, ma sostanzialmente, le società quotate negli Stati Uniti rappresentavano più del 50% del valore del mercato globale alla fine del 2024, mentre Europa, Cina e Hong Kong insieme rappresentavano solo il 25%, secondo Dow Jones Market Data.

Se poi si prende la ponderazione dei titoli statunitensi nell’indice mondiale MSCI, gli Usa pesano addirittura intorno al 70% della capitalizzazione di mercato globale. In altre parole, la modifica regolatoria della Sec potrebbe attenuare l’impatto di migliaia di miliardi di dollari di investimenti, che potrebbero faticare di più a trovare una via d’azione coerente con i criteri Esg.

Una battaglia su due fronti

Gli investitori Esg si trovano da una parte con strumenti di analisi e gestione del rischio più efficaci rispetto alla crescente sfida climatica e, dall’altro, con strumenti regolatori meno affilati per influenzare i consigli di amministrazione e promuovere pratiche aziendali più sostenibili.

Questi sviluppi evidenziano una dinamica sempre più chiara negli Usa, e di riflesso, in molte altre regioni del mondo: mentre il settore privato prende sempre più sul serio il rischio climatico, molte istituzioni pubbliche fanno l’opposto, sia a livello narrativo, sia stabilendo nuove barriere regolatorie per limitare l’azione degli investitori più attivi nel campo Esg.

Il futuro degli investimenti sostenibili dipenderà dalla capacità delle istituzioni finanziarie di integrare strumenti avanzati come MARS Climate e dalla volontà e possibilità degli investitori di “gestire” non solo il rischio climatico, ma anche le restrizioni normative.

La battaglia per indirizzare i miliardi di dollari degli investimenti verso un futuro più verde è ancora in corso, e il risultato rimane incerto.

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