Iea: per curare il caro energia bisogna facilitare l’accesso al credito per le rinnovabili

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Essenziale abbassare il costo del capitale soprattutto nelle economie a basso reddito, avverte il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia Fatih Birol.

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Il caro-energia in Europa è imputabile alla nostra troppa dipendenza dal gas metano e non è causato dalla transizione energetica verso le energie rinnovabili.

L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) torna a ripeterlo, sottolineando che solo investimenti ancora più massicci in energie verdi e reti elettriche moderne potranno prevenire nuove strette energetiche in Europa e nel mondo.

“Contrariamente alle false affermazioni che alcuni stanno facendo, le politiche per incoraggiare la transizione all’energia pulita non sono da biasimare per le turbolenze nei mercati del gas e dell’elettricità”, si legge in un comunicato della Iea.

Al contrario, le cause alla base dell’attuale crisi del mercato del gas risiedono in una ripresa economica globale eccezionalmente rapida rispetto ai minimi dell’anno scorso, e nei colli di bottiglia delle forniture e nella manutenzione delle principali infrastrutture del gas, ha precisato l’Agenzia.

Oltre a ciò, risulta insufficiente l’offerta da parte della Russia, che sembra aver creato una “tensione artificiale” nei mercati europei del gas, riducendo le sue esportazioni di circa un quarto rispetto a un anno prima, nonostante i prezzi di mercato record, si spiega.

Guardando al futuro, l’unica via d’uscita da questa impasse è un aumento massiccio degli investimenti in tecnologie energetiche a basse emissioni di carbonio, comprese le rinnovabili, l’efficienza energetica e l’energia nucleare, anche se il gas rimarrà essenziale per la produzione di elettricità negli anni a venire, ha indicato la Iea.

Investimenti verdi e senza frontiere

L’elettricità prodotta da fonti rinnovabili è cresciuta del 6% nel 2021, ma questo non è stato sufficiente per tenere il passo di una domanda galoppante.

Gran parte del divario è stato colmato dalla generazione a carbone, che è cresciuta del 9%, soddisfacendo oltre metà dell’aumento della domanda e raggiungendo un nuovo picco storico. Il risultato è che le emissioni di CO2 dalla generazione di energia sono aumentate del 7%, raggiungendo anch’esse un nuovo record, dopo essere diminuite nei due anni precedenti.

Per invertire questa tendenza, il mercato complessivo delle tecnologie low carbon dovrebbe e potrebbe crescere fino a raggiungere entro il 2050 una dimensione simile a quella attuale del mercato petrolifero, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia.

Avviare il mondo sulla strada di emissioni nette zero entro il 2050 creerebbe nei 28 anni circa che ci separano dalla metà del secolo un mercato cumulativo per turbine eoliche, moduli fotovoltaici, batterie agli ioni di litio, elettrolizzatori e celle a combustibile pari a 27.000 miliardi di dollari, raggiungendo una dimensione simile appunto a quella del settore petrolifero odierno, come mostra questo scenario 2020-2050 della Iea.

E proprio come il mercato odierno del greggio, il settore verde dovrebbe essere globale e non limitato alle economie più sviluppate, ha sottolineato la Iea, evidenziando un importante intralcio su questa strada.

“Il passaggio alle emissioni nette zero creerà enormi opportunità nelle tecnologie dell’energia pulita, ma la mancanza di accesso dei paesi in via di sviluppo ai finanziamenti è un grosso ostacolo”, ha avvertito il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol, in un articolo pubblicato dal World Economic Forum.

Per assicurare che la transizione energetica porti un futuro migliore per tutte le persone, le economie in via di sviluppo devono avere uguale accesso agli investimenti che finanzieranno la transizione, ha detto Birol, aggiungendo che “le economie emergenti e in via di sviluppo rappresentano attualmente due terzi della popolazione mondiale, ma solo un quinto degli investimenti globali in energia pulita”.

Uno dei motivi di tale squilibrio è che il costo del capitale è significativamente più alto nelle economie a basso reddito rispetto a quelle avanzate. La Iea stima che i costi di finanziamento in alcune economie percepite come tra le più rischiose sono fino a sette volte più alti che negli Stati Uniti e in Europa, come mostra questo grafico.

Tale divario è tanto insostenibile quanto evitabile.

Per contribuire a colmarlo, la Iea, il World Economic Forum, il Politecnico di Zurigo e l’Imperial College di Londra intendono istituire un apposito osservatorio del costo del capitale, per aumentare la trasparenza nel settore energetico e promuovere la fiducia degli investitori.

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