Quale futuro per l’auto elettrica al 2030 in Italia?

Dati, tendenze e scenari nel nuovo rapporto di Motus-E su mobilità elettrica e infrastrutture di ricarica nel nostro Paese.

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Oggi in Italia la mobilità elettrica rappresenta lo 0,2% del parco circolante, mentre in tema di ricariche, nel nostro Paese si contano circa 8.500 infrastrutture dove fare il pieno di energia elettrica con circa 16.700 punti di ricarica.

Questi sono alcuni dei dati che si trovano nel rapporto pubblicato da Motus-E in collaborazione con Strategy& (società di consulenza del gruppo PwC), “Il futuro della mobilità elettrica: l’infrastruttura di ricarica in Italia @2030”.

La maggior parte delle infrastrutture, emerge dal documento, offre potenze tra 22-43 kW, mentre la presenza di ricarica ad alta e altissima potenza (superiori a 100 kW) è molto limitata, specialmente sulle autostrade.

Nonostante la pandemia da Covid-19, quest’anno arriveremo a 28.000 vetture elettriche in Italia quasi triplicando le vendite del 2019 e superando di gran lunga le nostre stesse previsioni – ha commentato il segretario generale di Motus-E, Dino Marcozzi – Questo trend ci conferma che sarà sempre più importante mettere a disposizione degli automobilisti una adeguata rete di infrastrutture di ricarica pubblica e agevolare le procedure di installazione delle ricariche private”.

Lo scenario di sviluppo del mercato al 2030 ipotizzato da Motus-E prevede circa 4,9 milioni di veicoli elettrici, di cui 4 milioni di BEV (Battery electric vehicle), vale a dire, l’auto 100% elettrica, e 900.000 PHEV (Plug-in hybrid electric vehicle), i veicoli ibridi ricaricabili, in grado di percorrere alcune decine di km in modalità elettrica senza impiegare il motore termico.

Per le infrastrutture di ricarica, invece, spiega Motus-E in una nota, si ipotizzano due scenari.

Il primo, “Customer experience focused”, che punta a migliorare significativamente l’esperienza di ricarica dell’utente rispetto al livello attuale, prevede uno sviluppo della rete di ricarica pubblica complementare alla rete privata.

Su una domanda energetica al 2030 per la mobilità elettrica pari a circa 10 TWh, questo scenario prevede un 42% di ricarica privata domestica, un 30% di ricarica condivisa e un restante 28% di ricarica pubblica, con 98.000 punti di ricarica così distribuiti sulle diverse potenze: 14% slow (3-7 kW), 54% quick (22 kW), 32% Fast e Super Fast (50-350 kW).

Il secondo scenario, denominato “Proximity focused”, cioè basato sulle esigenze di prossimità della ricarica rispetto all’utente (e quindi una maggior copertura), prevede una rete di infrastrutture in cui trovano più spazio punti di ricarica pubblici a bassa potenza.

Una valida alternativa alla ricarica domestica per chi non dispone di garage e che punta a stimolare la ricarica durante la notte, ispirata al modello di alcune città europee come Amsterdam e Londra, con limitata disponibilità di parcheggi privati.

Questo scenario ipotizza che il 62% del fabbisogno energetico verrà soddisfatto con ricariche private e ricariche condivise, 32% e 30% rispettivamente, e il 38% con ricariche pubbliche, con 130.000 punti di ricarica. Questi ultimi, spiega Motus-E, hanno potenze maggiormente polarizzate: 40% slow (3-7 kW), 45% quick (22 kW), 15% Fast e Super Fast (50-350 kW).

Si sottolinea l’assoluta necessità di una rete di ricarica ad alta potenza estesa e diffusa al 2030, che garantirà la copertura di autostrade e strade extraurbane, così come lo sviluppo di “Hub urbani” per la ricarica veloce.

Si ipotizzano circa 31.000 punti di ricarica ad alta potenza nello scenario “Customer experience focused” e circa 19.000 nello scenario “Proximity focused”.

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