Rinnovabili, gas, petrolio, auto elettriche: cosa succederà nel 2023?

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Una più rapida crescita delle rinnovabili, ma anche della domanda di petrolio. Il peso di Cina e Usa e gli effetti sull'Europa. Tendenze e previsioni con le analisi di Wood Mackenzie.

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Negli ultimi 2-3 anni gli eventi mondiali hanno trasformato gli scenari energetici.

La pandemia da Covid-19 con i suoi lockdown ha tagliato nettamente i consumi di energia e le relative emissioni di CO2, ma la successiva ripresa economica (tra alti e bassi dato il perdurare del quadro pandemico) ha fatto rimbalzare la domanda energetica globale verso i livelli abituali.

Poi la guerra di Putin in Ucraina ha accentuato alcune tendenze, tra cui gli aumenti dei costi di elettricità, gas e carburanti, portando alla crisi energetica che ha colpito in modo particolarmente duro in Europa.

Ora cosa possiamo allora aspettarci per il 2023?

Fare previsioni è sempre più difficile, con tutte le incertezze che aleggiano in questo momento sul settore energetico.

La tendenza di fondo per il 2023 e gli anni successivi fino al 2030, dovrebbe essere quella di una più rapida crescita delle fonti rinnovabili trainate da fotovoltaico ed eolico.

Ad esempio, afferma la International Energy Agency nel World Energy Outlook 2022, entro il 2030 rinnovabili e nucleare sorpasseranno i combustibili fossili nella generazione elettrica, chiudendo la fase espansiva del carbone.

Intanto, però, nel 2022 si è visto un record  nel consumo di carbone, a causa soprattutto della domanda sostenuta in Asia (Cina e India), ma anche in Europa si è verificato un maggiore utilizzo di carbone per via degli alti prezzi del gas.

Gli analisti della società di consulenza Wood Mackenzie hanno appena pubblicato una nota con le loro previsioni. Vediamo le più importanti.

In tema di rinnovabili, il maxi programma americano di sussidi e sostegni alle tecnologie pulite (Inflation Reduction Act), con misure specifiche per eolico, solare, batterie, veicoli elettrici, idrogeno verde, supera le iniziative esistenti nella maggior parte degli altri paesi.

In sostanza, gli altri paesi dovranno imitare gli Usa, avvicinando le loro politiche di supporto alle energie green a quelle in vigore negli Stati Uniti, per consentire alle aziende di rimanere competitive e per non perdere progetti e investimenti.

Quindi la spinta di Biden verso le fonti rinnovabili potrebbe sbloccare nuove opportunità commerciali e tecnologiche a livello globale.

Certo ci sono dei rischi: la Ue, ad esempio, sta valutando come rispondere agli Stati Uniti (oltre che alla Cina) sul piano industriale, per non cedere il passo nei settori più importanti della transizione energetica, ad esempio in campo automotive con la corsa alla produzione di veicoli elettrici e batterie.

Per quanto riguarda il fotovoltaico, per il 2023 si prevede una forte ripresa (si parla di un +50%) delle nuove installazioni annuali negli Stati Uniti. Nel paese il 2022 il mercato dovrebbe chiudersi con 18,6 GW, in calo del 23% rispetto al 2021, sottolinea Wood Mackenzie, a causa di diversi fattori, tra cui i prezzi elevati di alcune materie prime (acciaio e silicio) e le indagini antidumping contro le importazioni di pannelli cinesi.

Guardando al mercato europeo, SolarPower Europe stima che nel 2023, per la prima volta, sarà superata la soglia di 50 GW di nuovo installato, segnando un +29% sul 2022.

Sempre il prossimo anno, Germania e Spagna dovrebbero installare più di 10 GW a testa, battendo il record di nuova capacità FV realizzata in dodici mesi da un singolo Paese Ue (Italia, 9,3 GW nel 2011).

Passando alla mobilità a zero emissioni, Wood Mackenzie si aspetta, in particolare, un raddoppio delle vendite di auto elettriche sul mercato Usa nel 2023, da circa un milione nel 2022 a oltre 2 milioni.

Un risultato che avvicinerà gli Stati Uniti al top della corsa globale verso la mobilità elettrica, mentre finora erano rimasti ben distanziati da Cina ed Europa in termini di vendite complessive di auto plug-in.

Un settore strettamente legato alle rinnovabili e ai trasporti elettrici è quello dei metalli. Qui Wood Mackenzie si aspetta un calo dei prezzi.

Le forniture di rame, alluminio, piombo, zinco, ferro e acciaio, tra gli altri metalli, registreranno tassi di crescita più elevati rispetto al 2022.

Le pressioni inflazionistiche, si spiega, stanno mostrando segni di cedimento, così come i vincoli delle catene di approvvigionamento. Ciò potrebbe significare che il rallentamento economico globale sarà meno grave del previsto.

Una ripresa produttiva nel settore automobilistico e nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio, quindi, potrebbe contribuire a compensare parte della debolezza della domanda di metalli in altri segmenti, ad esempio nel settore delle costruzioni (si prevede che il mercato cinese, in particolare, rimarrà fiacco).

Altra previsione degli analisti riguarda il mercato petrolifero. Potrebbe esserci un rapido ritorno alla crescita della domanda di petrolio nel 2023, con un aumento di 2,3 milioni di barili al giorno, trainato da un allentamento delle restrizioni Covid in Cina e da un incremento degli usi di materie prime petrolchimiche.

Per quanto riguarda il settore gas, Wood Mackenzie ritiene che il prossimo anno si sigleranno meno contratti per forniture di gas naturale liquefatto (Gnl). In particolare, secondo la società di consulenza, in Europa pesano le incertezze sulla tenuta della domanda di gas e sulle future dinamiche dei prezzi.

Tanto che, scriveva la Iea nei giorni scorsi, ci potrebbe essere un potenziale deficit pari a 27 miliardi di metri cubi di gas in Europa nel 2023, ma questo buco potrà essere colmato intensificando le misure di efficienza energetica e gli investimenti in fonti rinnovabili e pompe di calore.

Insomma, il 2023 potrebbe diventare un test ancora più severo per i Paesi europei, soprattutto se la Russia non ci fornirà gas (da vedere come si evolverà la situazione con il price cap anche se i suoi effetti dovrebbero essere limitati) e se crescerà, ala contempo, la domanda cinese di Gnl.

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