Un paese veneto userà acque reflue termali per climatizzare le abitazioni

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Il comune di Montegrotto Terme, nei Colli Euganei, userà le acque di scarico delle terme a circa 90 gradi per riscaldare le abitazioni private e pubbliche. Utilizzerà i fondi del Pnrr. Un esempio che andrebbe applicato in tante aree della penisola.

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Ci sono due cose che uno può predicare con risultati particolarmente frustranti: invocare la pace nel mondo e chiedere che l’Italia utilizzi il suo sterminato patrimonio geotermico e termale per la produzione energetica.

Fra le due invocazioni, però c’è una fondamentale differenza: la prima, come si vede anche dalle cronache di questi ultimi mesi e anni, pare del tutto inutile, mentre la seconda, forse, potrebbe ottenere qualche risultato e, paradossalmente, proprio per il fallimento del primo auspicio.

La speranza arriva dal comune di Montegrotto Terme, in provincia di Padova, una delle stazioni termali del distretto dei Colli Euganei, che comprende anche località molto più note come Abano Terme.

Sotto ai curiosi rilievi Euganei, che interrompono improvvisamente la piattezza della pianura Veneta, ci sono a circa 1100 metri di profondità grandi volumi di rocce vulcaniche fratturate, che ancora mantengono una temperatura intorno ai 110-120 °C e da cui le acque di falda più superficiali estraggono il calore, emergendo poi spontaneamente o tramite pozzi.

Risultato: fiumi di acqua calda che in alcune sorgenti mantengono una temperatura di quasi 90 gradi, acqua che viene usata fin dal tempo dei romani per usi curativi.

I 15 milioni di metri cubi di acqua calda estratti oggi ogni anno, dopo essere passati da vasche, idromassaggi e cascatelle, vengono oggi scaricati in canali ancora a decine di gradi di temperatura.

Queste acque reflue vanno ad alimentare i fiumi dell’area, di fronte a un simile spreco c’è da far piangere il cuore a chiunque si interessi di transizione energetica.

Ad asciugare le loro lacrime il fatto che finalmente il Comune di Montegrotto Terme ha annunciato di essere riuscito ad aggiudicarsi 4,3 milioni di euro del Pnrr per portare a termine un progetto pilota volto a usare quella risorsa termica in modo un po’ più intelligente, cioè per alimentare la climatizzazione di edifici pubblici e privati.

Una grande novità? Non proprio. L’idea di usare per il riscaldamento le acque reflue degli stabilimenti termali, su cui oggi devono pure pagare una tassa di smaltimento come si trattasse di un rifiuto, era già contenuta en passant nel piano d’azione per l’energia sostenibile del Comune di Abano Terme del 2015, dove si fa notare come quel tipo di impiego allora fosse limitato al solo Palazzetto dello Sport. Un’eccezione, che dopo 8 anni, è rimasta unica.

Nel 2016 si fece poi avanti il professor di geofisica Antonio Galgaro dell’Università di Padova, che organizzò un convegno per illustrare le grandi possibilità di risparmio economico e di riduzione delle emissioni che avrebbe portato la fine dello spreco dell’energia contenuta nelle acque di scarico delle terme. Ma anche in quel caso, a quel che sembra, l’appello restò lettera morta.

Bisognerà attendere il 2022 perché il Comune di Montegrotto Terme riesumi l’idea. Il motivo? Lo spiega questa dichiarazione del sindaco di Abano Terme, Federico Barbierato: “con i rincari causati dalla crisi energetica, l’uso delle acque termali reflue diventa un piano strategico”.

Ecco, quindi, che la guerra in Ucraina, come già per l’esplodere nel mondo delle installazioni di solare ed eolico, ha fatto da sanguinosa levatrice per idee che sarebbe stato razionale applicare decenni fa, evitandoci tante preoccupazioni e spese inutili e forse persino le stesse guerre spesso innescate da Stati petroliferi in mano a regimi autoritari.

E così, solo adesso che il metano è diventato merce preziosa e grazie anche all’aiutino dei soldi europei, l’idea del riutilizzo del calore gettato con le acque termali a fini di risparmio energetico, potrebbe finalmente concretizzarsi.

“Con i 4,3 milioni di euro partirà un progetto pilota con cui si riscalderanno il municipio, la scuola, la chiesa parrocchiale e alcuni edifici del centro”, ha dichiarato al Tg Regionale Andrea Rinaldo, responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Montegrotto Terme. “Ma – ha aggiunto – questo sarà solo l’inizio: il piano potrebbe estendersi all’intero bacino termale”.

Le dimensioni finali del progetto dipenderanno anche da come saranno impiegate le acque termali di scarico. Quelle abbastanza calde potrebbero essere usate direttamente per il riscaldamento tramite economici scambiatori di calore.

Ancora meglio è l’uso indiretto, come fonte termica per pompe di calore acqua-acqua, che attingendo a una sorgente a temperatura così alta e costante durante l’anno, raggiungerebbero un coefficiente di efficienza (Cop) altissimo, permettendo di moltiplicare di molte volte il numero di edifici climatizzabili.

E non basta. Come ha spiegato Giorgio Bassan, uno degli estensori del progetto del comune di Montegrotto Terme, “usando energia fotovoltaica sui tetti e sistemi ad assorbimento, d’estate il calore delle acque reflue potrebbe servire per produrre anche il raffrescamento degli edifici, un utilizzo che diventa ogni anno più indispensabile e fonte di crescenti consumi, a causa dell’aumento delle temperature”.

Insomma, salvo sorprese, questa volta ci siamo: finalmente si cominceranno a usare le risorse idriche termiche a bassa entalpia di cui l’Italia rigurgita da nord a sud, per risparmiare metano e altri combustibili usati per la climatizzazione.

Altri paesi, come la Germania, vanno a cercare acque utilizzabili per questo scopo anche a 5 km sottoterra, mentre noi le abbiamo in superficie o a poca profondità.

A parte alimentare le piscine termali e rari impianti di teleriscaldamento come quello di Ferrara o nella zona geotermica toscana, noi italiani non ci facciamo nulla, lasciando che il calore generosamente dispensatoci dalla natura vada sprecato e rilasciato nei fiumi e nei mari.

Persino in periodi con i prezzi dell’energia alle stelle ci siamo battuti il petto lamentandoci di quanto costasse riscaldare case, uffici e fabbriche. Eppure, sotto i nostri piedi scorrono fiumi di acqua a 50, 60 o persino a 100 gradi con cui potremmo climatizzare intere città a costi infimi ed emissioni nulle.

Speriamo che l’esempio di Montegrotto Terme, pur piccolo e “pilota,” possa smuovere un po’ le acque (termali) e ci porti a riconsiderare l’assurdità dello spreco di questa importante risorsa.

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