Per l’anno in corso si prevede che le emissioni di CO2 aumentino, nonostante la stagnazione economica.
La colpa è soprattutto del settore elettrico, dove le rinnovabili devono crescere ancora, e se oggi bastano condizioni meteo sfavorevoli per far riguadagnare terreno alle centrali a fonti fossili.
L’allarme arriva dall’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ha diffuso i dati sulle emissioni climalteranti nei diversi settori aggiornati al secondo trimestre 2019.
La stima tendenziale delle emissioni dei gas serra prevede un incremento rispetto all’anno precedente dello 0,8% a fronte di una diminuzione del PIL dello 0,1% rispetto allo stesso periodo.
“Si verifica un disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico, non troppo confortante perché a un decremento del PIL è associato un incremento delle emissioni di gas serra”, sottolineano dall’Istituto.
L’aumento stimato, si spiega, è principalmente dovuto alla crescita dei consumi di combustibili per la produzione di energia elettrica (4,4%), dovuta prevalentemente alla riduzione della produzione di energia idroelettrica, mentre risultano in decremento i consumi – e quindi le emissioni – di carburanti nel settore dei trasporti (-0,8%) e di gas naturale nel settore del riscaldamento domestico (vedi tabella).
Sull’elettrico, aggiungiamo, la stessa tendenza emerge anche guardando ai dati Terna per i primi 8 mesi dell’anno che su queste pagine avevamo riportato: nel periodo gennaio-agosto 2019 le Fer hanno prodotto 1 TWh in meno rispetto allo stesso periodo del 2018 e la quota delle rinnovabili sulla domanda è al momento di 36,4% contro il 36,8% del 2018.
Inoltre, se la generazione da fonti rinnovabili dei primi otto mesi cresce comunque rispetto allo stesso periodo degli anni 2015, 2016 e 2017, resta inferiore di ben 7 TWh rispetto al 2014.