Nel 2018 aumenta la produzione petrolifera dei paesi OECD

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Output al rialzo grazie in primo luogo agli Stati Uniti. Cresce anche l’Italia, fatta eccezione per l’attività delle raffinerie.

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Nessun picco del petrolio in vista, consumi in leggera crescita, nuovo boom della produzione americana dai giacimenti non convenzionali di scisto (shale oil): così la IEA prefigurava l’andamento dell’oro nero nei prossimi anni nel rapporto Oil 2019 .

L’Agenzia internazionale dell’energia torna a parlare di mercato petrolifero con una serie di grafici interattivi (vedi qui) che illustrano le principali tendenze dello scorso anno: Key Oil Trends 2018.

Qui segnaliamo un paio di grafici per dare il polso della situazione a livello globale.

Con il primo, vediamo che la produzione petrolifera complessiva dei paesi OECD nel 2018 è aumentata del 10,3% rispetto ai dodici mesi precedenti.

Nel grafico troviamo anche l’Italia, che secondo la IEA ha incrementato il suo output del 12,6% con 0,7 milioni di tonnellate (Mt) in più in confronto all’anno prima, grazie in particolar modo alla riapertura degli impianti in Val d’Agri che erano stati chiusi nel 2017, a causa delle ingenti perdite di greggio dai serbatoi (vedi qui).

Il secondo grafico, invece, mostra che l’attività delle raffinerie nei paesi OECD nel complesso è rimasta stabile (+0,3%) nel paragone con il 2017, grazie soprattutto all’incremento dell’output degli impianti americani, al contrario di quelli situati in molti paesi europei, che hanno lavorato di meno; per l’Italia si parla di un -3,8% con circa 3 Mt perse sul 2017.

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