Lo dice Palazzo Chigi: “fossili da paesi instabili e autoritari, rinnovabili priorità strategica”

Un dossier del Dipartimento per la programmazione economica dà un quadro dell'attuale crisi energetica del paese e fornisce alcune indicazioni per le policy.

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“Oltre alla Russia, che con le sue esportazioni di combustibili fossili soddisfa il 25% di tutti in nostri consumi energetici e il 40% del consumo di gas metano, gli altri Paesi da cui maggiormente dipendiamo sono Algeria, Azerbaijan e Libia, tutte economie instabili con governi autoritari”.

A dieci giorni dalla missione di Draghi a caccia di gas in Algeria, la citazione è tratta dal rapporto di una struttura della Presidenza nel Consiglio, il Dipe, ovvero il Dipartimento per la programmazione economica.

Si tratta del dossier su “Energia, materie prime, inflazione: le principali criticità del momento alla prova delle priorità di sviluppo sostenibile” (in basso), realizzato per illustrare i fenomeni in atto e fornire indicazioni sulle policy che appaiono più idonee.

Il documento spiega bene che “negli ultimi anni, l’unica fase in cui abbiamo ridotto in modo significativo la nostra dipendenza dall’estero (di 6-7 punti percentuali) è proprio quella in cui abbiamo aumentato la produzione di fonti rinnovabili” (cioè tra il 2008 e il 2014, si veda il grafico, preso dal documento).

Secondo il programma europeo “Repower EU”, conseguire gli obiettivi climatici vorrebbe anche dire aumentare la quota del fabbisogno energetico soddisfatto con risorse nazionali, da meno del 25% a oltre il 50%, garantendo una copertura dei fabbisogni primari di energia prodotta da fonti rinnovabili superiore al 36,5%, spiega il Dipe nella sua analisi.

La struttura della PdC ha ricordato però che nonostante la necessità di aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti, in Italia, nel 2021 sono stati installati solamente 1,4 GW di nuovi impianti a fonte rinnovabile (nel 2022 potremmo aggiungere tra 5 e 9 GW, stando ai dati forniti dal MiTE di recente).

Il dossier Dipe fa il riassunto delle dinamiche che in questo ultimo anno hanno stravolto il mercato energetico, con il prezzo medio di un metro cubo di gas che in Italia “è passato da 0,2 € nei primi mesi del 2021, valore in linea con quello che aveva caratterizzato gli anni prima della pandemia, a 1,24 € registrato a dicembre del 2021”.

L’aumento dei prezzi del gas ha inciso pesantemente sulla bolletta energetica dell’Italia per gli elevati consumi di gas che tradizionalmente caratterizzano il nostro Paese, che con questo combustibile fossile soddisfa il 40% del proprio fabbisogno di energia, si spiega.

Anche i prezzi dell’elettricità, spinti proprio da quelli del metano, durante l’estate del 2021 hanno iniziato a crescere. In 12 mesi il costo dell’elettricità è passato da 6 centesimi a 28 centesimi per kWh. Nella primavera del 2022 questo prezzo ha superato i 30 centesimi di euro per kWh, ricorda ancora il Dipe, sottolineando che “a incidere sul prezzo è il peso del gas sul mix energetico nazionale”.

L’Italia, infatti, negli ultimi decenni ha puntato sul gas come combustibile per la produzione di energia elettrica e da quest’ultimo deriva la metà della produzione nazionale di elettricità, contro una media europea del 19%, si osserva facendo notare i costi più bassi del kWh da Fer.

“Per l’Italia, dunque, realizzare impianti di energia rinnovabile diventa una priorità strategica”, sottolinea il Dipe, che spiega come “negli ultimi anni si è assistito a un’esplosione del numero di iniziative, ma ciò non ha trovato corrispondenza nel numero di autorizzazioni rilasciate”.

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