Tra le proposte più ambiziose emerse recentemente per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della decarbonizzazione, c’è quella di un’interconnessione elettrica tra Stati Uniti ed Europa.
Un cavo sottomarino che colleghi i due continenti potrebbe non solo migliorare la sicurezza energetica, ma anche ottimizzare l’uso delle energie rinnovabili e ridurre i costi della transizione energetica.
Tuttavia, come sottolinea lo studio curato dal think tank londinese Ember, “Security and efficiency: The case for connecting Europe and North America“, un progetto di questa portata presenta anche sfide significative.
Perché un’interconnessione transatlantica ha senso
- Complementarità di fusi orari e condizioni climatiche
Uno dei principali vantaggi di un collegamento tra Europa e Nord America risiede nella complementarità dei fusi orari e delle condizioni meteorologiche.
Con una differenza temporale di circa sei ore tra la costa orientale degli Stati Uniti e l’Europa occidentale, le fluttuazioni della domanda e della produzione di energia fotovoltaica tenderebbero a bilanciarsi efficacemente.
Quando è sera in Europa e la domanda è alta, il sole sarebbe ancora alto negli Stati Uniti, offrendo la possibilità di esportare energia verso l’Europa. Al contrario, l’elettricità solare europea potrebbe soddisfare l’elevata domanda mattutina degli Stati Uniti, contribuendo a mitigare o eliminare anche il fenomeno crescente dei prezzi negativi.
Nell’illustrazione, tratta dallo studio, gli orari sfalsati di massima produzione solare che si avrebbero fra Usa e Europa ai fusi orari di Parigi e New York.
Per quanto riguarda l’eolico, i dati mostrano che le condizioni del vento sui due lati dell’Atlantico sono scarsamente correlate, con una tendenza alla correlazione negativa nei giorni più ventosi.
Questo significa che, quando c’è un surplus di energia eolica in un continente, è probabile che l’altro abbia una minore produzione, permettendo uno scambio ottimale di energia. Tale caratteristica contribuirebbe a ridurre le fluttuazioni di prezzo e il rischio di blackout.
Nell’illustrazione, si può notare che negli ultimi 10 anni, solitamente, quando la velocità del vento è stata bassa negli Usa è risultata invece alta in Europa e viceversa.
- Riduzione degli sprechi di energia rinnovabile
Attualmente le rinnovabili soffrono di un problema di decurtazione o “curtailment”, per cui la generazione di energia eolica e FV viene interrotta nei momenti in cui si verifica un eccesso di offerta rispetto alla domanda, squilibrio che la rete locale non riesce a gestire altrimenti.
Nel 2023, ad esempio, il 4% dell’elettricità rinnovabile nel Regno Unito e l’8% in Irlanda sono stati sprecati in questo modo. Un’interconnessione transatlantica permetterebbe di utilizzare questa energia in surplus in altre aree, aumentando l’efficienza complessiva del sistema, hanno indicato gli autori dello studio.
- Sicurezza energetica e stabilità dei prezzi
Un sistema interconnesso potrebbe migliorare significativamente la sicurezza energetica, riducendo la dipendenza da fonti fossili o da un numero limitato di fornitori.
Connettere due dei più grandi mercati energetici del mondo aiuterebbe anche a stabilizzare i prezzi grazie a una maggiore flessibilità e a un mercato più integrato.
Nell’illustrazione, tratta dallo studio, la complementarità della domanda elettrica nelle 24 ore su base mensile nello Sato di New York e in Francia.
In un contesto geopolitico instabile, questo tipo di cooperazione fra due aree ideologicamente ed economicamente già integrate ed omogenee potrebbe rappresentare un fattore chiave per la resilienza energetica di entrambe, secondo lo studio, consultabile dal link in fondo a questo articolo.
Ostacoli tecnici ed economici
- Costi elevati di costruzione
Costruire un cavo sottomarino lungo oltre 5mila km richiede un investimento iniziale significativo. La tecnologia dei cavi, l’installazione e le infrastrutture di supporto sono sfide complesse.
Anche se i progressi tecnologici hanno reso possibili interconnessioni più lunghe e profonde, come il Viking Link tra Regno Unito e Danimarca, un progetto transatlantico comporterebbe costi molto alti.
“Nonostante l’elevato costo del capitale, potrebbe essere più conveniente di altri sistemi energetici presi in considerazione dal mondo politico, come il nucleare e l’idrogeno”, si legge nello studio.
- Ostacoli regolatori e politici
La realizzazione di un’opera di questa scala richiederebbe un consenso politico tra più governi e il sostegno di regolatori sia in Europa che in Nord America.
La scelta dei punti di approdo, l’integrazione con le reti esistenti e il superamento delle barriere burocratiche potrebbero rallentare un progetto de genere.
- Impatti sui mercati locali
Un’interconnessione di questo tipo potrebbe avere un impatto significativo sui mercati energetici locali.
Ad esempio, HydroQuébec, con i suoi 42 GW di capacità idroelettrica, attualmente esporta energia dal Canada verso gli Stati Uniti nordorientali a prezzi competitivi.
Un accesso diretto al mercato europeo potrebbe alterare i flussi commerciali e richiedere una revisione delle politiche di prezzo e degli accordi contrattuali esistenti.
Progetti in corso
Attualmente esistono due progetti di interconnessione intercontinentale che sono nelle prime fasi di sviluppo: uno fra Marocco e Gran Bretagna e uno fra Australia e Singapore.
Entrambi sono unidirezionali, nel senso che trasmetteranno energia rinnovabile prodotta in un continente verso l’altro continente, a senso unico, per soddisfare la sua domanda. In questo senso, sono più simili a “linee di trasmissione” piuttosto che a un “interconnettore”.
“Un interconnettore Europa-Nord America non faciliterebbe semplicemente la trasmissione di energia elettrica a senso unico, ma collegherebbe due delle reti continentali più grandi e più interconnesse. Questo collegamento consentirebbe lo scambio di informazioni energetiche capillari e di migliorare i segnali di prezzo, promuovendo operazioni di mercato più efficienti in entrambe le regioni”, spiega lo studio.
Anche se questa infrastruttura potrebbe stimolare ulteriori investimenti nelle energie rinnovabili lungo il suo percorso, questo non è un prerequisito, ma piuttosto un beneficio secondario, hanno spiegato i ricercatori.
Un possibile ponte verso il futuro energetico
Un’interconnessione elettrica tra Stati Uniti ed Europa è certamente una proposta visionaria con il potenziale di trasformare i sistemi energetici globali.
I vantaggi in termini di sicurezza, efficienza e integrazione delle rinnovabili sono evidenti, ma realizzare un progetto di questa portata richiederà una cooperazione internazionale elevata e di lungo termine, finanziamenti ingenti e una pianificazione meticolosa.
Come sottolinea lo studio: “I governi devono considerare questo progetto non solo come una sfida ingegneristica, ma come un investimento strategico nel futuro dell’energia pulita”.
La transizione energetica è una sfida globale che richiede soluzioni coraggiose: un cavo transatlantico fra Europa e Usa rilancerebbe ambizioni climatiche attualmente ancora insufficienti e potrebbe catalizzare nuovi sforzi di collaborazione internazionale e sostenibilità.