Il presidente USA Donald Trump e l’ex vicepresidente Joe Biden si sono confrontati anche sul cambiamento climatico e sui rispettivi precedenti politici in materia durante il primo dibattito televisivo per le elezioni presidenziali di novembre, tenutosi ieri sera.
In una discussione dai toni a dir poco accesi – che quasi sempre hanno preso il sopravvento sulla chiarezza dei ragionamenti e sull’accuratezza delle varie posizioni – e molto frammentata da frequenti interruzioni da parte soprattutto di Trump nei confronti di Biden, anche la parte dedicata al clima è sembrata piuttosto confusa.
Trump ha esordito dicendo che vuole “aria pulita e acqua pulita” e che gli accordi di Parigi sul clima, da cui gli USA sono usciti, “sono un disastro dal nostro punto di vista.”
Alla domanda del moderatore Chris Wallace di Fox News a Trump, su cosa pensi della scienza del clima e se ritenga che le emissioni di gas serra provocate dalle attività umane contribuiscano al riscaldamento del pianeta, il Presidente ha risposto: “Penso che molte cose lo facciano, ma penso in un certo senso di sì”, sminuendo l’effetto delle attività antropiche sul surriscaldamento terrestre.
La stragrande maggioranza degli scienziati ritiene invece che il cambiamento climatico sia causato in maniera determinante dall’attività umana.
Trump ha invece impiegato la quasi totalità dei due minuti che aveva a disposizione per questa domanda nel sottolineare che i devastanti incendi attualmente in corso sulla costa ovest degli Stati Uniti non sono causati dalla crisi del clima, bensì dalla cattiva gestione che Stati come la California fanno delle foreste. “Dobbiamo avere una migliore gestione delle nostre foreste”, ha detto Trump, secondo cui, se si permette l’accumulo di alberi morti e arbusti secchi nel sottobosco, è facile che questi poi facciano da stoppa infiammabile e alimentino gli incendi.
Da notare che molte foreste negli stati occidentali appartengono al governo federale, come appunto in California, dove circa il 57% è curato dall’amministrazione centrale, cioè dalla Casa Bianca.
Trump ha poi difeso la sua decisione di ridurre gli standard di risparmio di carburante, sostenendo che ciò riduce il prezzo delle auto nuove e che così facendo renderà più facile la sostituzione di vecchie auto molto inquinanti con auto molto più efficienti nei consumi.
Il presidente in carica ha quindi aggiunto di essere a favore delle auto elettriche, definendo però “folle la recente decisione della California di cercare di eliminare gradualmente la vendita di auto a benzina”.
Da sottolineare che l’analisi costi-benefici per gli standard di risparmio di carburante della stessa amministrazione Trump ha rilevato che alla fine i consumatori statunitensi pagheranno 13 miliardi di dollari in più nel prossimo decennio, in parte a causa proprio della spesa maggiore che dovranno affrontare per fare il pieno ad auto che consumano di più, a causa della riduzione degli standard di risparmio di carburante.
Da parte sua, Biden ha difeso le proprie politiche energetiche, dicendo che puntare sulle energie rinnovabili permetterà agli USA di raggiungere emissioni nette pari a zero della generazione elettrica, creando allo stesso tempo molti nuovi posti di lavoro. Biden ha anche risposto alla critica di Trump secondo cui la decarbonizzazione della generazione elettrica sarebbe troppo costosa per gli USA, affermando che durante l’amministrazione Obama il prezzo di produzione delle energie rinnovabili è sceso sotto o allo stesso livello delle fonti fossili.
Biden ha quindi detto che se sarà eletto presidente gli USA torneranno immediatamente a condividere gli accordi di Parigi, dicendo che senza gli Stati Uniti gli sforzi di contrastare i mutamenti climatici si stanno indebolendo e che è necessario fare molto di più con i partner internazionali per proteggere le foreste del Brasile, uno dei polmoni verdi del mondo.
La discussione si è accesa quando Biden ha iniziato a criticare l’amministrazione Trump per avere annullato le norme sulle emissioni di metano e indebolito gli standard di consumo delle auto con motori a scoppio.
Trump ha interrotto Biden, stigmatizzando il Green New Deal, un indirizzo politico sostenuto da vari gruppi progressisti, che mira a fare leva sulla lotta al cambiamento climatico per rilanciare l’economia e introdurre nuove tecnologie verdi che soppiantino l’economia fossile – un cambio di paradigma che secondo Trump sacrifica troppo la crescita economica a favore dell’ecologismo.
La campagna elettorale di Biden ha definito il Green New Deal “una cornice importante per affrontare le sfide climatiche”, ma l’ex Vicepresidente si è rifiutato di sostenerla attivamente, sottolineando di avere un proprio piano per la decarbonizzazione, diverso e più abbordabile rispetto al Green New Deal.
Da parte sua, Trump ha risposto che “non sono 2 miliardi di dollari o 20 miliardi di dollari… sono 100 trilioni di dollari”, definendo il Green New Deal l’idea “più stupida” che abbia mai sentito.
L’American Action Forum, gestito da un ex direttore del Congressional Budget Office, un organismo parlamentare bipartitico incaricato di verificare la sostenibilità di bilancio delle politiche USA, ha stimato che il Green New Deal costerebbe tra 51 trilioni e 93 trilioni di dollari in 10 anni.
Biden ha quindi ribadito che le nuove politiche verdi che i democratici vogliono introdurre si ripagheranno da sole, coi risparmi energetici che consentiranno, che creeranno milioni di posti di lavoro ben pagati e che, al contrario, le attuali politiche di Trump contribuiscono a inondazioni, incendi, siccità e altri fenomeni che costano ogni anno agli americani molti miliardi di dollari.
Biden ha infine lanciato una frecciata a Trump, accusandolo di avere suggerito l’uso di un’arma nucleare per fermare gli uragani.
“Non l’ho mai detto”, ha risposto Trump.