No al protezionismo, ai dazi sul fotovoltaico e sulle altre tecnologie “verdi”, all’isolamento internazionale sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici: l’accordo di libero scambio commerciale siglato nei giorni scorsi tra Unione Europea e Giappone (Jefta, Japan-EU Free Trade Agreement), secondo Bruxelles, è anche un modo per riaffermare che dev’essere la cooperazione tra Stati a risolvere le sfide globali.
Come quella del surriscaldamento planetario, tanto che il Jefta è il primo accordo di questo tipo a prevedere uno specifico impegno a perseguire gli obiettivi di Parigi 2015 per la riduzione delle emissioni inquinanti, gli stessi obiettivi che Donald Trump, invece, ha deciso di abbandonare, concentrando la sua politica energetica sui combustibili fossili e sull’applicazione di tariffe contro i pannelli fotovoltaici e molti altri prodotti made in China (vedi QualEnergia.it).
Certo, il Jefta non è stato esente dalle polemiche – tra le voci critiche segnaliamo Greenpeace e diverse associazioni dell’agroalimentare italiano – che hanno caratterizzato altre intese commerciali, come il Ceta tra Unione Europea e Canada, che il nostro paese tra l’altro non ha ancora ratificato.
In particolare, i timori sul Ceta riguardano la tutela dei marchi alimentari europei e l’arrivo dal Canada di prodotti che contengono Ogm e additivi chimici vietati in Europa, senza dimenticare le incognite sul possibile aumento delle esportazioni canadesi di petrolio “sporco” estratto dalle sabbie bituminose (vedi QualEnergia.it)
Al di là dei dati economici e del dibattito sui rischi/benefici del Jefta (rimandiamo per tutti i dettagli al Fact Sheet della Commissione Europea), la novità potenzialmente positiva del nuovo patto commerciale, che interessa l’energia e l’ambiente, è proprio lo “sviluppo sostenibile”, cui è dedicato un intero capitolo del trattato (vedi link in basso).
Difatti, si legge nella nota diffusa da Bruxelles, Europa e Giappone s’impegnano reciprocamente ad attuare gli accordi internazionali sul clima, inclusa la Convenzione ONU sui cambiamenti climatici e l’intesa siglata a Parigi tre anni fa. Entrambe le parti, evidenzia la nota, “s’impegnano a conservare e gestire in modo sostenibile le risorse naturali e ad affrontare le questioni che riguardano la biodiversità, la silvicoltura e la pesca”.
Inoltre, per la prima volta, un accordo commerciale siglato dall’Ue include una sezione sulla corporate governance che menziona la trasparenza e quindi la pubblicazione delle informazioni relative alle società quotate in borsa.
Questa voce potrebbe diventare, di conseguenza, la chiave per divulgare anche i dati ambientali delle diverse attività aziendali, tra cui le emissioni di anidride carbonica e l’utilizzo di fonti rinnovabili.
Europa e Giappone, si legge poi nell’articolo 16.5 del trattato (da pag. 438 in avanti), cercheranno anche di facilitare e promuovere gli investimenti e gli scambi commerciali in beni e servizi di carattere ambientale, soprattutto nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Vedremo, allora, se il Jefta riuscirà davvero a coniugare lo sviluppo economico internazionale con le strategie per diminuire le emissioni di gas-serra. L’accordo potrebbe entrare in vigore nel 2019 dopo essere stato ratificato dal Parlamento Europeo e da quello giapponese.
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