Il ruolo di Cdp e il fotovoltaico in Italia da qui al 2030

Cassa Depositi e Prestiti potrebbe essere il veicolo più efficace per investire in impianti fotovoltaici nel nostro paese, favorendo soluzioni, come quelle su tetto, che limitino il ricorso a impianti a terra.

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Perché nel 2030 la produzione delle fonti rinnovabili arrivi a soddisfare il 32% dei consumi finali lordi, come da obiettivo europeo, la potenza fotovoltaica installata dovrà essere almeno 3,5 volte quella esistente nel 2017.

Se non si interviene con politiche appropriate, gli impianti a terra impegneranno una superficie pari a più di 30.000 ettari, con un’ovvia conseguenza: il numero di autorizzazioni da richiedere sarebbe tale da trasformare le difficoltà relative al permitting nel principale ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo al 2030.

Dove è possibile e conveniente, il numero di installazioni a terra può innanzitutto essere ridotto, dotando gli impianti di tracker monoassiali, che aumentano di almeno il 20% la resa energetica.

Ancora più efficace può essere la realizzazione di impianti fotovoltaici flottanti sulla superficie dei bacini idroelettrici. Si tratta di una soluzione già adottata altrove (in Cina su laghi artificiali, in altri paesi anche su bacini idroelettrici) che oltre tutto raffredda l’impianto fotovoltaico, aumentandone di conseguenza l’efficienza e scherma la superficie dell’acqua dall’irraggiamento solare, facendo calare l’evaporazione e diminuendo la crescita delle alghe, che possono ostruire le prese dell’acqua (vedi QualEnergia.it, Fotovoltaico galleggiante, esperienze e vantaggi di una soluzione trascurata in Italia , ndr).

Ogni metro quadrato di bacino coperto consente una produzione elettrica annua dell’ordine di 100 kWh, corrispondente grosso modo a quella massima idroelettrica ricavabile in Italia dalla stessa superficie: si tratta quindi di un’opzione che può ridurre sensibilmente il numero di impianti installati a terra.

Il contributo più efficace alla loro minimizzazione dovrà però venire dall’autoproduzione, opzione da preferire non solo in termini di permitting.

In tal modo si realizza infatti l’impianto là dove è ubicata la domanda, evitando che:

a) una parte eccessiva della generazione fotovoltaica sia realizzata nel Centro-sud, dove l’irraggiamento solare è maggiore;

b) l’accresciuta distanza dal baricentro dei consumi aumenti i costi per il potenziamento della rete di trasmissione.

Per massimizzare l’installazione di impianti sulle coperture degli edifici e dei capannoni industriali, occorre innanzitutto rendere permanenti le detrazioni fiscali per i primi, i superammortamenti per i secondi, e togliere tutti i divieti ai sistemi di distribuzione chiusi (SDC) e alla vendita dell’energia peer to peer.

Queste misure non bastano però a garantire che la propensione ad investire da parte di condomini e di PMI sia sufficientemente elevata. Carenze culturali, problemi finanziari, incapacità di valutare correttamente rischi e benefici dell’iniziativa, tendenza a privilegiare il business as usual: tutti ostacoli, spesso in sinergia tra loro, in grado di rendere irrealizzabile ciò che sulla carta appare fattibile.

Il potenziale ruolo di Cdp nel fotovoltaico

In queste ultime settimane si è molto discusso sui nuovi ruoli della Cassa depositi e prestiti (Cdp), la cui presenza nel settore energetico è già oggi rilevante.

Cdp è socio di riferimento di Eni, (25,76% del pacchetto azionario), socio di maggioranza (59,1%) in Cdp Reti, che detiene i pacchetti di controllo di Terna (29,85%), Snam (30,10%) e Italgas (26,04%), primo operatore italiano nel settore della distribuzione cittadina del gas naturale. Inoltre, Cdp, attraverso il controllo di 2i Rete Gas, lo distribuisce in altri 2.200 Comuni presenti sull’intero territorio nazionale.

Con Edison e EDF Energies Nouvelles (entrambe possedute da EdF) come soci, Cdp detiene la maggioranza (70%) di e2i Energie Speciali che, con i suoi 600 MW di capacità installata, è attualmente il terzo operatore italiano in ambito eolico, ma con ambiziosi obiettivi di crescita.

Già cantierati sono altri 165 MW, localizzati in Abruzzo, Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia. Cdp è infine presente in EF Solare Italia, una joint venture paritetica con Enel Green Power attiva nel mercato del fotovoltaico, con l’obiettivo di raggiungere 1.000 MW di potenza installata. Già oggi, con un portafoglio di 92 impianti e una capacità di circa 341 MW, EF Solare è il primo operatore nazionale nel settore fotovoltaico.

Cdp, possibilmente in associazione con altri partner energetici, si presenta quindi come il veicolo più efficace per investire in impianti fotovoltaici su coperture di edifici e di capannoni industriali, quando i privati non sono interessati a farlo, offrendo in cambio la copertura totale o di una parte significativa della loro domanda elettrica a prezzi competitivi e vendendo l’eventuale surplus tramite lo scambio sul posto.

A Cdp non mancano certo le disponibilità finanziarie, per la massima parte costituite dal risparmio postale degli italiani (circa 321 miliardi di €); inoltre, operando fuori dal perimetro del bilancio pubblico, non deve sottostare a vincoli europei.

Gli investimenti richiesti a tal fine (tra 1 e 2 miliardi di € all’anno), tenuto altresì conto dei contributi di altri soci, rientrano quindi nelle sue possibilità e non presentano certo rischi maggiori di altre iniziative della Cassa.

Per realizzare gli obiettivi al 2030 occorre mettere in moto la macchina al più presto, possibilmente a partire dal 2019. Con la nomina dei nuovi vertici, la Cassa depositi e prestiti è in grado di avviare immediatamente la messa a punto di un progetto che rientra in un suo consolidato filone di investimenti, e che è essenziale per realizzare uno degli obiettivi del piano nazionale energia-clima.

Se le viene affidata questa mission, è certamente capace di gestirla con successo.

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