Decarbonizzare il sistema energetico europeo è possibile se agiamo ora.
Con gli scenari ispirati al piano Fit for 55 e a REPowerEU si possono azzerare le emissioni nette nel 2050, mentre in uno scenario di “azione radicale” si può raggiungere l’obiettivo anche prima, cioè nel 2040.
È quanto emerge da uno studio di Eurelectric, la federazione dell’industria elettrica europea che rappresenta oltre 3500 aziende attive nella produzione, distribuzione e fornitura di energia elettrica.
Lo studio è stato pubblicato all’indomani dell’insediamento della nuova presidenza dell’associazione, capitanata ora da Leonhard Birnbaum, amministratore delegato di E.ON, con l’amministratore delegato di Fortum, Markus Rauramo, e quello di PPC, Georgios Stassis, come vicepresidenti.
Oltre allo studio, la nuova gestione dell’associazione ha pubblicato anche un vero e proprio manifesto, per spiegare la propria visione strategica e i suoi obiettivi. Questi poggiano su tre pilastri:
- la sicurezza dell’approvvigionamento tramite l’elettrificazione;
- l’espansione e la digitalizzazione delle reti;
- un’equa distribuzione dei rischi e dei benefici.
Il Manifesto di Eurelectric
Al centro della sfida della decarbonizzazione c’è il bisogno di agire velocemente, secondo Eurelectric.
“Con meno di un ciclo di investimenti da qui alla fine del decennio, questo è fondamentale per la credibilità della trasformazione energetica”, hanno scritto gli autori del manifesto (pdf).
Come prima cosa, è necessario rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento attraverso l’elettrificazione su larga scala.
La transizione verso l’azzeramento netto delle emissioni è legata all’accesso a materiali critici, tecnologie e catene del valore solide. Ma una risposta adeguata inizia con il potenziamento delle rinnovabili a livello nazionale.
Per garantire un sistema affidabile, la variabilità dell’offerta da Fer non programmabili deve essere bilanciata con la flessibilità sia della produzione che della domanda.
Concentrandoci su una diffusione “aggressiva” delle rinnovabili, possiamo far progredire la decarbonizzazione della base industriale europea, rendendola più competitiva, e contribuire alla resilienza delle nostre catene di approvvigionamento, secondo il manifesto.
I benefici della transizione energetica in tutti i settori e per i consumatori possono essere sfruttati solo potenziando l’infrastruttura elettrica a una velocità molto accelerata, anche grazie alla digitalizzazione delle reti di trasmissione e distribuzione.
Altra priorità, per Eurelectric, è promuovere un’equa distribuzione dei rischi e dei benefici.
La profonda e accelerata trasformazione dell’economia comporta incertezze per la sicurezza degli investimenti e l’affidabilità dell’approvvigionamento elettrico. Ciò richiede un insieme complementare di meccanismi di mercato a lungo termine e strumenti di riduzione del rischio.
La loro progettazione avrà effetti redistributivi che devono essere equamente allocati tra investitori e consumatori, tenendo in considerazione l’evoluzione del ruolo dello Stato.
Bisognerà quindi – secondo l’associazione – attuare un quadro di investimenti ben concepito, allineare i prezzi dell’energia con le loro esternalità, eliminare ulteriori ostacoli all’elettrificazione e ripartire equamente i rischi, i costi e i benefici di una rete sicura e affidabile tra investitori, consumatori e Stato.
Eurelectric conclude il proprio manifesto sottolineando che la sua visione “è realizzabile solo se riflette interessi sociali più ampi e si orienta a produrre benefici a livello locale”.
Lo studio e i tre scenari
Lo studio di Eurelectric, intitolato “Decarbonisation Speedways” e consultabile dal link in fondo a questo articolo, si basa sugli stessi pilastri del manifesto, declinati all’interno dei tre possibili scenari menzionati all’inizio.
I tre scenari prefigurano una quota di produzione elettrica da rinnovabili fra il 75 e l’82% del totale a metà del secolo, con circa 5-7 volte più GW di capacità installata da Fer nel 2050 rispetto al 2020, per un aumento medio della potenza di 71-98 GW all’anno.
Nell’illustrazione le stime sulle emissioni annue nette EU27+UK nei tre scenari, indicate in milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
Tre forze trainanti giocheranno un ruolo chiave nella decarbonizzazione: elettrificazione diretta, efficienza energetica e fonti low carbon.
La quota di elettricità sulla domanda finale di energia nel 2050 sarà compresa fra il 58 e il 71% negli scenari definiti, mentre la crescita della domanda finale di elettricità nel 2050 rispetto al 2015 sarà del 66-93% e le rinnovabili dovranno coprire dal 75 all’82% della produzione elettrica.
L’aumento dell’efficienza energetica sarà del 38-41% nel 2050 rispetto al 2015, dicono gli autori dello studio.
Ribadendo quindi che l’elettrificazione diretta e pulita è il principale motore di una decarbonizzazione efficiente ed efficace, volta a eliminare quasi completamente i combustibili fossili negli edifici, nei trasporti e nell’industria, lo studio puntualizza che è consigliabile utilizzare l’idrogeno dove è più efficace, cioè solo in determinate circostanze e applicazioni.
La transizione energetica deve poi riconoscere che i diversi Paesi hanno punti di partenza diversi in questa trasformazione, il che richiede percorsi su misura.
È inoltre necessario favorire l’adozione delle tecnologie chiave più efficaci in ogni settore, e cioè: pompe di calore negli edifici, motori elettrici nei trasporti e caldaie elettriche e pompe di calore industriali nelle attività produttive.
Poiché oggi il 70% della domanda finale di energia nei trasporti, nell’edilizia e nell’industria si basa sui combustibili fossili, questi comparti dovranno essere i principali obiettivi di decarbonizzazione.
Altri aspetti chiave per la flessibilità del sistema elettrico e la sicurezza dell’approvvigionamento saranno la demand response e le opzioni di stoccaggio.
La flessibilità totale generata con gestione della domanda e accumuli sarà fra 531 e 782 TWh.
Si dovrà poi investire nel rafforzamento della digitalizzazione della rete elettrica di distribuzione e trasmissione e in nuove capacità di generazione pulita.
Sul lato amministrativo e gestionale sarà necessario collaborare per una progettazione del mercato adeguata alla nuova realtà di offerta rinnovabile e distribuita, per migliorare i quadri di finanziamento, per il potenziamento della rete e la digitalizzazione, per accelerare le autorizzazioni e la pianificazione territoriale, per concentrarsi sulle competenze e la formazione e per una politica industriale coesa.
Tutto ciò tenendo presente che i benefici di un sistema energetico decarbonizzato superano i costi associati, tenendo conto degli effetti a lungo termine del cambiamento climatico, conclude lo studio.
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