Il Parlamento Ue contro la lobby dell’auto: sì a un taglio più netto della CO2

Gli eurodeputati hanno approvato una proposta di legge che prevede di ridurre del 40% le emissioni inquinanti dei veicoli nuovi entro il 2030. Fissate anche delle quote di mercato per le vetture a basso impatto ambientale. Il voto in sintesi e i prossimi passi.

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Il Parlamento europeo, nonostante i continui tentativi della lobby automobilistica di “ammorbidire” la pillola, ha approvato con 389 voti favorevoli, 239 contrari e 41 astensioni, una versione più ambiziosa del progetto di legge per tagliare le emissioni inquinanti dei veicoli leggeri (auto e furgoni, vedi qui la nota ufficiale).

Con un obiettivo più severo in confronto alla proposta iniziale avanzata dalla Commissione Ue: gli eurodeputati, infatti, puntano a ridurre del 40% le emissioni medie di CO2 per le nuove auto entro il 2030, passando dal traguardo intermedio del -20% nel 2025.

Bruxelles, invece, aveva suggerito una diminuzione del 30% al 2030.

L’anno di riferimento per calcolare le future riduzioni percentuali è il 2021 (vedi QualEnergia.it sui trucchi delle case automobilistiche per falsare i test). Previste anche delle multe per chi non rispetterà questi valori.

In tema di prove per l’omologazione dei veicoli, il Parlamento Ue ha invitato la Commissione a presentare, entro due anni, un regolamento che preveda l’introduzione di test in condizioni reali di guida su strada, utilizzando dispositivi portatili con cui misurare le sostanze nocive che fuoriescono dai tubi di scappamento.

Poi l’Europarlamento ha chiesto alla Commissione di presentare, entro la fine del 2019, una proposta di legge sull’etichettatura delle auto nuove: in sostanza, i costruttori dovranno fornire informazioni chiare, attendibili e comparabili sui consumi di carburante e sulle emissioni inquinanti.

A Strasburgo i deputati europei hanno anche innalzato gli obiettivi per le vendite di auto super ecologiche, quelle 100% elettriche e quelle che emettono meno di 50 grammi di CO2/km (ZLEV, Zero Level Emission Vehicle). La loro quota di mercato, quindi, dovrà essere pari al 20% del totale entro il 2025, per poi salire al 35% nel 2030.

Vedremo come procederanno i negoziati istituzionali nelle prossime settimane: intanto il 9 ottobre si riuniranno i ministri dell’ambiente degli Stati membri per concordare una posizione comune, con la presidenza austriaca che dovrebbe sostenere una linea intermedia tra quella del Parlamento e quella originaria della Commissione (-35% di emissioni al 2030).

Ci sarà infine un accordo di compromesso? O vinceranno quei paesi, come Olanda, Irlanda e Danimarca (quest’ultima ha appena lanciato l’idea di bandire la vendita di auto diesel/a benzina tra 12 anni) che vorrebbero perseguire un obiettivo ancora più lungimirante rispetto al voto parlamentare di oggi?

Staremo a vedere, intanto c’è moderata soddisfazione tra gli ambientalisti. Tra i primi commento arrivati in redazione quello di Legambiente.  La notizia del voto, fa presente Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibiledell’associazione, “arriva nella prima settimana di blocco ai diesel più inquinanti partito lunedì in diverse città italiane del bacino padano. Al ministro dell’Ambiente Sergio Costa chiediamo, nel Consiglio Ambiente di martedì prossimo, di sostenere la posizione del Parlamento.”

Per contrastare l’inquinamento e ridurre le emissioni inquinanti, spiega, oltre ad ageire sul livello comunitario  “è anche importante che l’Italia a livello nazionale definisca un piano strategico per uscire dal diesel con interventi concreti, efficaci e replicabili su tutto il territorio, incentivando la mobilità sostenibile e orientando le tasse sui trasporti in misura proporzionale all’inquinamento”.

Oggi la “Coalition for Higher Ambition” una coalizione europea, promossa dal CAN,  di cui fanno parte imprese, investitori, autorità locali e regionali, insieme ad associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, ha scritto e inviato una lettera ai ministri europei dell’ambiente e trasporti, oltre che al presidente della Commissione Juncker e al Commissario per il clima Canete, in vista del Consiglio Ambiente del prossimo 9 ottobre per chiedere di sostenere la posizione del Parlamento, come primo passo per attuare l’Accordo di Parigi.

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