La corsa europea delle energie rinnovabili deve fare i conti con diversi colli di bottiglia.
Tra questi, un potenziale eccesso di domanda rispetto alla capacità produttiva delle industrie. È il caso, in particolare, dell’eolico offshore.
Secondo le stime della società di consulenza globale Rystad Energy nel 2028 in Europa la richiesta di torri eoliche per impianti offshore sarà superiore all’offerta. E nel 2029 la domanda sarà più alta della capacità produttiva “di un margine significativo”, come si può vedere dal grafico.
Spiegano gli analisti che la domanda di acciaio per le turbine eoliche offshore supererà 1,7 milioni di tonnellate nel 2029, ma la capacità produttiva sarà al massimo di circa 1,3 milioni di tonnellate. In altre parole, l’offerta potrà soddisfare solo il 70% circa della domanda.
Un simile campanello di allarme è arrivato di recente da WindEurope. Secondo l’associazione eolica europea, già nel 2026, l’Europa rischia di trovarsi a corto di fabbriche con cui soddisfare la crescente richiesta di componenti per l’eolico, sia a terra sia offshore.
Per evitare di trovarsi in una situazione di questo tipo, i produttori di turbine eoliche devono avviare l’espansione della capacità produttiva già nei prossimi due anni, considerando che ci vogliono dai due ai tre anni in media per costruire nuovi stabilimenti.
Un altro aspetto da considerare è la grandezza sempre maggiore delle pale eoliche.
Mentre la potenza media delle turbine offshore in Europa nel 2023 dovrebbe raggiungere 10 MW, Rystad Energy stima che il 50% delle turbine totali installate tra il 2029 e il 2035 sarà superiore a 14 MW, con alcuni progetti che prevedono di realizzare macchine da 20 MW dal 2030.
E queste dimensioni non faranno che aumentare la richiesta di componenti e materiali, aumentando la pressione sull’intera filiera produttiva.