Il G7 accelera sulle rinnovabili ma non fissa un obiettivo per uscire dal carbone

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Spazio anche a nuovi investimenti nel gas. Gli esiti del G7 su energia e clima che si è chiuso in Giappone.

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Forte accelerazione delle rinnovabili, con nuovi target collettivi al 2030 per eolico offshore (150 GW di capacità aggiuntiva) e fotovoltaico (1 TW).

Manca però una data per l’uscita dal carbone e c’è via libera a proseguire gli investimenti nel gas.

Questi gli esiti più importanti, in tema di transizione energetica, del G7 su energia e clima che si è chiuso ieri, domenica 16 aprile, a Sapporo, in Giappone.

Il gruppo dei sette – Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti più la rappresentanza permanente della Ue – ha diffuso un comunicato in cui si parla anche di accelerare la diffusione di altre tecnologie green, tra cui geotermia, biomasse, biometano, idroelettrico.

Per quanto riguarda gli aumenti collettivi di potenza installata nell’eolico offshore e nel fotovoltaico, però, si fa riferimento agli “obiettivi esistenti di ciascun Paese”, quindi in sostanza è un impegno a rispettare i piani nazionali sulle rinnovabili senza un ulteriore incremento.

Il G7, inoltre, intende promuovere “il miglioramento delle tecnologie innovative come le celle solari a perovskite e l’energia eolica offshore galleggiante”, oltre all’energia delle onde.

Il governo italiano, sottolinea poi una nota del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, è particolarmente soddisfatto per il “riconoscimento di percorsi che valorizzano la specificità dei diversi Paesi, incluso in Italia l’utilizzo dei biocarburanti sostenibili”, nell’ambito delle misure per decarbonizzare i trasporti su gomma.

La parte più stonata è che continua a mancare un obiettivo preciso per l’uscita dal carbone.

Il G7, si legge nel comunicato, riafferma l’impegno “a raggiungere un settore energetico completamente o prevalentemente decarbonizzato entro il 2035”, dando la priorità “a passi concreti e tempestivi verso l’obiettivo di accelerare l’eliminazione graduale della produzione nazionale di energia elettrica da carbone”.

Si lavorerà quindi per “porre fine quanto prima a livello globale a nuovi progetti di produzione di energia elettrica a carbone senza abbattimento delle emissioni, per accelerare la transizione energetica pulita”.

Insomma l’addio alla fonte energetica più dannosa per il clima rimane un obiettivo generico. Tra l’altro, i termini usati per specificare l’impegno a decarbonizzare il mix energetico globale – completamente o prevalentemente – lasciano aperte diverse interpretazioni in merito alle possibili percentuali di fonti pulite da raggiungere in ciascun Paese.

Mentre in tema di sussidi economici dannosi per l’ambiente, il G7 riafferma l’impegno “a eliminare i sussidi inefficienti alle fonti fossili entro il 2025 o prima” sollecitando tutti gli altri Paesi a fare altrettanto.

Anche qui i termini sono un po’ vaghi: qual è, ad esempio, il confine esatto tra sussidi inefficienti e sussidi che invece sarebbero efficienti?

Anche il gas rimane indispensabile secondo il G7.

Difatti, evidenzia il comunicato finale, “gli investimenti nel settore del gas possono essere appropriati per contribuire a far fronte alle potenziali carenze del mercato provocate dalla crisi, fatte salve circostanze nazionali chiaramente definite, e se attuati in modo coerente con i nostri obiettivi climatici e senza creare effetti lock-in, ad esempio assicurando che i progetti siano integrati nelle strategie nazionali per lo sviluppo dell’idrogeno a basse emissioni di carbonio e rinnovabile”.

Si rimane quindi agganciati a uno scenario dove le fonti fossili hanno un ruolo di primo piano e dove la sostituzione del gas fossile con il gas rinnovabile (idrogeno verde) è una strada tutta da verificare, sia dal punto di vista tecnico che economico (basti pensare alle difficoltà di convertire a usi massicci di idrogeno le reti esistenti).

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