Rinnovabili e decreto semplificazioni: “così non si sbloccano i progetti”

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Tempi autorizzativi troppo lenti allontanano gli obiettivi 2030. Le critiche delle associazioni delle rinnovabili al governo in una nota congiunta.

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Le associazioni italiane delle rinnovabili tornano a chiedere al governo di adottare misure più forti per rilanciare gli investimenti in fonti energetiche pulite.

L’Italia, infatti, si legge in una nota congiunta di Anev, Anie Rinnovabili, Elettricità Futura e Italia Solare, firmata anche dalle associazioni europee Wind Europe e SolarPower Europe, dovrà installare in media almeno 7 GW/anno di capacità rinnovabile per centrare i suoi obiettivi su energia e clima al 2030.

Tuttavia, negli ultimi anni, a causa soprattutto della lentezza dei processi autorizzativi, le nuove installazioni annuali sono rimaste sotto 1 GW e questo porterebbe l’Italia a raggiungere il target 2030 con diversi decenni di ritardo (nel 2090 circa).

La priorità, quindi, scrivono le associazioni, in questo momento deve essere data al rafforzamento del decreto semplificazioni in esame alla Camera (qui gli emendamenti segnalati dai gruppi parlamentari) per la sua conversione in legge entro il 30 luglio.

Nel provvedimento, evidenzia la nota, mancano misure di fondamentale importanza per sbloccare progetti e investimenti, ad esempio per il repowering degli impianti eolici e solari esistenti.

Difatti, ricordano le associazioni, oggi in Italia i tempi per autorizzare un progetto di repowering eolico sono gli stessi che servono per autorizzare un nuovo impianto, contrariamente ai tempi molto più veloci previsti dalla direttiva Ue RED II per le iniziative di rifacimento-potenziamento di parchi eolici e fotovoltaici.

Ricordiamo che secondo un recente studio di Elettricità Futura-Althesys, in Italia il processo autorizzativo per un impianto a rinnovabili ha una durata media di 7 anni mentre la nuova direttiva RED II, da recepire entro giugno 2021, chiede il rispetto del limite di due anni.

E quasi un progetto su due, il 46% di quelli presentati, non viene realizzato.

Così il collo di bottiglia delle procedure autorizzative rischia di rendere impossibili da raggiungere gli obiettivi 2030 e di far perdere circa 100 miliardi di euro al sistema Paese.

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