Dal 22 ottobre le province in zona climatica E hanno via libera per accendere caloriferi e impianti di climatizzazione invernale, otto giorni dopo rispetto a quanto solitamente avveniva negli anni precedenti.
Nonostante il perdurare del clima mite, quest’anno bisognerà mettere in conto una spesa ben maggiore del solito per riscaldare la propria casa, a prescindere dalla tecnologia scelta. Non sono solo gas naturale e gasolio, infatti, ad aver fatto registrare aumenti di prezzo da capogiro. Altri combustibili hanno subito rincari dovuti sia a problemi sul fronte dell’offerta e della disponibilità di materiale, che a contemporanei aumenti della domanda.
Non fa eccezione il pellet di legno, materiale utilizzato nelle stufe di milioni di italiani. La scelta di molti cittadini di affrancarsi dagli aumenti in bolletta e dal rischio di possibili limitazioni delle forniture ha portato nei mesi scorsi ad un aumento della domanda di combustibili alternativi, a cominciare proprio dal pellet.
La corsa della domanda, che ha coinvolto molti Paesi europei, ha dato il colpo di grazia ad un mercato che doveva ancora raggiungere un nuovo punto di equilibrio sul lato dell’offerta, soprattutto dopo il bando alle importazioni dei prodotti legnosi di esportatori come Russia e Bielorussia, l’impossibilità di rifornirsi dall’Ucraina e le misure protezionistiche adottate da altri Paesi come Bosnia-Erzegovina, Ungheria e Serbia che hanno limitato a loro volta le esportazioni per timore di contraccolpi sul mercato interno.
L’Italia, primo consumatore in Europa di pellet per riscaldamento, a fronte di una produzione interna che garantisce solo il 20% del fabbisogno, paga un conto salato. Ecco che, fin dalla primavera di quest’anno, il prezzo dei piccoli cilindri di segatura pressata è andato alle stelle, facendo registrare aumenti più che doppi rispetto all’anno precedente, che tuttavia non hanno prodotto un calo della domanda.
La situazione delle forniture e dei prezzi in Italia
Qual è ad oggi la situazione delle forniture e cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi?
Dopo i primi mesi di grande incertezza, grossisti e distributori assicurano che per i prossimi mesi la disponibilità di pellet non è in discussione.
L’aumento dei prezzi e una domanda ancora sostenuta hanno infatti spinto gli importatori a cercare nuove fonti di approvvigionamento in Paesi come Canada e Stati Uniti, un tempo poco appetibili a causa dell’elevato costo di trasporto.
Una decisione che dovrebbe contribuire a stabilizzare le forniture e a scongiurare eventuali shortage, ma per riempire nuovamente i magazzini, passaggio necessario prima di poter tornare a vedere i prezzi scendere, occorrerà tempo.
Le prospettive per i consumatori non sono rosee: a settembre 2022 il prezzo medio in Italia di un sacco di pellet da 15 kg certificato Enplus® della classe di qualità A1 ritirato in negozio era di circa 12 euro iva inclusa (rilevazione Altroconsumo); l’anno precedente la stessa quantità di materiale costava circa 5,5-5,8 euro.
L’evoluzione dei prezzi del pellet nel corso della stagione termica dipenderà da svariati fattori: un inverno particolarmente mite e una riduzione almeno parziale del costo del gas in bolletta (come peraltro sta avvenendo in questi giorni) potrebbero contribuire a evitare nuovi aumenti sul pellet, ma difficilmente vedremo i prezzi scendere già nel corso di questa stagione termica.
Pellet, gas e gasolio: costi a confronto
Analizzando le dinamiche dei prezzi a settembre di quest’anno, la convenienza del pellet rispetto a metano e gasolio in €/MWh era ancora evidente.
Secondo Aiel, associazione che rappresenta le aziende della filiera energetica del legno, il costo annuale per produrre 100 MWh, necessari a scaldare un appartamento di medie dimensioni, utilizzando pellet in sacchetti da 15 kg con certificazione ENplus® e classe di qualità A1 è di circa 1.460 €, e a settembre consentiva un risparmio del 36% rispetto al gas naturale e del 19% rispetto al gasolio da riscaldamento (vedi Pellet e legna, prezzi alle stelle ma si risparmia ancora molto rispetto al gas).
Negli ultimi giorni assistiamo ad un parziale calo delle quotazioni del gas naturale al Ttf di Amsterdam, sceso sotto i 100 €/MWh per effetto dell’alto livello di scorte accumulate in Europa e delle temperature al di sopra della media di periodo. Stoccaggi pieni, impianti di riscaldamento ancora spenti e minori consumi industriali riducono attualmente la domanda di gas naturale e il prezzo, ma per disporre di qualche certezza in più sul confronto tra gas e pellet occorrerà attendere l’arrivo dell’inverno e del primo freddo.
Quale impatto sull’industria nazionale del settore stufe e caldaie?
Il prezzo quasi raddoppiato del pellet non ha frenato l’acquisto di stufe e caldaie, comparto in cui l’Italia è uno dei principali player a livello europeo.
Secondo i primi dati del 2022 raccolti dalle aziende associate al Gruppo apparecchi domestici di Aiel, le stime indicano un aumento totale delle vendite di stufe del +28% a maggio rispetto ai primi 5 mesi del 2021, con una crescita del mercato interno dell’8,7%.
Ben maggiore l’aumento delle vendite verso l’estero, che, rispetto ai primi 5 mesi del 2021, ha registrato una crescita del 40%, per un totale di 121.102 apparecchi esportati tra gennaio e maggio 2022. La maggior parte di questi apparecchi (104.398) utilizza il pellet per la combustione (+37,3%), mentre gli apparecchi a legna, che hanno registrato aumenti di prezzo minori rispetto al pellet, risultano comunque in crescita del 60,8%, con 16.704 apparecchi venduti.
Sviluppi post stagione termica 2022-2023 per il mercato del pellet
I prossimi sviluppi del mercato del pellet in Italia sono incerti, ma alcune strade sembrano obbligate, come quella di tentare di ridurre il deficit strutturale che rende l’Italia eccessivamente dipendente dalle forniture estere, anche nel settore del legno.
Le capacità di lavorazione e trasformazione del legno del comparto italiano sono largamente inferiori rispetto a quelle di competitor come l’Austria. La produzione nazionale di pellet è al palo da anni per un’eccessiva frammentazione dell’offerta di biomassa legnosa e perché manca il materiale adatto alla produzione di pellet di qualità: gli scarti derivanti dalla prima lavorazione del legno scortecciato.
Il punto di partenza è la nuova Strategia Forestale Nazionale, pubblicata nel febbraio 2022 (allegato in basso), che, tra le altre cose, si propone di valorizzare ulteriormente il ruolo dei prodotti forestali per fornire energia per uso termico in sostituzione dei combustibili fossili, soprattutto in filiere “corte” strettamente collegate alle risorse territoriali locali e valorizzando scarti di lavorazione e materie prime secondarie: un passaggio fondamentale per aggiustare l’attuale carenza di offerta di pellet che impatta il mercato.