Il piano nucleare britannico va male. Il primo nuovo impianto avrebbe dovuto iniziare a produrre quest’anno, ma gli economics sembrano spaventare le aziende e i progetti di Londra si stanno scontrando con ritardi e marce indietro.
La defezione più recente è quella di Toshiba, che ha annunciato (link alla nota stampa in basso) la fine della società di scopo NuGen, che con un investimento di 13-15 miliardi di sterline avrebbe dovuto realizzare tre reattori Westinghouse AP1000 per un totale di 3.500 MW nel sito di Moorside, in Cumbria.
Il colosso giapponese motiva la decisione spiegando che “dopo aver considerato i costi aggiuntivi associati alla continua gestione di NuGen, Toshiba riconosce che la decisione economicamente razionale è quella di ritirarsi dal progetto di costruzione di centrali nucleari del Regno Unito”.
L’addio di Toshiba rappresenta un ulteriore scacco alla politica energetica del Regno Unito, che prevede il phase-out del carbone entro il 2025. “È una grande delusione e il crollo delle speranze di un ritorno dell’industria nucleare nel Paese”, ha commentato il presidente dell’ UK New Nuclear Watch Institute, Tim Yeo.
Da NuGen si era già defilata See, vendendo nel 2011 la sua quota agli altri due soci, al tempo GdfSuez (ora Engie) e Iberdrola. Quest’ultima aveva poi lasciato il posto a Toshiba.
Le tedesche E.ON e Rwe si sono per parte loro ritirate nel 2012 da Horizon Nuclear Power ora rimasta al terzo socio – Hitachi – che dovrebbe realizzare nei siti di Wylfa e Oldbury da 2 a 3 reattori Abwr da 1.300 MW ciascuno.
Nel 2013 Centrica ha ceduto i progetti di Hinkley Point e Sizewell a Edf, che dopo aver trovato un nuovo socio nella cinese Cgn.
L’unico progetto del piano nucleare che sta effettivamente procedendo è quello da 3,2 GW per due reattori di Hinkley Point C, approvato a maggio 2016.
La costruzione di Hinkley Point C è in agenda da una decina d’anni. Secondo i piani originari l’impianto sarebbe dovuto costare al massimo 10 miliardi di sterline ed essere pronto nel 2017, ne costerà 18 e non produrrà prima del 2025-2018.
Se si farà, inoltre, è solo per il mega incentivo che Londra gli ha assicurato: una remunerazione garantita di 92,50 sterline/MWh (circa 106 euro) per 35 anni (su 60 previsti di vita utile), che è circa il doppio dell’attuale prezzo dell’elettricità all’ingrosso in Gran Bretagna, nonché il doppio della remunerazione oggi sufficiente a far realizzare grandi parchi fotovoltaici in Europa.