Negli Stati Uniti l’opposizione “verde” alle politiche pro-fonti fossili di Donald Trump sta avanzando.
Una coalizione di 26 stati, contee e città, guidata dal procuratore generale dello Stato di New York, Barbara Underwood – la stessa che ha accusato ExxonMobil di aver ingannato gli azionisti sull’entità dei rischi finanziari e climatici delle attività petrolifere – ha chiesto alla Casa Bianca di fare marcia indietro sulle nuove misure proposte in tema di emissioni inquinanti degli impianti industriali.
In ballo c’è il Clean Power Plan (CPP) del 2015, uno dei primi provvedimenti della precedente amministrazione di Barack Obama che Trump ha voluto bloccare (vedi QualEnergia.it).
Quel piano, in particolare, prevedeva di ridurre del 32% al 2030 le emissioni di CO2 per le centrali termoelettriche esistenti, in confronto ai livelli registrati nel 2005.
Ma Trump l’ha sempre considerato una minaccia, sostenendo che avrebbe fatto perdere migliaia di posti di lavoro, costringendo molti impianti a chiudere a causa delle restrizioni ambientali troppo severe.
Tanto che lo scorso 21 agosto l’EPA (Environmental Protection Agency, l’agenzia federale per la protezione dell’ambiente) aveva proposto un piano per sostituire il CPP, riassunto dall’acronimo ACE: Affordable Clean Energy, poi finito nel mirino della procura.
Barbara Underwood aveva già dichiarato che sarebbe ricorsa ai tribunali per fermare l’ACE, se quest’ultimo fosse stato approvato.
Per il momento, la coalizione che difende il Clean Power Plan ha inviato all’EPA un documento molto dettagliato (testo completo allegato in basso), che spiega perché è contraria alle nuove regole sulle emissioni del settore elettrico.
In una nota del procuratore, si legge che queste regole (traduzione nostra dall’inglese) “sosterranno gli impianti a carbone inquinanti e costosi a tutto svantaggio dell’energia pulita e sostenibile, lasciando ai newyorkesi e a tutti gli americani il conto da pagare”.
Al contrario, si legge nella nota, l’EPA dovrebbe fissare limiti nazionali alle emissioni di sostanze nocive delle industrie, in modo da combattere i cambiamenti climatici e proteggere la salute dei cittadini.
Sostituendo il piano di Obama con quello di Trump, evidenzia Barbara Underwood, che a sua volta cita le stime dell’agenzia federale per l’ambiente, nel 2030 saranno state emesse nell’atmosfera fino a 61 milioni di tonnellate aggiuntive di anidride carbonica dagli impianti che producono elettricità.
Va detto che il carbone sta declinando negli Stati Uniti, a prescindere da tutte le discussioni sul Clean Power Plan. A mettere in crisi la generazione elettrica più “sporca” è il mercato energetico sempre più orientato agli investimenti in fonti rinnovabili e gas naturale.
La California, addirittura, ha approvato una legge con l’obiettivo del 100% di energia a zero emissioni inquinanti nel 2045 (vedi QualEnergia.it).
Secondo un recente rapporto della IEEFA (Institute for Energy Economics and Financial Analysis, documento allegato in basso), nel 2018 si dovrebbero chiudere centrali a carbone per complessivi 15 GW in tutti gli Stati Uniti, con altri 21 GW che dovrebbero essere dismessi nei prossimi sei anni, come riassume il grafico seguente.
Quindi sarebbero 36-37 GW persi nel periodo 2018-2024, una riduzione del 15% dell’attuale potenza installata in questa fonte fossile, pari a circa 246 GW.
In definitiva, gli sforzi di Trump di rilanciare il carbone sembrano destinati a fallire. Il piano ACE vorrebbe assegnare ai singoli stati maggiore libertà e flessibilità nel regolare le emissioni del settore elettrico, cercando così di mantenere in vita più a lungo le unità a carbone.
Tuttavia, con ogni probabilità, saranno le “forze” della transizione energetica – soprattutto la competitività del solare e dell’eolico – a minare la sopravvivenza delle centrali fossili più obsolete. Con il contributo, come si augura la coalizione che difende il Clean Power Plan, di leggi via via più severe sulle emissioni di CO2.
Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:
Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO