La strategia della lobby dell’industria Ue per frenare su rinnovabili e clima

Un documento interno di BusinessEurope evidenzia una strategia di comunicazione volta a contrastare la politica di Bruxelles su rinnovabili ed emissioni, in modo da scoraggiare l’introduzione di obiettivi ancora più severi rispetto a quelli definiti nei mesi scorsi.

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Il documento di BusinessEuropeContrastare la politica europea sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni inquinanti, opponendosi all’introduzione di obiettivi ancora più ambiziosi al 2030, rispetto a quelli già approvati recentemente da Commissione, Parlamento e Consiglio Ue (32% di rinnovabili e 32,5% di efficienza energetica, vedi QualEnergia.it).

Questa, in sintesi, è la strategia di comunicazione di BusinessEurope, la super-lobby che riunisce le federazioni industriali dei singoli paesi europei e quindi tutela gli interessi di migliaia di aziende e della quale fa parte anche la nostra Confindustria.

Secondo un documento interno di BusinessEurope (allegato in basso), diffuso dall’agenzia EurActiv e che sarà discusso a breve in una riunione dei membri, la lobby dovrà adottare una linea comune con diversi possibili approcci.

In particolare, si legge nella nota, l’atteggiamento da tenere verso la politica Ue su energia e clima dovrebbe essere “abbastanza positivo” finché si rimarrà nel campo di affermazioni generiche senza implicazioni per quanto riguarda la portata degli impegni europei al 2030.

Bruxelles, infatti, nelle prossime settimane, intensificherà i negoziati istituzionali per definire una posizione condivisa tra gli Stati membri, in vista della prossima Conferenza Onu sul clima (CoP24), che si svolgerà in Polonia a dicembre, a Katowice.

Così il documento suggerisce di opporsi ai nuovi traguardi proposti, ad esempio, dal commissario per l’Energia, Arias Cañete, che nei mesi scorsi ha avanzato l’idea di un taglio più netto per le emissioni di CO2 al 2030 (-45% in confronto ai livelli del 1990).

Gli argomenti rilanciati da BusinessEurope, per sua stessa ammissione, sono i soliti: l’Europa non può fare tutto da sola e compensare la mancanza di obiettivi degli altri paesi, bisogna creare un terreno comune di regole valide per tutti (global playing field), eccetera.

Difatti, evidenzia il documento lobbistico, il punto più importante è convincere le altre maggiori economie mondiali a essere ambiziose almeno quanto l’Europa sui temi ambientali, in modo da coronare la transizione energetica con un successo, grazie anche alla capacità di attirare nuovi investimenti.

La principale preoccupazione degli industriali, quindi, è non perdere competitività in Europa a vantaggio delle imprese straniere, a causa di una legislazione ambientale troppo severa.

Nel complesso, il pensiero di BusinessEurope è molto vicino alle recenti dichiarazioni del cancelliere tedesco, Angela Merkel, che ha dichiarato di non approvare la continua spinta della Commissione Ue verso nuovi traguardi sempre più impegnativi.

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