La maggioranza di destra vuole ritornare al nucleare

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La maggioranza approva una mozione alla Camera con un testo che impegna il Governo a valutare l'inserimento dell'atomo nel mix energetico nazionale. Si chiede anche di rafforzare le attività di ricerca e sviluppo nel settore.

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Il nucleare si riaffaccia nel dibattito politico italiano, con una mozione presentata dalla maggioranza e approvata alla Camera (primo firmatario Alessandro Cattaneo di Forza Italia e qui tutti i co-firmatari dell’atto).

Il punto più importante del testo (in basso) è l’ultimo, il n. 11, dove si impegna il Governo, “al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione dell’Italia, a valutare l’opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia” (neretti nostri nelle citazioni).

Il tutto alla faccia del referendum del giugno 2011, quando il 54% degli aventi diritto al voto si dichiarò contrario per il 94% al programma nucleare in Italia.

Non c’è da stupirsi: la mozione è coerente con il principio di neutralità tecnologica sostenuto finora dal governo Meloni in vari settori legati all’energia e ai trasporti, basti ricordare la recente campagna contro la scelta Ue del “tutto elettrico” per le auto e la volontà di salvare i motori a combustione interna.

Nella stessa direzione vanno le tante scelte pro-gas della politica energetica nazionale, anziché spingere con più forza sulle fonti rinnovabili e sulle misure di efficienza.

Quando si parla di energia pulita, le forze di maggioranza, soprattutto FI e Lega, hanno sempre sposato la linea di un possibile ritorno italiano verso l’atomo, da affiancare alle fonti rinnovabili; già a inizio marzo era stata presentata una mozione in tal senso.

Mentre Edf, Edison, Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare avevano siglato una lettera d’intenti per collaborare allo sviluppo di nuovi impianti nucleari “in prospettiva anche in Italia” (nella foto l’ex centrale di Trino Vercellese).

La mozione approvata ora alla Camera impegna anche l’esecutivo a “favorire una campagna di informazione oggettiva, basata su rigore scientifico, al fine di evitare opposizioni preconcette […] anche prevedendo ex ante misure di compensazione ambientale e sociale per enti e territori, ove venissero realizzati impianti sul suolo nazionale”.

Si chiede poi di intensificare le attività di ricerca e sperimentazione delle nuove tecnologie nucleari, in particolare i piccoli reattori modulari (SMR: Small Modular Reactor), “favorendo l’incontro delle nostre migliori competenze in campo ingegneristico nucleare, tecnico, tecnologico e industriale, al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione dell’industria energivora italiana e di assicurare al Paese la sicurezza energetica necessaria allo sviluppo civile ed economico”.

Non manca una richiesta a sostenere la ricerca sulla fusione nucleare.

Ricordiamo che a marzo, in un question time alla Camera, nel rispondere a un’interrogazione, la premier Giorgia Meloni ha affermato che sull’atomo “l’atteggiamento del governo rimane pragmatico, rimane ispirato al principio di neutralità tecnologica, ma, in ogni caso, non intendiamo intraprendere, su questo [sul nucleare, ndr], alcuna azione in assenza di un eventuale, chiaro atto di indirizzo del Parlamento, senza il coinvolgimento del quale non potremmo assumere alcun impegno a livello internazionale”.

Vedremo quali saranno gli sviluppi del dibattito politico su questo tema. Da segnalare, intanto, la nota del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, in cui si evidenzia che “il nucleare di quarta generazione, secondo gli scienziati, è sicuro quanto pulito” e ora ci confronteremo con i partner europei “e valuteremo, con la massima attenzione, come inserirlo nel mix energetico nazionale dei prossimi decenni”.

Unico problema è che il nucleare di quarta generazione non esiste.

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