Cento per cento rinnovabili? E come si fa quando la notte non c’è il sole o nelle giornate poco ventose? Ormai questo il mantra di chi contesta la possibilità di una quasi totale copertura del fabbisogno elettrico con le sole fonti rinnovabili.
Si sta lavorando da anni a questo obiettivo, tanto da avere ormai una montagna di analisi e studi. Un gruppo di ricercatori di 15 università europee di recente è andato a controllare quasi tutta la letteratura scientifica sul tema, scoprendo che c’è ormai un notevole consenso sul fatto che un mondo al 100% a rinnovabili è già tecnicamente possibile, senza bisogno di contributi dei fossili o del nucleare.
Ma è la realtà che dimostra che siamo sulla strada giusta: nello Stato del Sud Australia la fornitura di energia elettrica potrebbe essere a breve coperta quasi esclusivamente da eolico e solare, senza praticamente nessuna forma di back up.
L’operatore di rete AEMO ha spiegato questa evoluzione in un recente documento programmatico: la rete del Sud Australia è pronta a diventare la prima rete di notevoli dimensioni capace di funzionare senza generazione sincrona già tre o quattro anni.
Spieghiamo meglio. Ormai in quello Stato, eolico e fotovoltaico, insieme, producono molto spesso oltre il 100% della richiesta (in media il 64% negli ultimi 12 mesi) e quando c’è un eccesso di generazione, questo viene esportato nel vicino Stato di Victoria. Ma anche in queste circostanze il sistema si è dovuto sempre appoggiare a generatori sincroni (alimentati a gas) per garantire i principali servizi di rete.
Gradualmente l’operatore di rete ha ridotto da quattro a due i generatori grazie all’installazione di quattro condensatori sincroni che consentono le stesse funzioni, ma ovviamente non bruciano gas.
I condensatori, gestiti da inverter, hanno la capacità di immagazzinare energia; sono una sorta di batteria carica e, tra le altre loro funzioni, favoriscono la soppressione dei picchi di tensione, soprattutto nelle cosiddette rampe di carico (quelle serali, ad esempio).
Adesso l’obiettivo è passare ad un solo generatore di back up, e la conseguenza sarà che la quota di fonti fossili della produzione complessiva nello Stato (compresa quella per l’esportazione) potrebbe scendere dall’attuale minimo del 5% a solo il 2% e, al tempo stesso, si potrà evitare di ricorrere alla pratica del “contenimento” dell’eccessiva produzione di energia da eolico e solare, come è già accaduto.
In teoria con il completamento della nuova connessione con lo Stato del New South Wales previsto per il 2025-26, la rete del South Australia sarà forse in grado di eliminare anche quel singolo generatore sincrono.
Secondo alcuni esperti si tratterebbe di qualcosa di veramente rimarchevole, perché sarebbe una prima mondiale. Un processo che sta continuando e vede questo Stato, con una superficie di oltre tre volte superiore all’Italia e con appena 1,8 milioni di abitanti, seriamente impegnato nella transizione energetica. Insomma, un esempio da guardare con attenzione nei prossimi mesi, visto che seguiranno ulteriori studi e test.
Certamente, dicono alcuni analisti australiani, per la rete del South Australia una generazione a fonti fossili, seppur marginale, sarà ancora necessaria, perché c’è ancora tanta strada da fare per costruire un sistema basato pressoché al 100% con solare, eolico e accumuli durante tutto l’arco dell’anno.
Ma il fatto che si parli di una rete a scala di gigawatt in grado di funzionare per diversi periodi senza fonti fossili solo dieci anni fa era qualcosa di impensabile.