Un impatto potenzialmente “pesante”, soprattutto per le famiglie più vulnerabili, con possibili incrementi dei prezzi di elettricità, gas e carburanti per i veicoli. Mentre le soluzioni prospettate dal governo italiano nel Piano sociale per il clima sono inadeguate.
Queste, in sintesi, le considerazioni delle associazioni Kyoto Club e Legambiente sugli effetti del nuovo meccanismo europeo per scambiare quote di CO2, l’Ets 2 (Emissions Trading Scheme), che dal 2027 entrerà nella sua fase di mercato nell’edilizia e nei trasporti stradali.
Come l’Ets che già coinvolge migliaia di industrie, è un sistema “cap-and-trade” che impone un tetto alle emissioni complessive di CO2 nei settori interessati, obbligando i fornitori di energia e carburanti ad acquistare dei “permessi” per le emissioni di anidride carbonica.
Nel rapporto “La normativa EU ETS 2 e le sue conseguenze attese in Italia” (pdf in basso), si evidenzia che questo mercato potrebbe “avere impatti sociali significativi, poiché i maggiori costi sostenuti da chi fornisce carburanti ed energia finiranno per ricadere sui consumatori finali”.
Pertanto, per evitare che la transizione ecologica generi disuguaglianze, l’Unione europea ha istituito il Fondo sociale per il clima per sostenere i cittadini più vulnerabili. All’Italia sono stati assegnati oltre 7 miliardi di euro, per attuare misure di compensazione come bonus energetici, incentivi alla mobilità sostenibile e interventi sull’efficienza degli edifici.
Il nostro paese dovrà presentare entro il 30 giugno a Bruxelles il suo Piano su come utilizzare questi fondi: il documento però, secondo le stesse associazioni ambientaliste, è lacunoso e inadeguato.
Nelle loro simulazioni, gli autori del rapporto assumono due prezzi dei permessi della CO2, in linea con la letteratura scientifica ma con un approccio “leggermente conservativo” riguardo al valore massimo raggiungibile nel breve-medio periodo.
I prezzi stimati sono dunque pari a 50÷85 euro per tonnellata di CO2.
Inoltre, si legge nel documento, è plausibile sostenere che gli extra costi saranno trasferiti totalmente ai consumatori finali “perché i settori coinvolti, come trasporti stradali e riscaldamento, presentano una domanda poco elastica, cioè i consumatori tendono a mantenere i consumi stabili anche in presenza di aumenti di prezzo”.
La tabella mostra i possibili sovrapprezzi dell’Ets per fonte energetica in Italia, nelle due ipotesi di costo della CO2.
Usando poi i dati ufficiali sui consumi medi delle famiglie, si stimano possibili aumenti annuali:
- 25-43 euro per le bollette elettriche;
- 90-153 euro per le bollette del gas.
In totale, ogni famiglia potrebbe pagare tra 115 e 196 euro in più all’anno, a seconda del prezzo della CO2 sull’Ets 2. La forbice dipende anche dalla Regione in cui si vive: dove le fonti rinnovabili hanno una maggiore incidenza, gli aumenti saranno più contenuti.
Per quanto riguarda edifici commerciali, piccole imprese e trasporti, l’impatto è stimato tra 12 e 25 euro pro capite per edifici e piccole attività, mentre per i carburanti si va da 60 a 176 euro a famiglia, e fino a 550 euro per le imprese.
Sommando tutte le voci, la famiglia tipo potrebbe arrivare a spendere fino a 230 euro in più all’anno.
Questa cifra è necessaria per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nazionali ed è “sostenibile” per molte persone a fronte dei minori costi legati alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Tuttavia, sarebbe una spesa insostenibile per la popolazione dentro o vicina alla soglia di povertà.
Per chi ha maggiori risorse economiche, c’è la possibilità di utilizzare sempre più energia verde per il riscaldamento degli edifici e per il trasporto su strada: ad esempio, una pompa di calore elettrica consuma meno energia primaria del gas e non genera emissioni soggette all’Ets 2.
Anche a tariffa piena (0,3054 €/kWh), il riscaldamento elettrico risulta già più conveniente (800-1.350 €/anno) rispetto al gas con Ets 2 (fino a 1.950 €/anno). Inoltre, la pompa di calore offre efficienza, possibilità di integrazione con fotovoltaico e accesso a incentivi.
Per le famiglie e le imprese più vulnerabili, invece, entra in gioco il citato Piano Sociale per il Clima.
Tra le principali proposte illustrate nel documento, da includere nel Piano dell’Italia:
- riqualificazione energetica delle abitazioni delle famiglie vulnerabili, puntando su un’uscita graduale dal Bonus Sociale grazie a risparmi strutturali, con interventi su prime case di nuclei con Isee fino a 25.000 €, dando priorità a chi è sotto i 15.000 €; le misure comprendono sostituzione degli infissi, installazione di pannelli fotovoltaici, pompe di calore e, dove possibile, sistemi di domotica e cappotti termici, con l’obbligo di migliorare almeno di due classi energetiche l’efficienza degli immobili;
- estensione del Reddito energetico anche agli affittuari, oggi esclusi dal meccanismo, con la possibilità per le famiglie vulnerabili di beneficiare di impianti installati su tetti pubblici (edifici comunali, regionali, provinciali), con autoconsumo a distanza e scorporo in bolletta dell’energia prodotta, associando all’impianto solare anche accumulo e pompe di calore per ridurre il costo del raffrescamento e del riscaldamento.
Altre proposte prevedono abbonamenti agevolati al trasporto pubblico locale, riduzione dell’Iva all’11% sui servizi di mobilità condivisa, interventi per ridurre le isole di calore nei centri urbani (tramite ad esempio l’aumento del verde pubblico), un sistema di micro-credito (prestiti a tasso zero e una quota a fondo perduto) per sostenere interventi di efficienza energetica e rinnovabili nelle attività artigianali e commerciali locali, un bonus-mobilità per favorire l’acquisto di mezzi elettrici nelle piccole imprese dei trasporti e della logistica urbana.
- Il documento (pdf)