Troppi SUV nel mondo: così l’auto elettrica parte già in salita

Il boom di vendite di veicoli grandi e potenti a benzina/diesel ha fatto incrementare le emissioni medie di CO2 delle vetture nell’ultimo decennio. L’analisi della IEA.

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Perché le emissioni inquinanti delle nuove auto continuano a salire?

In buona parte la colpa è dei SUV: e a dirlo  l’Agenzia internazionale dell’energia (International Energy Agency, IEA), che al tema ha dedicato un approfondimento estratto dal World Energy Outlook 2019 in uscita il 13 novembre.

Difatti, scrivono gli analisti della IEA, la tendenza a comprare auto più grandi, pesanti e con consumi di carburante più elevati, i SUV per l’appunto, è aumentata moltissimo.

Così se nel 2010 c’erano circa 35 milioni di SUV in tutto il mondo, oggi sono diventati più di 200 milioni, con una quota di mercato annuale raddoppiata in un decennio, da meno del 20% delle vendite complessive al 40% circa, con una punta di quasi il 50% negli Stati Uniti.

In Europa circa un terzo delle auto immatricolate oggi è un SUV (nel 2008: 7%) perché le case automobilistiche hanno continuato a spingere sulle vendite di queste vetture, ritardando la diffusione di modelli più piccoli, leggeri e meno inquinanti.

Tanto che in Europa le emissioni medie delle nuove auto immatricolate nel 2018 sono cresciute a 120,4 grammi di CO2 per km (+1,6% in confronto al 2017) secondo le ultime rilevazioni dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA, European Environment Agency), a fronte di un obiettivo ben più severo fissato dalle norme Ue per il 2020-2021, 95 grammi di CO2/km.

In pratica, sostiene poi la IEA, le emissioni cumulative di CO2 dei SUV su scala globale sono aumentate di 544 milioni di tonnellate dal 2010 a oggi.

È il secondo incremento più consistente dopo il settore della produzione di energia (power sector) che ha rilasciato nell’aria quasi un miliardo e mezzo di tonnellate aggiuntive di CO2 in un decennio; nemmeno le industrie pesanti, i camion, gli aerei e le navi hanno contribuito così negativamente all’incremento di CO2 come i SUV, come riassume il grafico sotto, tratto dal commento online della IEA.

Difatti, sostiene la IEA, i SUV sono interamente responsabili della crescita della domanda petrolifera mondiale per le auto: +3,3 milioni di barili giornalieri dal 2010 al 2018, anche se la domanda di carburante delle altre vetture è diminuita leggermente.

E se la tendenza all’acquisto di SUV proseguirà con questi ritmi, bisognerà calcolare circa 2 milioni di barili giornalieri aggiuntivi di petrolio entro il 2040 per soddisfare la “fame” energetica di queste vetture.

Quindi è vero che probabilmente stiamo per assistere a un boom di vendite di modelli elettrici dal prossimo anno in avanti, come evidenziano le stime di mercato di TE, ma è altrettanto vero che per de-carbonizzare velocemente il parco automobilistico occorre dare un freno alla commercializzazione dei SUV, partendo da quelli più grossi, potenti e con motori meno efficienti.

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