Pari trattamento autorizzativo fra il rigassificatore del gas naturale liquefatto di Snam e il progetto multi-rinnovabile Agnes previsti entrambi al largo delle coste di Ravenna.
È quanto ha chiesto il sindaco della città romagnola, Michele de Pascale, assieme alla Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna e a varie associazioni economiche e sindacali della regione, al ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e alla Presidenza del consiglio in una petizione online.
La petizione “Sì all’eolico e al fotovoltaico offshore in Romagna”, lanciata il 19 dicembre scorso su change.org, ieri, domenica 7 gennaio, contava oltre 2mila adesioni.
“In considerazione dell’entità e del ruolo fondamentale che il progetto Agnes potrà rivestire nel processo di transizione energetica e di decarbonizzazione del nostro paese, abbiamo chiesto più volte ai diversi Governi che si sono succeduti in questi anni, di stabilire anche in questo caso la stessa procedura straordinaria indicata per il rigassificatore (fsru) – anch’esso previsto al largo delle coste di Ravenna – il cui iter autorizzativo, guidato dal commissario Stefano Bonaccini nominato appositamente, si è svolto nel tempo record di 120 giorni, ovviamente nel rispetto assoluto di ogni singolo passaggio necessario”, hanno scritto gli autori dell’iniziativa.
“Purtroppo, la risposta è sempre stata negativa e il rigassificatore ha viaggiato spedito sul binario accelerato garantito dal commissario straordinario, mentre Agnes ha percorso il processo autorizzativo con le tempistiche tradizionali”, cioè molto più lunghe, hanno aggiunto.
Se tutto va bene, infatti, l’iter autorizzativo di Agnes, iniziato nel febbraio 2021, dovrebbe concludersi solo nel secondo trimestre di quest’anno, impiegando quindi circa tre volte e mezzo il tempo che ci è voluto per approvare il rigassificatore.
Progetto Agnes
Agnes dovrebbe diventare un polo energetico offshore localizzato oltre la linea delle 12 miglia nautiche dalla costa di Ravenna (oltre 22 km).
A regime, cioè nei prossimi anni, il progetto prevede 2 impianti eolici di potenza complessiva pari a 600 MW su fondazioni fisse e un impianto fotovoltaico galleggiante da 100 MW, supportati da 60 MW di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde a terra e 50 MW di batterie.
Nell’illustrazione di Agnes, una raffigurazione schematica, non in scala, del progetto, in cui le infrastrutture appaiono molto più vicine alla costa di quanto saranno nella realtà.
I partner di Agnes sono Qint’x, sviluppatore ravennate di energie rinnovabili; F2i SGR, maggiore gestore indipendente italiano di fondi infrastrutturali; Saipem, società specializzata in soluzioni ingegneristiche e proveniente dal settore delle energie fossili; Enfinity, altro sviluppatore; e l’Università di Bologna, col suo Master in offshore engineering, che lavora soprattutto allo sviluppo del fotovoltaico flottante in mare.
Gli obiettivi della petizione
Oltre ad ottenere pari opportunità di trattamento procedurale, la petizione intende “sostenere la produzione di energia da impianti eolici e fotovoltaici offshore nell’alto Adriatico al largo dalle coste, riducendo al minimo gli impatti paesaggistici e tutelando e promuovendo il turismo”.
I firmatari intendono inoltre “esprimere il pieno sostegno all’hub energetico Agnes come progettualità strategica per il territorio e per il Paese e, nel rispetto di tutte le norme di settore, sbloccare la burocrazia velocizzando al massimo l’iter di approvazione, garantendo al contempo sicurezza e qualità del lavoro”.
Infine, “si intende garantire alle imprese di pesca e acquacoltura del territorio della Romagna la possibilità di continuare a svolgere le proprie attività anche all’interno delle aree dedicate all’impianto, definendo protocolli specifici tra le parti interessate e adeguate compensazioni”.
Il fatto che una rappresentanza significativa di istituzioni politiche, economiche e sindacali di Ravenna e della Romagna abbia aderito all’iniziativa del sindaco de Pascale potrebbe essere un segnale che il vento dell’opposizione a prescindere contro i parchi eolici stia cambiando direzione.
Anche il tenore poco convincente delle ultime opposizioni in ordine di tempo ad un altro progetto eolico previsto in Romagna, quello da 330 MW a largo di Rimini, fa pensare che il fenomeno del Nimby (“Not in my backyard” cioè “non nel cortile di casa mia”) stia perdendo impeto, almeno per questi progetti.
Ne dovremmo sapere di più a breve, quando, dopo oltre tre anni di procedure, arriverà il giudizio della Commissione Via-Vas circa la compatibilità ambientale del parco eolico offshore di Energia Wind 2020 a largo di Rimini.