Le caldaie a gas forniscono attualmente quasi il 60% dell’energia termica per il riscaldamento di ambienti e acqua sanitaria nell’Unione europea.
Tuttavia, nonostante gli obiettivi climatici obbligatori e i proclami di decarbonizzazione, solo il 10% dell’energia fossile utilizzata nell’Ue a questo scopo è attualmente “coperto” da regolamenti che ne prevedano la graduale eliminazione.
La quota di gas fossile impiegata varia a seconda dei Paesi. Uno di quelli con la maggiore penetrazione di caldaie a gas è l’Italia, con oltre il 90%. Per gli altri Stati membri si va da oltre l’80% di Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Belgio a meno del 10% di Svezia, Finlandia, Estonia e Malta.
Includendo le leggi di phase-out previste, ma non ancora approvate, questa percentuale di possibile eliminazione del gas per usi di riscaldamento sale appena al 28%.
Sono alcuni dei dati salienti che emergono da un confronto tra i diversi approcci adottati per la graduale eliminazione delle caldaie a combustibili fossili nei paesi membri Ue.
Si tratta della prima analisi comparativa, sottoposta a “peer review”, cioè ad una revisione accademica, delle normative per l’eliminazione graduale delle caldaie a combustibili fossili nell’Unione.
Lo studio ha identificato solo nove Paesi dell’Ue che hanno attuato o annunciato regolamenti per l’eliminazione graduale dei sistemi di riscaldamento a combustibili fossili: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Paesi Bassi e Slovenia.
La politica di introduzione di tali divieti è impegnativa, ma è probabile che le proposte vengano modificate in misura anche significativa, hanno scritto gli autori del rapporto. E in futuro l’efficacia di questi schemi dovrà essere attentamente monitorata.
“La nostra analisi mostra che gli attuali quadri normativi a livello di Stati membri non sono allineati con gli obiettivi proposti nella comunicazione Ue sul risparmio energetico e con gli obiettivi climatici”, dicono gli autori dello studio.
Per raggiungere tali obiettivi per il settore edilizio è necessario compiere progressi molto più rapidi nella sostituzione del riscaldamento a fonti fossili ad alta intensità di carbonio, visto che attualmente i programmi in atto e quelli in dirittura d’arrivo riguardano meno del 30% del fabbisogno di riscaldamento nell’Ue. Sono quindi necessarie ulteriori azioni politiche comunitarie e degli Stati membri, secondo lo studio.
A livello europeo, la proposta di introdurre un termine ultimo per le caldaie autonome a combustibile fossile deve essere motivata e implementata nel quadro legislativo, includendo i requisiti nei rispettivi regolamenti di attuazione della progettazione ecocompatibile.
Inoltre, l’Ue deve fornire indicazioni e supporto agli Stati membri, chiarendo le condizioni in cui possono essere introdotte normative nazionali che vadano oltre i requisiti di progettazione ecocompatibile.
A livello nazionale, gli Stati membri devono allineare il loro quadro normativo per la graduale eliminazione del gas fossile usato nel riscaldamento all’obiettivo europeo di neutralità rispetto alle emissioni di carbonio nel 2050, nonché agli obiettivi nazionali di decarbonizzazione e sicurezza energetica stabiliti dagli Stati membri, hanno concluso i ricercatori.
Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:
Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO