La bolletta energetica europea al 2030 rischia di essere molto più salata del previsto, con una spesa extra fino a 250 miliardi di euro per il gas, se i prezzi rimarranno elevati come oggi e se non ci sarà una più decisa accelerata verso le rinnovabili.
Una recente analisi di Ember (Think-tank specializzato nel settore energetico) e Global Witness (organizzazione no profit) sottolinea quanto sia urgente rivedere al rialzo i piani Ue per la transizione energetica pulita.
Il pacchetto Ue “Fit for 55” presentato a luglio 2021 prevede un consumo di gas al 2030 pari a 2.825 TWh e stando alle attuali proiezioni sui prezzi del gas (barrette grigie nel grafico sotto) si avrebbe un costo addizionale di circa 42 miliardi di euro rispetto alle stime sui prezzi usate dalla Commissione Ue prima dello scoppio della crisi energetica e del conflitto in Ucraina.
Ma il problema si aggrava se i prezzi del gas dovessero rimanere ai livelli medi previsti per il 2022 (circa 98 €/MWh) – barrette rosse nel grafico. Allora il costo aggiuntivo arriverebbe a 250 miliardi di euro (e 315 mld di € nell’anno 2025).
Con il piano REPowerEU presentato lo scorso marzo, Bruxelles ha proposto diverse misure per ridurre la dipendenza dal gas russo, che dovrebbero consentire di tagliare del 19% la domanda di gas nel 2030 (2.280 TWh).
Ma anche in questo caso, i Paesi Ue spenderebbero circa 34 miliardi di euro in più in confronto alle stime originarie della Commissione Ue, in base alle attuali proiezioni sui prezzi. Ma sarebbero 200 mld di euro nel 2030 con gli attuali prezzi.
Invece, puntando di più sulle rinnovabili, in uno scenario compatibile con gli impegni climatici fissati negli accordi di Parigi (PAC: Paris Agreement Compatible Scenario), secondo le analisi si potrebbero dimezzare consumi e costi del gas in Europa.
In sostanza, la Commissione europea deve assolutamente aggiornare la sua politica energetica, puntando non solo a sostituire il gas russo con altro gas nel breve termine, ma anche, e soprattutto, a ridurre fortemente la domanda complessiva di metano e più in generale di combustibili fossili, su un orizzonte di 5-10 anni, con una accelerata epocale sulle fonti rinnovabili.