Le idee avanzate più volte dall’onorevole Beatriz Colombo come alternativa al proposto parco eolico marino da 330 MW al largo di Rimini forniscono una serie di indizi rivelatori di alcune possibili verità.
L’evidenza principale che sembra emergere è che gli oppositori di questo progetto eolico abbiano ormai esaurito gli argomenti contro l’iniziativa della società Energia Wind 2020. Assieme a tale indizio, ne affiorano altri.
Le proposte alternative avanzate dalla deputata di Fratelli d’Italia sembrano poggiare su una conoscenza lacunosa delle energie rinnovabili e dei costi-benefici che qualunque progetto energetico comporta, nonostante una “analisi dettagliata” che dice di avere condotto.
Un terzo indizio, che in presenza di altri due spesso fa una prova, è che l’ennesima tornata di deduzioni, controdeduzioni e audizioni parlamentari nell’ambito dell’iter autorizzativo del parco eolico sembra più una “rappresentazione teatrale” a favore della politica romagnola che una discussione di vere questioni di merito.
Ma facciamo un passo indietro, guardando alle tre alternative proposte dagli eolo-scettici, che oltre a Beatriz Colombo contano anche Federalberghi Riccione, Cooperativa Bagnini Riccione, Cooperativa bagnini Adriatica e Confartigianato.
Le tre alternative
Le tre alternative che i contrari chiedono siano considerate al posto del parco eolico offshore riminese sono: 1) un parco di potenza nominale equivalente basato su tecnologie di turbina ad asse verticale; 2) un parco fotovoltaico galleggiante paragonabile per produzione di energia; 3) un cluster di parchi eolici onshore con potenza nominale equivalente, anche in regioni confinanti all’Emilia-Romagna”.
Premesso che quella di Energia Wind 2020 è un’iniziativa imprenditoriale privata, fatta con soldi privati, da parte di un’azienda specializzata nello sviluppo di impianti eolici di grande potenza, cioè con turbine ad asse orizzontale, le alternative ventilate da Colombo propongono tecnologie completamente diverse e non consolidate (fotovoltaico flottante in mare) o energeticamente molto meno efficienti (eolico ad asse verticale) rispetto a quella dell’eolico marino ad asse orizzontale.
“È come se uno volesse aprire un bar in un certo posto e l’altro gli dicesse, facciamo così però, invece di fare il bar qui, vai a fare il gommista da un’altra parte”, ha detto a QualEnergia.it Simone Togni, presidente dell’Associazione italiana energia del vento (Anev). Oppure è come se a un produttore di auto da corsa venisse chiesto perché non scelga invece di riparare biciclette. Anche no magari.
Fa un po’ strano che richieste del genere arrivino dall’esponente di un sedicente partito di matrice liberale e liberista. La scelta di cosa fare della propria vita imprenditoriale dovrebbe essere, sicuramente è, e auspicabilmente rimarrà, in capo a ciascuna azienda, soprattutto se si sono già spesi molto tempo e denaro, nel pieno rispetto delle leggi, per pianificare un’attività che è urgentemente richiesta a gran voce un po’ da tutti, almeno a parole.
Tornando agli aspetti tecnici, l’eolico ad asse verticale non viene mai usato per la produzione di energia su grande scala. Si tratta di una tecnologia reperibile in commercio con potenze di poche decine di kW o al massimo di pochissime centinaia di kW, molto inferiori rispetto alle turbine ad asse orizzontale.
Da un punto di vista dell’efficienza energetica, le turbine ad asse verticale sono caratterizzate da una capacità di conversione del vento in energia inferiore del 50% rispetto alle tradizionali macchine eoliche orizzontali, anche perché, non trovandosi solitamente su torri particolarmente elevate, non si avvantaggiano dei venti forti che soffiano alle altezze maggiori.
Tutto ciò vuol dire che se si volesse sostituire la tecnologia ad asse orizzontale con quella ad asse verticale, a parità di resa energetica, aumenterebbero di almeno un ordine di grandezza sia i costi che l’occupazione di suolo e quindi l’impatto ambientale, tutte cose che l’onorevole Colombo sicuramente non desidererebbe.
Riguardo al fotovoltaico flottante, la versione in mare aperto è una soluzione che esiste ancora solo a livello di sviluppo sperimentale. Impossibile quindi pensare a impianti da centinaia di MW di questo tipo. Attualmente, queste applicazioni trovano collocazione esclusivamente in bacini d’acqua naturali e artificiali dell’entroterra e in bacini portuali.
Questioni di merito e di serietà
Un po’ tutte le questioni di merito, comprese le possibili alternative avanzate dall’on. Colombo, sono già state considerate nella documentazione consegnata da Energia Wind 2020 a maggio, in risposta alle richieste di integrazione della Commissione per le Valutazioni di impatto ambientale (Via-Vas) del Ministero per l’ambiente e la sicurezza energetica, nell’ambito della revisione del progetto con spostamento di tutte le turbine oltre il limite della 12 miglia nautiche.
Non contenta, Beatriz Colombo, nel motivare un’interrogazione parlamentare svoltasi il 14 dicembre scorso, ha indicato che Energia Wind 2020 non avrebbe “prodotto alcuna alternativa progettuale, ma si sia limitata a mere citazioni, eludendo la richiesta senza effettuare comparazioni tecniche specifiche con impianti di altra tipologia e minore impatto ambientale”.
Per soddisfare le richieste della deputata e delle associazioni locali, l’azienda ha quindi consegnato il 22 dicembre alla Commissione Via-Vas una spiegazione ancora più approfondita di quella presentata a maggio, motivando ancora più specificatamente, se mai ce ne fosse stato bisogno, le ragioni per cui quelle opzioni non sono praticabili.
Dopo un lungo iter tecnico e procedurale, che ha visto l’azienda dialogare e confrontarsi con i territori coinvolti dal progetto, si attende a breve il giudizio definitivo della Commissione circa la compatibilità ambientale del parco eolico offshore.
Il fatto che in attesa e a ridosso di tale giudizio, Colombo abbia voluto riproporre le stesse istanze già considerate sette mesi fa avvalla quanto accennato sopra: argomentazioni contrarie esaurite, scarsa conoscenza della materia e pantomima a uso e consumo della politica, più che dei cittadini.
Da parte sua, la vice-ministra all’Ambiente, Vannia Gava, nel rispondere all’interrogazione parlamentare di Colombo, ha rassicurato tutti, sottolineando che “sulla questione c’è già… la massima attenzione di questo Ministero che, anche attraverso gli ulteriori elementi di valutazione pervenuti per mezzo delle proprie strutture preposte, sta operando al fine della salvaguardia ambientale del sito”.
Alla fine della replica della vice-ministra, l’onorevole Colombo ha dichiarato peraltro di ritenersi “soddisfatta” della risposta ricevuta.