Petrolio russo, cosa prevede l’accordo raggiunto dal Consiglio europeo

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Stop alle importazioni via nave entro fine 2022 mentre continueranno quelle via tubo per assecondare le richieste ungheresi. Le conclusioni della prima giornata del Consiglio europeo.

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Sarà un embargo parziale e non totale al petrolio russo, quello deciso dai leader dei 27 Stati membri Ue al termine della prima giornata del Consiglio europeo (che si chiuderà oggi, martedì 31 maggio).

Si è raggiunto un accordo per inserire, nel sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, lo stop alle importazioni di greggio e di prodotti petroliferi via nave entro la fine del 2022 con una eccezione temporanea per il petrolio fornito tramite oleodotti.

Questa eccezione è il frutto del compromesso politico per andare incontro alle richieste di alcuni Paesi, Ungheria in testa, che hanno una dipendenza molto forte dalle importazioni di oro nero dalla Russia.

Budapest, in particolare, importa il 65% del suo petrolio da Mosca tramite un singolo oleodotto, Druzhba.

Secondo Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, questa decisione avrà un impatto su oltre due terzi del greggio russo che arriva nei Paesi Ue, tagliando così una rilevante fonte di finanziamento per la guerra di Putin in Ucraina.

Diverse parti delle conclusioni del Consiglio sono state ammorbidite per assecondare i timori ungheresi.

Ad esempio, si legge che “il Consiglio europeo tornerà quanto prima sulla questione della eccezione temporanea per il petrolio greggio fornito mediante oleodotto”, senza quindi specificare la sua durata.

Inoltre, i leader dei 27 hanno convenuto che “in caso di improvvise interruzioni degli approvvigionamenti, saranno introdotte misure di emergenza per garantire la sicurezza” delle forniture (neretti nostri).

Ricordiamo che Bruxelles a inizio maggio aveva proposto un bando totale al petrolio russo importato via nave e via tubo, anche se la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, aveva precisato che non sarebbe stata una decisione facile da prendere, viste le opposizioni di alcuni governi, soprattutto quello ungherese di Viktor Orbán.

Secondo i dati citati dalla agenzia Euractiv, da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina, i Paesi Ue hanno acquistato combustibili fossili dalla Russia per circa 56 miliardi di euro, di cui 30 miliardi per importazioni petrolifere.

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