Possiamo essere noi consumatori a chiudere i rubinetti del gas di Putin

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Un modo per autoridurre i propri consumi di gas ed elettricità per una riduzione selettiva delle importazioni di gas russo e quindi un’estensione, di fatto, delle sanzioni al settore energia.

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Stando agli atti e alle parole pubbliche del Governo, mi sembra che la priorità sul piano energetico sia assicurare tutte le forniture di gas possibili, anche dalla Russia.

Priorità che credo includa la massimizzazione del riempimento degli stoccaggi, appena le temperature lo renderanno possibile, il che richiederebbe socializzare in qualche modo il prezzo del gas pagato dagli operatori per l’iniezione (perché mai un’azienda dovrebbe comprare gas a prezzi stellari per stoccarlo?).

Siccome i contratti di import sono indicizzati al gas spot o al petrolio, oggi il regime di Putin è in grado di farci pagare un prezzo alto a piacere, semplicemente aggiungendo nuove minacce o anatemi a piacere e giovandosi delle reazioni dei mercati in un contesto di approvvigionamenti critici. Alla faccia delle sanzioni. Non stupisce quindi la premura con cui Gazprom ribadisce che non chiuderà i rubinetti.

Mi stupisce invece, e addolora, che non li chiudiamo noi.

A differenza che in altre crisi energetiche della storia, oggi il Governo non sta mettendo in campo nessuna azione di riduzione dei consumi evitabili. Che la IEA suggerisca di abbassare la temperatura del riscaldamento è addirittura pleonastico, eppure sta restando lettera morta. Molte persone con cui parlo, del mestiere e no, si dicono pronte ad autoridurre i propri consumi per rendere fattibile una riduzione selettiva delle importazioni di gas russo e quindi un’estensione di fatto delle sanzioni al settore energia.

Perché non basta un’autoriduzione non coordinata?

Perché, da quel che capisco – ma i contratti sono top secret come ha ribadito recentemente e apoditticamente il Governo rispondendo a un’interrogazione in Parlamento con primo firmatario  Giovanni Vianello – il gas russo sta arrivando tutto da contratti take or pay, non flessibili almeno al di sotto di quantitativi minimi stabiliti.

Questo implica che, senza azioni ad hoc, minori consumi finali finirebbero per ridurre l’importazione da altri contratti più flessibili (o da acquisti spot) e non dalla Russia. Inoltre, un mancato rispetto delle quote minime take or pay (e mancato pagamento) è una responsabilità che difficilmente gli importatori possono prendere in autonomia.

Per questo serve un’azione istituzionale coordinata che:

  • raccolga le disponibilità di autoriduzione dei cittadini (gas e elettricità: anche quest’ultima dev’essere ridotta per evitare un semplice spostamento tra vettori energetici)
  • quantifichi la conseguente effettiva possibilità di ridurre la portata del gas in ingresso dalla Russia
  • richieda agli importatori di operare tale riduzione (che prevede un mancato rispetto dei quantitativi minimi previsti)
  • se necessario, limiti l’export di gas ed elettricità dall’Italia all’Europa centrale se una simile azione non trova corrispondenza in tali paesi.

Quanto sarebbe complicata un’azione del genere? A mio avviso tutte le complicazioni sarebbero risolvibili con un po’ di lavoro e con azioni di emergenza (se non è emergenza questa…).

Dal punto di vista della possibilità di garantire l’effettiva riduzione, rispetto ai consumi elettrici tornerebbero utili i contatori elettronici, la cui potenza è limitabile a distanza (vale, credo, anche per quelli di prima generazione), mentre nel gas la telelettura dei consumi potrebbe comunque aiutare a verificare la compliance di chi si è autoridotto.

Chi scrive non è nella posizione di scendere in dettagli tecnici di come questa azione può essere realizzata e delle compensazioni eventualmente necessarie rispetto agli operatori di mercato.

Ma mi sembra ancor più evidente che, se c’è una disponibilità civica a ridurre i consumi, il fatto che essa sia completamente ignorata dal Governo è, da un lato, imperdonabile su piano tecnico, dall’altro offensivo per la concezione dei cittadini che sottende.

Ma come? Non stiamo sempre a dirci che gli italiani quando le cose si mettono male sanno tirare fuori la solidarietà? Possiamo ospitare i profughi, ma non mettere un maglione in più o spegnere la lavastoviglie?

Ricordiamoci cosa c’è in ballo: la possibilità di accelerare la capitolazione di un regime che sta minacciando noi e l’intera umanità, in un’escalation di anatemi ormai ben oltre il livello della follia. Possiamo trasformare la tanto lamentata dipendenza energetica in un’occasione di ingerenza non violenta per la pace in Ucraina e la libertà in Russia.

Come ha scritto Massimo Maraziti in un tweet, meglio tremare di freddo che di paura.

Sul blog derrickenergia.it chi vuole trova istruzioni su come scrivere all’Arera per dare disponibilità a un’autoriduzione selettiva.

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