Negli ultimi giorni, il governo italiano ha deciso di nominare un commissario straordinario per gestire il phase-out della centrale a carbone di Civitavecchia.
Sullo sfondo di questa scelta potrebbe giocarsi una partita che potrà declinare la transizione energetica in modi molto diversi.
Un commissario straordinario per la centrale di Civitavecchia
È diventato legge l’accordo di programma per lo sviluppo territoriale di Civitavecchia, oltre che di Brindisi, promosso dai parlamentari di Forza Italia, Mauro D’Attis e Alessandro Battilocchio.
“Si tratta di un risultato decisamente importante per i due territori perché stabilisce una corsia preferenziale su cui velocizzare gli investimenti per compensare i danni economici e occupazionali derivanti dalla dismissione delle due centrali a carbone dell’Enel”, hanno dichiarato i parlamentari in un comunicato.
La centrale di Civitavecchia è una delle maggiori fonti di emissioni di CO2 nel Paese, e il suo phase-out è considerato cruciale per rispettare gli impegni presi a livello internazionale.
La decisione si inserisce in un contesto più ampio di transizione energetica, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma porta con sé possibili vantaggi e criticità che meritano di essere analizzati, soprattutto nel contesto di città come Civitavecchia e Brindisi (dove c’è un’altra grande centrale a carbone), che più di altre hanno vissuto e stanno vivendo sulla propria pelle opportunità, rischi e complessità della transizione energetica.
Fra contrapposizione e dialogo territoriale
La nomina di un commissario con poteri speciali dovrebbe servire ad accelerare l’iter per l’approvazione di progetti pubblici e privati legati alla dismissione della centrale e per la realizzazione delle opere pubbliche connesse.
Questa scelta ha però sollevato un acceso dibattito sia tra le forze politiche che tra le comunità locali e gli esperti del settore energetico.
Per la maggioranza di giunta, il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle di Civitavecchia hanno espresso preoccupazione per il rischio che il commissario bypassi le istituzioni locali e il mandato popolare, mentre la lista locale Alleanza Verdi Sinistra di Civitavecchia ha denunciato l’imposizione di una figura esterna come contraria alla sovranità popolare.
“Una figura dotata di poteri straordinari, in grado di decidere unilateralmente i progetti per il futuro della città, rappresenterebbe un passo che rischia di scavalcare l’amministrazione comunale e, con essa, la volontà popolare espressa nelle ultime elezioni”, si legge in un comunicato di AVS Civitavecchia.
Sulla scia di tali timori, alla vigilia di Natale, il sindaco Marco Piendibene ha incontrato due parlamentari del territorio, Mauro Rotelli di Fratelli d’Italia e lo stesso Battilocchio, per discutere il futuro di Civitavecchia.
I due deputati hanno rassicurato che il commissario per il post-carbone non limiterà l’autonomia dell’amministrazione comunale, ma agirà come supporto per accelerare procedure strategiche nella fase di transizione energetica. Il sindaco ha inoltre annunciato l’avvio di una collaborazione con il professor Livio De Santoli, esperto internazionale di energie rinnovabili, per garantire un approccio rigoroso nella valutazione della sostenibilità ambientale dei progetti futuri.
Durante l’incontro si è discusso anche della manifestazione d’interesse promossa dal ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) per attrarre investitori e della proposta di ampliare le aree industriali, sfruttando la Zona Logistica Semplificata (ZLS) recentemente ottenuta. L’obiettivo è stimolare lo sviluppo economico locale e attirare investimenti qualificati.
È stato deciso inoltre di istituire un tavolo di confronto mensile tra il sindaco, i parlamentari e altre istituzioni per monitorare l’avanzamento delle iniziative strategiche volte al rilancio della città.
Il ruolo dell’eolico offshore
L’eolico offshore galleggiante può essere una soluzione promettente per la transizione energetica e per le prospettive di lavoro e industrializzazione avanzata del territorio.
In base alle previsioni dell’Associazione italiana energie del vento (Anev), nei prossimi dieci anni l’Italia dovrà installare circa 11 GW di nuova potenza eolica marina galleggiante. Civitavecchia è una delle candidate per diventare un hub strategico per questa tecnologia, con il potenziale di contribuire non solo alla decarbonizzazione nazionale ma anche alla creazione di una nuova filiera industriale.
Rappresentanti della giunta hanno indicato di essere in contatto con imprese danesi disposte a investire nel porto di Civitavecchia per sviluppare un hub al centro del Mediterraneo che serva il settore eolico galleggiante offshore.
Il progetto presentato dall’autorità portuale laziale, però, è risultato più costoso di altri, e questo lo ha messo momentaneamente fuorigioco, a favore delle proposte presentate dal porto siciliano di Augusta e da quello pugliese di Taranto (Eolico offshore galleggiante: a Civitavecchia si gioca una partita locale e nazionale).
A gennaio verrà nominato un nuovo presidente dell’Autorità portuale di Civitavecchia e i fautori dell’hub laziale sperano che l’ostacolo dei costi possa essere superato adottando una soluzione tecnica aggiornata.
In questi giorni si è tenuto anche un incontro online tra i rappresentanti del Partito Democratico di Brindisi e Civitavecchia. Entrambe le città condividono le stesse sfide legate alla chiusura delle centrali a carbone e intendono sviluppare strategie comuni per affrontare le questioni legate ai progetti che li riguardano per la transizione energetica.
I circoli del Pd di Civitavecchia e Brindisi hanno chiesto in particolare un incontro con la segretaria nazionale Elly Schlein per inserire le vertenze dei due territori al centro dell’agenda nazionale del partito.
Riciclo plastica vs eolico galleggiante offshore?
Sullo sfondo, dietro la decisione di nominare un commissario, nonostante le rassicurazioni dei parlamentari del territorio, potrebbe esserci una lotta fra progetti diversi.
Secondo indiscrezioni, ci sarebbe infatti un interesse a promuovere un progetto alternativo all’eolico, legato al trattamento della plastica, anche allo scopo di ricavarne idrogeno.
Se le indiscrezioni fossero fondate e tale progetto fosse realizzato, l’impatto ambientale di un idrogeno derivato dalla plastica, cioè da idrocarburi, avrebbe molto probabilmente un segno negativo non indifferente a costi economici altrettanto poco sostenibili.
Due rischi che, probabilmente, molti a Civitavecchia vorrebbero evitare.