Inverter FV e batterie nel mirino dei prossimi dazi Usa contro la Cina

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Washington e Pechino continuano la loro battaglia incrociata sul commercio internazionale a colpi di tariffe sulle importazioni. Gli Stati Uniti stanno pensando a nuovi dazi del 10% su centinaia di prodotti made in China, tra cui inverter, moduli FV con micro-inverter integrati e batterie diverse dal litio.

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La guerra dei dazi commerciali tra Stati Uniti e Cina prosegue con il ritmo serrato delle “vendette” incrociate, che rischiano di appesantire anche i prezzi di alcune tecnologie delle rinnovabili.

Il capo dell’ufficio governativo che coordina la politica americana del commercio internazionale (USTR, U.S. Trade Representative), Robert Lighthizer, infatti, ha appena dichiarato che Donald Trump ha incaricato l’agenzia di avviare il procedimento che potrebbe portare all’imposizione di nuove tariffe del 10% su circa 200 miliardi di dollari di beni cinesi importati negli Stati Uniti.

Così il numero dei prodotti made in China soggetti ai dazi potrebbe aumentare ancora, sempre nell’ambito delle ultime indagini svolte dall’USTR sotto la Section 301 del Trade Act del 1974, che in sintesi prevede la possibile introduzione di misure per tutelare l’industria americana e combattere le pratiche commerciali scorrette dei paesi stranieri (i dazi già in vigore sul solare rientrano, invece, nella Section 201).

L’ufficio capitanato da Lighthizer condurrà un approfondito esame pubblico prima di determinare se varare le tariffe del 10% su centinaia di prodotti, tra cui spiccano inverter FV, pannelli fotovoltaici con micro-inverter integrati, batterie elettrochimiche diverse da quelle che utilizzano gli ioni di litio nella composizione chimica (lista completa qui, in pdf).

Questa contromisura, si legge in una nota dell’USTR, costituisce una “risposta appropriata” alle tariffe di compensazione varate recentemente da Pechino su una serie di beni made in Usa venduti in Cina, per un valore complessivo nell’ordine di 34 miliardi di dollari, con la minaccia di aggiungere dazi su altri 16 miliardi di esportazioni dagli Stati Uniti verso il colosso asiatico.

Difatti, era stato proprio Trump a iniziare il tiramolla dei dazi, imponendo tariffe pari al 25% su centinaia di categorie di prodotti provenienti dalla Cina, tariffe che sono scattate il 6 luglio, per un valore totale stimato delle importazioni di circa 34 miliardi di dollari, esattamente la stessa cifra con cui il Paese del Dragone ha poi ricambiato il colpo inferto da Trump.

Tra l’altro, c’è una seconda lista con quasi 300 voci che deve ancora essere valutata in dettaglio dall’USTR che, se sarà approvata, determinerà l’applicazione di dazi del 25% anche su celle e moduli solari di silicio cristallino fabbricati in Cina, da sommare alle tariffe antidumping entrate in vigore a febbraio, vedi anche QualEnergia.it Trump e il fotovoltaico: nuovi dazi in vista per la “guerra” con la Cina?

Vedremo, nelle prossime settimane, gli ulteriori sviluppi di questo scontro Usa-Cina e le possibili conseguenze per i mercati delle fonti rinnovabili, in particolare il fotovoltaico e i sistemi di accumulo.

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