Le sirene governative del nucleare cantano senza dati

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Abbiamo un Ddl, ma, nonostante una richiesta di accesso agli atti fatta il 20 gennaio, non si riesce a sapere su quali numeri il Mase abbia basato i suoi scenari atomici; le stime sui costi, attese per ottobre scorso, non sono mai arrivate.

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Dopo la pubblicazione del Piano energia e clima che reintroduce in Italia il nucleare, ecco il disegno di legge delega con cui il Governo (alla faccia di due referendum) riapre la stagione nucleare in Italia. Stagione mai davvero aperta, ma che abbiamo già pagato a caro prezzo.

Che i costi del nucleare siano superiori a quello delle altre fonti (rinnovabili in primis: vedi figura sotto) lo sanno tutti, e che lo ignorino solo al Mase è francamente impensabile.

Il sospetto che si tratti solo di una mossa per sprecare tempo e danaro e lasciare via libera al gas pare trovare esplicita conferma nell’intervento del ministro Pichetto Fratin alla Camera dei deputati del 23 gennaio.

In tale sede ufficiale, per una stabile riduzione dei prezzi dell’energia il ministro si aggrappa al “previsto aumento della capacità di liquefazione mondiale, che crescerà di 47 milioni di tonnellate nel 2025, più del triplo rispetto all’incremento registrato nel 2024”. Ovvio che i nuovi liquefattori resteranno attivi per decenni per produrre quel Gnl che dovremo usare noi… nei prossimi decenni. Per dare la mazzata finale al clima planetario, essendo il metano un gas serra pericolosissimo.

En passant, nella stessa comunicazione il ministro ci svela che il costo del Gnl è stato nel 2024 più caro di quello del gas che arriva con i gasdotti e quindi in Europa nel 2024 l’import di Gnl è calato al 36% dell’import di gas rispetto al 42% del 2023 (si veda Consumo di gas in Italia nel 2024: import Gnl in calo del 12%, ndr). Avevamo capito che i rigassificatori erano necessari per garantirci una riduzione dei costi in bolletta. Pare che così non sia andata, come facilmente prevedibile e previsto.

Ma torniamo allo squillo delle sirene nucleari, perché c’è qualcosa che non torna. Nei documenti che abbiamo potuto leggere, non troviamo stime di costi, confronti con altre fonti energetiche, nulla di razionale che dovrebbe sostenere una scelta così azzardata (non solo dal punto di vista economico e ambientale ma anche politico: una terza bocciatura a un referendum è verosimile).

Dove sono questi dati? Esistono?

Lo scorso settembre è partita finalmente la “Piattaforma per un nucleare sostenibile” che, tra le altre cose, avrebbe dovuto rendere pubblici, entro la fine di ottobre, “dati e valutazioni tecniche, non politiche” a supporto degli obiettivi nucleari del Pniec: una capacità nucleare italiana che, partendo 0,4 GW nel 2035, sale a 7,6 GW nel 2050.

Tuttavia, nel Pniec stesso (a pag. 7) si legge che “…partendo dai dati ricavati dalla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, istituita dal Mase a novembre 2023, sono state effettuate anche delle ipotesi di scenario a lungo termine (dal 2035 al 2050) contenenti una quota di generazione da fonte nucleare, quale possibile ulteriore contributo alla decarbonizzazione, in aggiunta alle fonti di energia a basse emissioni citate in precedenza (vedi Capitolo 2.1.1 – sezione “Energia nucleare”). Tali analisi mirano a valutare l’eventuale utilità/convenienza di una produzione di energia tramite le nuove tecnologie nucleari in corso di sviluppo e ben si inquadrano in diverse delle dimensioni di cui al presente paragrafo, che si riportano nei paragrafi successivi.”

Ma questa piattaforma, come ha fatto a fornire questi dati per la definizione degli obiettivi nucleari del Pniec – inviato alla Commissione Europea il primo luglio 2024 – se ha tenuto la sua prima riunione il 21 settembre 2024? Si sono sentiti per telefono? E come mai i dati e le valutazioni “tecniche e non politiche” erano attesi solo per la fine di ottobre? Su cosa si sono basati per scrivere il Pniec?

E, per finire: dove sono dati ed elaborazioni a sostegno della tesi che il nucleare farebbe abbassare i costi delle bollette?

Sul sito del Mase non ne troviamo traccia e, da ottobre, di acqua sotto i ponti ne è passata molta, per questo abbiamo chiesto accesso agli atti al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (prot. N. n. 9075 del 20.01.2025) e… ancora attendiamo risposta. Il fatto che nel Ddl non ci sia menzione della Piattaforma e di quanto essa avrebbe prodotto ci fa ipotizzare – sperando di essere smentiti – che di dati e ragionamenti scientifici e razionali nella scelta nucleare di questo Governo, non ce ne siano.

Solo il ragliare di ideologie confuse, costose e pericolose.

*L’autore dell’articolo, Alessandro Giannì, è responsabile Relazioni istituzionali e scientifiche di Greenpeace Italia.

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