Il Mase, il Gse e Confindustria ritengono che il DM energy release sia un tassello importante, all’interno di un mosaico fatto di norme e strumenti volti a minimizzare la bolletta delle imprese e massimizzare la decarbonizzazione del mix di generazione nazionale.
È quanto emerge da un convegno organizzato oggi, 24 settembre, a Roma dall’associazione delle imprese. La riflessione è su cosa componga esattamente il mosaico e quale immagine renda della spesa energetica industriale, guardando anche la cornice temporale dell’energy release, introdotta con il decreto Mase 23 luglio 2024, n. 268.
Una prima visione, a breve-medio termine, è stata data da Aurelio Regina, delegato Energia Confindustria, che nell’avvio dell’energy release vede “il prodromo della riforma del mercato elettrico”, magari immaginando anche di “allocare la domanda energy intensive nelle future aste Fer del Gse”.
Ciò che non bisogna fare, secondo Viale dell’Astronomia, è reiterare quelli che vengono interpretati come errori di percorso e il riferimento va all’articolo 5 del DL Agricoltura, colpevole di ostacolare lo sviluppo delle rinnovabili.
Sul permetting Fer e sulla disponibilità di suoli, tra l’altro, Regina chiede di intensificare il dialogo tra istituzioni e imprese “con un tavolo di confronto, esteso a realtà come la Coldiretti”, per trovare un bilanciamento tra obiettivi di decarbonizzazione e gestione dei terreni.
Su come calmierare il prezzo dell’energia arriva anche il messaggio di Antonio Gozzi, presidente Federacciai, focalizzato sul futuro dell’idroelettrico: “O il rinnovo delle concessioni senza gara sta dentro un disegno di politica industriale, in modo che gli energivori possono avere una quota parte della produzione idroelettrica non a gara, o noi siamo pronti a rivendicare la partecipazione alle gare”.
Tutto ciò con modalità che restano da chiarire e che magari saranno esplicitate meglio il 26 settembre a Vicenza, in occasione dell’assemblea pubblica di Federacciai.
Fin qui lo scenario di Confindustria, che punta su elementi chiave come energy release, aste Fer, riforma del mercato elettrico e concessioni idro. Restando nel perimetro dell’associazione, però, negli ultimi giorni si registrano anche i desiderata di Confindustria Ceramica, per la quale va corretto il sistema Ets, reo di contrapporre “decarbonizzazione e competitività”.
Secondo l’associazione, intervenuta sul tema al Salone internazionale della ceramica-Cersaie in corso a Bologna, “il costo dell’energia in Italia, unito al progressivo aggravio solo europeo del costo delle emissioni, rappresentano un’enorme penalizzazione competitiva che può costringere le imprese alla delocalizzazione, pregiudicando la sopravvivenza dei distretti nei quali lavorano decine di migliaia di persone. Già oggi si registrano segnali di rallentamento degli investimenti, fermi per l’incertezza del futuro”.
La Ceramica chiede per questo “misure compensative” e chissà se non possano arrivare proprio grazie all’Ets, visto che da quest’anno il Mase ha una dotazione economica maggiore proveniente dal sistema, grazie alla riduzione delle quote che compensano in maniera emergenziale la crisi energetica.
L’indicazione arriva da Alessandro Noce, d.g. Mercati e Infrastrutture energetiche al Mase, che dal palco del convegno Confindustria a Roma ha chiarito come il dicastero stia valutando l’allocazione di queste nuove risorse.
Dal direttore generale arriva anche un’altra indicazione interessante: “In questi giorni” il Mase si sta coordinando con Terna, Dso e Arera per risolvere il problema delle congestioni virtuali, date le tante richieste di connessione per impianti a fonte rinnovabile. Una questione che, “se risolta in maniera intelligente, porterebbe a mitigare il rischio speculativo facendo emergere le iniziative più concrete”.
In questa prospettiva, forse, si potrebbero minimamente alleviare i contrasti locali che sorgono sulle nuove installazioni, Sardegna in testa. Una Regione che ha imboccato la strada della moratoria alle Fer e delle maglie strette per le aree idonee; scelte che “non aiutano la Sardegna e il Paese”, commenta il ministro Pichetto Fratin dall’evento di Roma. Il ministro ha poi parlato di un confronto in corso con la Germania per il disaccoppiamento dei prezzi rinnovabili-fossili.
Il cronoprogramma dell’energy release
Fin qui il contesto generale in cui si cala l’energy release e le indicazioni per il prossimo futuro date dalle imprese. Il convegno di Roma, però, è stato in primis l’occasione per fare chiarezza su cosa accadrà a breve per questa misura (leggi anche Cosa si aspettano le imprese energivore dall’Energy Release?).
Il cronoprogramma è stato fatto da Davide Valenzano, responsabile Affari regolatori Gse (in basso le slide proiettate con i dettagli della misura).
A ottobre 2024 si prevede il bando da parte del Gestore, a novembre sarà aperto il portale per le manifestazioni d’interesse con chiusura prevista tra fine dicembre 2024 e inizio gennaio 2025. Entro la fine di gennaio del prossimo anno, saranno pubblicati i risultati e aperta la finestra per la stipula dei contratti, da sottoscrivere entro febbraio 2025.
Intanto, annuncia Alessandro Noce, “chiuderemo a breve sulle regole operative” dell’energy release; mentre l’a.d. Gse Virginio Vigilante spiega come il Gestore stia lavorando a “meccanismi articolati su garanzie e inadempimenti”.
L’energy release, si ricorda, prevede un “prestito” agevolato di 36 messi di energia, gestita dal Gse, alle aziende con maggior intensità energetica (anche Pmi). I soggetti agevolati devono sottoscrivere singolarmente o in forma aggregata un contratto di anticipazione, che li impegna alla restituzione attraverso l’installazione di nuova capacità FV, eolica o idro, anche avvalendosi di soggetti terzi.
“Questa misura spingerà i Ppa se l’energivoro si affida a un terzo”, conclude Noce del Mase. Il dicastero, dal canto suo, “sta mettendo in campo una misura con il Gse per creare un mercato Ppa con piattaforma centralizzata a copertura del rischio di controparte”.