Usiamo i tetti delle scuole per fare comunità energetiche rinnovabili

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Con appena 20 kW di fotovoltaico sui tetti dei 40mila edifici scolastici italiani avremmo energia per oltre 400mila famiglie. Rilanciamo l'idea e la proposta di Legambiente.

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Decarbonizzare le scuole italiane con lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili utilizzando gli oltre 40mila tetti degli edifici scolastici.

È l’obiettivo presentato Legambiente con il manifesto “Scuole e università a zero emissioni” che dimostra un’altra opportunità rivoluzionaria offerta dalle comunità energetiche.

Si tratta di attivare processi educativi e infrastrutturali rivolti al mondo delle scuole e delle università, amministrazioni comunali e provinciali, per costituire quelle che vengono definite Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali (C.E.R.S).

Con soli 20 kW di fotovoltaico sui tetti dei 40mila edifici scolastici italiani attivi avremmo un potenziale enorme: circa 800 MW di potenza per una producibilità annuale di oltre 1 TWh, in grado di coprire il fabbisogno di più di 400mila famiglie.

Il PNRR metterà a disposizione dell’edilizia scolastica 17 miliardi di euro e sappiamo che sono edifici per lo più in pessime condizioni strutturali ed energetiche, come ha illustrato il XXI rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente che stimava che una scuola su due non dispone delle certificazioni obbligatorie (agibilità, prevenzione incendi, collaudo statico), che l’88% degli edifici è sotto la classe energetica C e che solo nel 16,7% sono presenti impianti di energia rinnovabile.

“Il PNRR offre importanti opportunità di riqualificazione dell’edilizia scolastica – ha spiegato Katiuscia Eroe, Responsabile Energia di Legambiente – in una logica sistemica e di rigenerazione. Bisogna sfruttare tutte le risorse possibili, prevedendo progetti di efficientamento energetico ma anche di solarizzazione dei tetti, con la creazione di Comunità energetiche rinnovabili e solidali. La scuola rappresenta il punto di riferimento principale nei territori di un ‘essere collettività’, coniugando aspettative di tipo sociale, educativo e culturale”.

Cosa propone l’associazione ambientalista? Vengono individuate quattro fasi per questo processo di decarbonizzazione degli istituti scolastici:

  1. Creare più consapevolezza su temi quali innovazione sociale, sviluppo e qualità della vita, organizzando workshop formativi. Ad esempio, quelli previsti dal progetto Youth4planet, che con metodologie orizzontali e innovative, uniscono educazione non formale e momenti di azione concreta per far fronte alla crisi climatica, a partire dalla propria scuola e dal proprio territorio.
  2. Monitoraggio su consumi elettrici, termici e comfort climatico (audit scolastico), per una maggior conoscenza del proprio “peso climatico”.
  3. Interventi di decarbonizzazione dell’Istituto, creando Comunità energetiche rinnovabili sfruttando i tetti degli edifici scolastici. LE CER possono portare risparmi in bolletta ai membri fino al 30% e possono rispondere alle necessità delle fasce di popolazione più debole, come dimostra l’esperienza della prima Comunità energetica e solidale di San Giovanni a Teduccio a Napoli Est.
  4. Avviamento di un percorso di efficientamento della scuola, con i ricavi ottenuti dalla CER, ma anche utilizzando gli strumenti incentivanti esistenti (ad es. conto termico). E per l’energia consumata dalla rete andrà scelto un operatore certificato che fornisca energia 100% rinnovabile.

Tra i primi a sottoscrivere il manifesto l’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, Link, la Rete degli Studenti Medi, la Rete Nazionale Scuole Green, Save the Children, UdS – Unione degli Studenti, Unione degli Universitari.

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