Incompleto e inadeguato: suona così la sostanziale bocciatura da parte delle associazioni ambientaliste del Piano sociale per il clima, sul quale si è chiusa (il 15 giugno) l’ultima fase della consultazione pubblica avviata dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
A scrivere, in una nota congiunta, sono 11 organizzazioni: Forum Disuguaglianze e Diversità, Legambiente, WWF, Transport & Environment, Caritas Italiana, Clean Cities Campaign, CNCA, Greenpeace, Kyoto Club, MIRA Network, Nuove Ri-Generazioni.
Si segnalano, in particolare, “gravi mancanze nel processo partecipativo, avviato in tempi ristretti e senza che sia stata data la possibilità di un confronto strutturato e approfondito”.
Il Piano, si ricorda, deve essere trasmesso a Bruxelles entro il 30 giugno e la consultazione è rimasta aperta dal 29 maggio al 15 giugno, come detto.
Tali mancanze si riflettono in una bozza di Piano “frammentaria, non all’altezza delle reali necessità e complessità sociali e territoriali che dovrebbe affrontare e che rischia di sprecare le opportunità offerte dal Fondo sociale per il clima, voluto dalla Ue”.
Come spiegava il Mase nel lanciare la consultazione, questa doveva servire a “raccogliere contributi e osservazioni da parte di cittadini, istituzioni, imprese, associazioni e altri portatori di interesse sulle misure e gli investimenti nazionali proposti, finalizzati ad accompagnare in modo equo e inclusivo la transizione ecologica, in particolare nel contesto del nuovo sistema Ets 2”.
L’Ets 2 è il nuovo meccanismo europeo per scambiare quote di emissioni di CO2 nell’edilizia e nei trasporti stradali, al fine di penalizzare l’uso di carburanti fossili per il riscaldamento e l’autotrazione.
Entrerà in vigore nella sua fase di mercato, con vendita all’asta delle quote, dal 2027, con potenziali effetti sui rincari delle bollette e dei combustibili.
Obiettivo del Piano, dunque, è aiutare famiglie e micro-imprese vulnerabili, che non hanno mezzi economici sufficienti per ristrutturare gli edifici che occupano, o per acquistare veicoli “puliti” (a zero e a basse emissioni di CO2) o per utilizzare modi di trasporto alternativi.
Il Piano, come abbiamo scritto, è necessario per accedere ai contributi del Fondo sociale per il clima previsto dal regolamento Ue 2023/955: per l’Italia ci sono 7 miliardi di euro, che salgono a 8,7 miliardi contando il cofinanziamento aggiuntivo del 25% da parte di ciascuno Stato membro.
Tra le principali misure previste:
- finanziare fino al 100% gli interventi di riqualificazione energetica degli immobili privati di famiglie con Isee fino a 20mila euro;
- interventi di efficienza energetica nell’edilizia residenziale pubblica;
- reddito energetico per installare impianti fotovoltaici associati a pompe di calore a uso domestico (2-6 kWp);
- ecobonus sociale per acquisto/leasing di veicoli nuovi o usati a basse emissioni di CO2.
Le associazioni, invece, chiedono di rafforzare “le misure di riqualificazione energetica degli edifici anche attraverso un innalzamento degli obiettivi minimi di efficienza, coerentemente con le misure previste con gli obiettivi della decarbonizzazione e una maggiore efficacia nella tutela delle fasce vulnerabili”.
Per le micro-imprese vulnerabili si raccomanda una revisione dei criteri di accesso, ritenuti imprecisi, e una maggiore efficacia nel perseguimento degli obbiettivi di decarbonizzazione, mentre sul reddito energetico si richiede l’integrazione, tra le misure proposte, di sistemi di accumulo e l’estensione agli affittuari tra i destinatari dell’intervento”.
Nel settore trasporti è richiesta una revisione dei bonus per veicoli nuovi e usati, con maggiore attenzione verso i soggetti vulnerabili e alle caratteristiche territoriali, con un rafforzamento della misura per il trasporto integrato attraverso un migliore coordinamento e una pianificazione efficace.