Sebbene l’Italia non sia leader nella manifattura delle tecnologie di base per la transizione energetica, la sua presenza nelle catene del valore è “significativa”.
Il nostro Paese può vantare un articolato ecosistema industriale di settore, che sta attraversando una forte trasformazione dettata dalla doppia rivoluzione in atto, digitale e, appunto, energetica.
Il comparto rinnovabili è costituito da un totale di 526 aziende, tra specializzate e multi-business. Di queste, il 36% svolge attività manifatturiera tra produzione di componenti e infrastrutture di rete, ambiti in cui ha una “solida capacità produttiva” che permette sia di servire il mercato domestico sia di realizzare “esportazioni significative”.
Lo evidenzia uno studio di Althesys, presentato ieri nella prima giornata di KEY – The Energy Transition Expo 2025 alla Fiera di Rimini.
Il nostro ecosistema industriale
Secondo l’indagine le aziende che producono componenti solo per le fonti rinnovabili sono 55 e fatturano 2,1 miliardi mentre nel settore dell’efficienza energetica operano 327 imprese, di cui 154 producono componenti.
Il comparto infrastrutture e accumuli è costituito invece da un totale di 468 aziende. Di queste, 340 aziende hanno un alto livello di specializzazione.
Di reti energetiche si occupano 190 imprese altamente specializzate nella fabbricazione di componenti: si tratta di aziende di dimensioni significative, con un valore medio della produzione di circa 85 milioni di euro e una forza lavoro media di 219 dipendenti.
Nei soli accumuli invece il numero di imprese è più limitato, 34, specializzate perlopiù nella realizzazione di componenti. Hanno un valore medio della produzione di circa 100 milioni di euro, leggermente più alto degli altri segmenti, e una forza lavoro media di 181 dipendenti.
Quanto, infine, ai componenti per la mobilità elettrica, questo comparto conta circa 55 aziende specializzate, con un valore della produzione medio di circa 115 milioni e 395 dipendenti in media per azienda. Si parla principalmente di aziende di componentistica per le colonnine, wallbox o comunque utili ai sistemi di ricarica (inverter, connettori, ecc..).
Le “eccellenze” italiane
La mancanza di leadership nella produzione viene bilanciata parzialmente da un know-how riconosciuto e un tessuto industriale competitivo, con casi di eccellenza in diversi comparti.
Nel settore eolico, il segmento delle torri mostra un saldo positivo con l’estero per 60 milioni di euro. Nell’idroelettrico crescono le esportazioni di turbine ad alta potenza e il saldo commerciale complessivo del settore nel 2023 è stato positivo per 37 milioni di euro.
Ci distinguiamo anche in settori come le pompe di calore, il solare termico, la componentistica elettrica, i cavi, i servizi O&M (Operation and Maintenance). Rimane tuttavia il gap nel fotovoltaico e nelle batterie, due ambiti in cui il quadro è più complesso.
La produzione nazionale di moduli solari è ancora limitata rispetto alla domanda interna, e nel settore degli accumuli elettrochimici l’Italia è oggi principalmente un importatore.
La carenza di impianti produttivi su larga scala, come le gigafactory, e la scarsità di materie prime strategiche sono fattori determinanti. La struttura industriale italiana è inoltre caratterizzata da piccole e medie imprese, una condizione che limita le economie di scala e la capacità di investimento necessarie per emergere nei settori più innovativi e capital intensive.
Alla ricerca di una strategia nazionale
Per difendere la competitività industriale, a gennaio 2025 è stato presentato un atto di indirizzo della Camera per delineare un percorso da seguire per sostenere la transizione digitale e green.
Tra le iniziative individuate si trovano:
- investimenti in tecnologie avanzate;
- formazione continua e incentivi per la transizione ecologica;
- rafforzamento R&S;
- riequilibrio delle politiche Ue, estendendo il CBAM ai prodotti finiti importati;
- riforma del sistema di formazione dei prezzi elettrici per disaccoppiarli da quelli del gas.
Lo studio evidenzia la necessità di disegnare una strategia nazionale che “superi burocrazia e vincoli” e che “unisca investimenti, incentivi e strategie di tutela del sistema produttivo”.
Spazio dunque a incentivi fiscali per le imprese che investono nella transizione digitale e verde, al rafforzamento dell’Industria 5.0, semplificata nelle procedure di accesso, e a un maggiore controllo delle materie prime critiche, con particolare attenzione al rafforzamento della sicurezza negli approvvigionamenti.