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Troppo poco green: dal Parlamento Ue tante bocciature al Recovery Fund

Molte critiche riguardano i tagli ai finanziamenti per le politiche sul clima. La risoluzione approvata a Strasburgo.

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Dopo le critiche della Corte dei conti Ue all’accordo sul Recovery Fund raggiunto dal Consiglio europeo – in sintesi: secondo la Corte, i nuovi finanziamenti hanno obiettivi poco chiari su ambiente e clima – arrivano quelle dell’Europarlamento.

A Strasburgo, infatti, con 465 voti favorevoli, 150 contrari e 67 astensioni, gli eurodeputati hanno approvato una risoluzione sulle conclusioni del Consiglio europeo del 17-21 luglio, conclusioni che hanno lasciato un po’ di amaro in bocca sui traguardi di lungo termine e su come raggiungerli.

Dopo aver riconosciuto che il Recovery Fund è un “passo storico per l’Ue”, il Parlamento europeo deplora “la riduzione della componente delle sovvenzioni nell’accordo finale”.

L’Europarlamento, si legge nella risoluzione (corsivi e neretti nostri nelle citazioni), è del parere che i tagli proposti all’istruzione, alla trasformazione digitale e all’innovazione pregiudichino il futuro della prossima generazione di europei; ritiene che i tagli proposti ai programmi che sostengono la transizione delle regioni dipendenti dal carbonio siano in contrasto con l’agenda del Green Deal dell’Ue […]”.

Ricordiamo che il Consiglio europeo ha parecchio depotenziato il Just Transition Fund (JTF), il fondo per l’equa transizione che dovrà aiutare i paesi che più dipendono dai combustibili fossili a investire in fonti rinnovabili, efficienza energetica e progetti di riconversione industriale.

Dall’accordo è uscito un JTF che potrà contare su metà dei soldi proposti dalla Commissione Ue, 20 miliardi di euro anziché 40.

Secondo gli eurodeputati, inoltre, è necessario aumentare le risorse proprie dell’Ue per coprire i costi del programma Next Generation EU, il mega piano di rilancio economico post-coronavirus da 750 miliardi di euro che comprende diversi fondi/strumenti finanziari tra cui il JTF e il Recovery Fund.

E in tema di risorse proprie aggiuntive, si legge nel testo adottato a Strasburgo, il Parlamento Ue cita, tra i possibili meccanismi da utilizzare, gli introiti del sistema EU-ETS (Emissions Trading Scheme, cioè il mercato delle quote di CO2 nei settori industriali più inquinanti), una futura tassa alla frontiera sul contenuto di carbonio dei prodotti importati nell’Unione europea (carbon border tax), senza dimenticare il prelievo sul digitale e l’imposta sulle transazioni finanziarie.

Poi la risoluzione sottolinea che nel 2024 il bilancio dell’Ue nel suo complesso sarà inferiore ai livelli del 2020, “mettendo a rischio gli impegni e le priorità dell’Ue, in particolare il Green Deal e l’agenda digitale”.

Il testo votato dagli eurodeputati, infine, “evidenzia la necessità di sancire, sia nel regolamento sul QFP [quadro finanziario pluriennale, ndr.] sia in quello su Next Generation EU, il principio del ‘non nuocere’; pone inoltre l’accento sulla necessità di eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili; invita la Commissione a valutare la possibilità di fare riferimento al regolamento in materia di tassonomia per gli investimenti”.

Insomma ci sono tanti punti che secondo il Parlamento vanno modificati, migliorati, potenziati; vedremo come si svilupperanno i prossimi negoziati sul Recovery Fund tra Parlamento e Consiglio.

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