Tassa sugli extra profitti dell’energia, in tanti la vogliono ma farla è difficile

Come si sta evolvendo il dibattito italiano sul tema e quali direzioni potrebbe prendere.

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“Profitti fantastici” e dove trovarli: la caccia ai super guadagni delle società energetiche è stata annunciata da più parti, ma restano tante incertezze sulla possibilità di introdurre una misura di questo tipo in Italia.

Ricapitoliamo in breve la situazione.

Il premier Mario Draghi aveva parlato di una possibile tassa sugli extra profitti di alcuni operatori dell’energia nella sua conferenza stampa di fine anno a dicembre, affermando che i grandi produttori e venditori di energia “stanno facendo dei profitti fantastici” e quindi “anche loro devono aiutare il resto delle famiglie e delle imprese”.

Poi a inizio 2022 è aumentato il pressing dei partiti e lo stesso Draghi è tornato sulla questione.

La Lega di Matteo Salvini, in particolare, nel presentare il suo piano contro il caro-bollette, ha proposto di tassare gli extra ricavi delle aziende energetiche

Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, intervenuto alla conferenza stampa del Carroccio della scorsa settimana, “è opinione condivisa all’interno del Governo” che gli extra profitti “debbano contribuire alla fiscalità generale per permettere di intervenire nei confronti delle categorie più svantaggiate”.

Anche il Movimento 5 Stelle si è detto favorevole a tassare i profitti eccezionali ottenuti dalle utility, attraverso un contributo di solidarietà.

Tuttavia, non è chiaro come potrebbe essere scritta una norma del genere: bisogna capire a quanto ammontano questi profitti extra, chi li ha realizzati, come andrebbero distribuiti (ad esempio per aiutare con maggiori sgravi le imprese manifatturiere in difficoltà)?

Il professor GB Zorzoli, presidente onorario del Coordinamento Free, ha spiegato a QualEnergia.it che la logica di tassare gli extra profitti dei produttori di energia è sbagliata, perché “molti contratti elettrici sono a lungo termine e non è detto che tutti i soggetti stiano guadagnando”.

Poi un provvedimento del genere rischierebbe di destabilizzare il mercato e penalizzare gli operatori delle energie rinnovabili.

La Spagna nei mesi scorsi ha provato a tassare gli utili di alcuni impianti di generazione, ma ha dovuto fare marcia indietro.

La norma spagnola prevedeva la restituzione temporanea (fino a marzo 2022), sotto forma di costi di sistema, dei profitti extra percepiti da impianti nucleari, idroelettrici, eolici e fotovoltaici, in virtù dei prezzi molto elevati sul mercato elettrico spagnolo, grazie al meccanismo del prezzo marginale.

Questo meccanismo, infatti, prevede che siano gli impianti fossili, con costi di generazione più alti, a fissare le quotazioni finali di vendita sul mercato spot giornaliero.

Tuttavia, il provvedimento avrebbe messo in difficoltà gli operatori dei parchi eolici e fotovoltaici in market parity, che producono energia senza incentivi e la rivendono, con contratti PPA bilaterali a lungo termine (Power Purchase Agreement), a diversi clienti-consumatori, come aziende e industrie.

Difatti, Madrid ha poi dovuto precisare ufficialmente che gli impianti rinnovabili con contratti PPA erano esclusi dalla restituzione dei profitti eccessivi.

Ricordiamo che Italia Solare si era espressa a favore di una possibile misura sugli extra utili, ma a condizioni ben precise, con un provvedimento legato solo “a un limite al prezzo di vendita dell’energia rinnovabile (di sicuro non inferiore a 100 €/MWh), per poter utilizzare le somme eccedenti per calmierare le bollette, esentando da tale provvedimento gli operatori che hanno contrattato a prezzo fisso la propria energia”.

Tale limite ai prezzi di vendita potrebbe valere per il primo semestre del 2022, con un impegno a ridiscutere la situazione, per una eventuale proroga del provvedimento, tra aprile e maggio 2022.

Non resta che attendere nei prossimi giorni quale sarà la direzione che prenderà il Governo.

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