Superbonus 2024, le pressioni sul governo tra mini-proroga e Sal straordinario

Ultime ore per decidere le sorti del Superbonus nel 2024: tra le ipotesi sul tavolo del Mef un Sal straordinario al 31 dicembre per tamponare la differenza dovuta dai committenti.

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Cresce la pressione di imprese e cittadini sul governo, chiamato a decidere le sorti del Superbonus nel 2024.

La misura non è stata prorogata dall’esecutivo, motivo per cui le aliquote vantaggiose del 110% e del 90% scenderanno al 70% per la parte di lavori di ammodernamento ed efficientamento energetico dei condomìni che verrà effettuata a partire dal nuovo anno. Una situazione che rischia di creare diversi contenziosi legali.

Come spiega il Corriere della Sera, sono almeno 10mila i cantieri ancora aperti in cui si rischia di arrivare alle carte bollate. A fine novembre 2023 dovevano ancora essere cominciati lavori condominiali per 13 miliardi di euro, che in gran parte slitteranno a gennaio 2024, generando un “buco” da circa 3 miliardi che i cittadini saranno chiamati a colmare.

Pena la perdita dell’agevolazione anche sul restante 70% dell’intervento, che rischia di saltare anche se i lavori non dovessero portare a un miglioramento di due classi energetiche dell’edificio.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, scioglierà le riserve nella riunione del Consiglio dei ministri in programma per il 28 dicembre: il problema – non ne ha mai fatto segreto l’esponente leghista – sono i costi. Per quest’anno nel Documento di economia e finanza di primavera la spesa stimata per le casse dello Stato era di 14 miliardi, nella Nota di Aggiornamento a settembre è stata rivista a 30 miliardi, ma attualmente si rischia di arrivare a quota 50.

“È un problema che nasce dalle stime sbagliate sui costi a carico del bilancio pubblico, e che è stato gestito ancora peggio”, ha evidenziato Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, citato dal Corriere. “Per Forza Italia – ha aggiunto – questo governo, pur avendo subito una pesante eredità da quelli precedenti, non deve deludere le aspettative di condomìni e aziende oneste”.

Gli “azzurri” si erano fatti promotori infatti di un emendamento poi bocciato, durante la discussione del decreto “Anticipi” a novembre, per chiedere di prorogare per sei mesi il Superbonus con le aliquote più vantaggiose per i lavori di efficientamento energetico avviati entro il 17 febbraio del 2023 e il cui stato di avanzamento entro la fine dell’anno fosse stato di almeno il 60%.

Resta ora aperto un piccolo spiraglio per salvare i condomìni con i lavori più avanzati attraverso una miniproroga di pochi mesi. Lo spazio di manovra è però molto ridotto, mentre il ministero dell’Economia attende di ricevere i dati sul tiraggio del bonus a dicembre. Le detrazioni 110%, ricordiamo, gravano tutte sul deficit dell’anno in cui maturano: nel ‘23 si rischia di andare oltre il 5,3% fissato.

Il Mef fatica a ipotizzare anche interventi minimi come lo Stato di avanzamento lavori straordinario proposto dal senatore di Fratelli d’Italia Guido Quintino Liris, che certifichi la detrazione completa per i lavori realizzati fino a fine anno.

All’interno del Sal straordinario verrebbero incluse tutte le spese collegate a fatture e inviate allo Sdi (Sistema di interscambio) entro il 12 gennaio 2024, così da massimizzare la spesa assorbita dal bilancio pubblico del 2023 (con le aliquote più vantaggiose) anticipando due miliardi dal prossimo anno e riducendo il carico del probabile contenzioso tra imprese e committenti sui lavori non finiti.  

La cessione dei crediti o lo sconto in fattura, due dei modi utilizzati dallo Stato per erogare il Superbonus, sono possibili solo dopo aver presentato il Sal, appunto. Ma non se ne possono presentare più di due, ciascuno che attesti la realizzazione del 30% dell’intervento, con il terzo che quindi coincide con la chiusura del cantiere.

I dati diffusi da Enea dicono che al 30 novembre 2023 per il Superbonus sono stati aperti più di 446mila cantieri per un investimento totale da 98,1 miliardi di euro, di cui 89,1 a carico dello Stato. Secondo Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa sono circa 25mila i cantieri di condomìni che non riusciranno a completare i lavori.

Nella manovra il governo ha anche inserito una misura per colpire gli interventi di messa a nuovo e rivendita fatti con intento speculativo. Per dieci anni dalla data di fine lavori chi vende una seconda casa (a meno non sia stata ereditata) andrà incontro al prelievo del 26% sulla plusvalenza generata dall’intervento.

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