Rinnovabili, 5 grafici per capire dove saranno i prossimi posti di lavoro

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Fotovoltaico, eolico, batterie e veicoli elettrici, minerali critici: i principali driver dell'occupazione nelle tecnologie pulite al 2030 a livello globale. Il focus dal nuovo rapporto della Iea.

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Fotovoltaico, eolico, batterie e veicoli elettrici, minerali critici, sono tra i maggiori driver della crescita dell’occupazione nelle tecnologie pulite al 2030, ma per cogliere appieno questo potenziale lavorativo servono politiche mirate per aumentare la manodopera qualificata.

Torniamo a parlare del nuovo rapporto della Iea, World Energy Employment 2023, con un focus sulla possibile evoluzione dei posti di lavoro globali nei settori più importanti della transizione energetica.

A partire dal fotovoltaico, che nel 2022 impiegava quasi 4 milioni di persone in tutto il mondo tra segmento residenziale e segmento utility-scale, di cui oltre metà in Cina.

Nel 2030, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, gli occupati potrebbero salire a circa 5 milioni nello scenario Steps (Stated Policies Scenario basato sulle “politiche dichiarate” dai governi).

Ma nello scenario Net Zero Emissions (Nze), che prevede un percorso energetico per azzerare le emissioni nette di CO2 al 2050, il potenziale per il fotovoltaico è molto più ampio.

Gli occupati, infatti, potrebbero arrivare a circa 6,6 milioni nel 2030, due milioni e mezzo in più rispetto a oggi.

Per quanto riguarda l’eolico, gli addetti del 2022 (1,5 milioni, di cui il 43% in Cina) nello scenario Net Zero balzano a quasi 5 milioni tra impianti a terra e segmento offshore, più del triplo in confronto ai livelli attuali.

Interessante osservare che lo scenario Nze prevede anche un forte incremento di occupazione nel settore idroelettrico (compreso il pompaggio idro): un quasi raddoppio da circa 2 milioni di lavoratori nel 2022 a poco meno di 4 milioni nel 2030.

Altra dinamica rilevante è nel settore automotive.

Nel 2022, ci lavoravano circa 13 milioni di persone, di cui solo un paio nei veicoli elettrici e relative batterie mentre tutti gli altri nei motori a combustione interna.

Lo scenario Net Zero della Iea ribalta la situazione: nel 2030 gli occupati nell’automotive saranno poco più di 14 milioni a livello globale, di cui dieci nella mobilità elettrica.

Un settore di fondamentale importanza è poi quello dell’estrazione delle materie prime critiche, come litio, cobalto, nichel e rame.

Qui gli occupati oggi sono circa 800mila concentrati in Africa (50% del totale), centro-sud America e altri Paesi dell’Asia-Pacifico. Per il 2030 la Iea parla di una possibile crescita fino a circa un milione e mezzo di addetti, spinta dal boom del settore minerario per soddisfare la domanda di materiali per le energie pulite.

In generale, ricordiamo, la Iea stima che al 2030 le tecnologie low-carbon – tutte quelle citate finora più altre come l’idrogeno e le bioenergie – creeranno 30 milioni di nuovi posti di lavoro, mentre quasi 13 milioni di occupati nelle industrie fossili (carbone, oil&gas) saranno a rischio a causa della transizione energetica.

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