La Commissione sul PNIEC. Per WWF e Greenpeace no al gas e più spinta a rinnovabili ed efficienza

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Le raccomandazioni della Commissione sul Piano Energia Clima italiano rilanciano le critiche di WWF e Greenpeace: servono obiettivi più elevati, misure più coerenti e concrete e non servono nuove infrastutture per il gas.

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Dopo il commento di Legambiente in merito alle raccomandazioni della Commissione Europea in relazione al Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), non si sono fatte attendere quelle delle altre due associazioni ambientaliste, WWF Italia e Greenpeace Italia.

“Nonostante nel commentare i piani energetici dei diversi Paesi europei si sia mantenuta su livelli limitati di ambizione, la Commissione ha messo comunque nero su bianco che la direzione presa dall’Italia non è adeguata a contrastare i cambiamenti climatici. In particolare, come scritto chiaramente, la centralità data al gas nel piano presentato dall’Italia è in contraddizione con gli obiettivi di decarbonizzazione, ovvero la riduzione della CO2”, ha detto Luca Iacoboni, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia.

Secondo Greenpeace, l’Italia non deve puntare sul gas, con enormi investimenti previsti per nuove infrastrutture.

“L’obiettivo per le rinnovabili – dice Iacoboni – è appena al di sopra di quello europeo, ma il governo non tiene conto che questo target comunitario verrà presto rivisto al rialzo, e l’Italia si troverà così in una situazione inadeguata. Si prevede invece un sostegno ai combustibili fossili, in particolare tramite il meccanismo del capacity market, che il governo sta cercando di approvare proprio in questi giorni. Uno strumento che avrà un costo probabilmente superiore al miliardo di euro ogni anno e i cui effetti, anche a detta della Commissione, non sono chiari sul prezzo dell’elettricità e, dunque, per le tasche dei cittadini”.

Per WWF Italia c’è molto spazio di miglioramento, a partire dal target per le rinnovabili, inadeguato rispetto all’innalzamento europeo al 32% e rispetto alle potenzialità italiane.

“Non è solo questione di obiettivi, è soprattutto la sostanza degli strumenti su come raggiungerli, visto che il PNIEC non è un libro dei sogni, ma un impegno che verrà costantemente verificato in un dialogo con l’Unione. L’Italia deve dire ‘come’ e ‘con che cosa’, e poi farlo davvero, a partire dalla rimozione dei sussidi ai combustibili fossili”, ha spiegato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.

Anche il WWF stigmatizza l’orientamento del nostro paese di voler investire molto su nuove infrastrutture e nuova capacità termoelettrica a gas. Per l’associazione del Panda l’Italia non ne ha bisogno, come ha dimostrato anche uno suo studio commissionato nel 2017.

“Non ci si preoccupa invece abbastanza di investire nelle tecnologie e nello sviluppo futuro, a partire dalle rinnovabili, dall’efficienza e dal risparmio energetico, su cui va fatto molto di più, e dagli accumuli, cioè dai sistemi per stoccare l’energia prodotta dalle rinnovabili e garantire la disponibilità e la stabilità del sistema”, dice Mariagrazia Midulla.

Sul phase out del carbone, “vanno convinti i più conservatori e attendisti; entro il 2025 si può e si deve fare, dando impulso a veri e propri piani di sviluppo sostenibile dei territori e delle comunità che garantiscano non solo il lavoro che c’è oggi, ma le opportunità molto maggiori del lavoro di domani”, dice Midulla.

Il WWF ha reso noto un documento di osservazioni al PNIEC nel quale, tra l’altro, sottolinea la carenza di una visione più a lungo termine che consenta di stabilire bene le tappe del percorso.

“Cerchiamo di stimolare il Governo a operare in modo sistemico, anche perché ormai non si può più lavorare a compartimenti stagni: quel che si fa sui trasporti si riflette sul settore elettrico, è vero, ma anche viceversa. Ci auguriamo che, dopo la fase delle domande, arrivi presto l’occasione di un coinvolgimento diretto degli stakeholder, in un percorso davvero partecipato”, conclude Midulla.

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