La CO2 e la vasca da bagno: perché nemmeno il Covid farà calare la concentrazione

  • 12 Maggio 2020

Calano le emissioni di anidride carbonica, ma continua a salire la concentrazione media globale di CO2 nell’atmosfera. Facciamo chiarezza con gli ultimi dati disponibili.

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Quale impatto avrà l’emergenza coronavirus sulla concentrazione totale di CO2 nell’atmosfera?

È ben diverso che chiedersi quale impatto avrà l’emergenza coronavirus sulle emissioni mensili/annuali di anidride carbonica, che stanno crollando di parecchi punti percentuali nei vari paesi, come conseguenza delle misure di lockdown.

Ricordiamo che la IEA (International Energy Agency) ha stimato che nel 2020 le emissioni globali di CO2 correlate agli usi energetici caleranno di un -8% in confronto al 2019, grazie soprattutto al minore utilizzo di carbone e petrolio.

Mentre per l’Italia si è stimato un calo del 10% per le emissioni di CO2 nei primi tre mesi dell’anno, con la previsione di un -15% da gennaio a giugno, secondo i dati diffusi dall’Enea nell’ultima analisi del sistema energetico nazionale.

Tuttavia, spiega un gruppo di ricercatori del Met Office e dello Scripps Institute of Oceanography in un articolo postato su Carbon Brief, la concentrazione media annuale di anidride carbonica nell’atmosfera aumenterà nel 2020, anche se le emissioni stanno diminuendo.

Le stime puntano verso un incremento di 2,48 ppm (parti per milione di molecole presenti nell’atmosfera), +0,60% in confronto alla concentrazione media di CO2 registrata nel 2019.

Questi dati si basano sul monitoraggio della CO2 compiuto dall’osservatorio Mauna Loa nelle Hawaii partendo dal 1958.

L’ultima “lettura” della concentrazione di CO2 nell’atmosfera è 417,10 ppm il 10 maggio 2020. Il grafico sotto evidenzia la costante salita – con delle fluttuazioni cicliche annuali – della concentrazione media di anidride carbonica da quando sono iniziate le osservazioni alla fine degli anni ’50.

L’esempio della “vasca da bagno” ai tempi del coronavirus

Per capire bene la differenza tra emissioni di CO2 e concentrazione di CO2, gli scienziati utilizzano spesso la metafora della vasca da bagno: il rubinetto rappresenta le emissioni annuali di anidride carbonica e il livello dell’acqua nella vasca rappresenta la concentrazione cumulativa di anidride carbonica.

Se le emissioni si riducono temporaneamente, ad esempio durante una crisi economico-sanitaria su scala globale, è come ridurre il flusso d’acqua dal rubinetto: la vasca continua a riempirsi, anche se più lentamente di prima.

Invece, per combattere il cambiamento climatico è necessario chiudere del tutto il rubinetto: in altre parole, bisogna ridurre le emissioni in modo permanente e poi portarle a zero (ed è quello che l’Europa vorrebbe fare con l’obiettivo della neutralità climatica al 2050: azzerare le emissioni nette di CO2, cioè chiudere il suo rubinetto).

La quantità totale di CO2 immessa nella “vasca” è così importante perché c’è una correlazione tra la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera e temperatura media superficiale terrestre: la CO2, infatti, è il principale responsabile dell’effetto-serra per via della sua capacità di assorbire le radiazioni infrarosse e trattenere il calore. Inoltre, ogni molecola di CO2 immessa in atmosfera ci rimane per un periodo molto lungo, almeno un centinaio di anni, continuando così a contribuire all’effetto-serra.

Certo, si può anche lasciar scorrere un po’ d’acqua dal rubinetto e rimuovere in qualche modo quella in eccesso dalla vasca. Ad esempio, si può “catturare” l’anidride carbonica emessa dagli impianti industriali con sistemi di rimozione come il CCS (carbon capture and storage), che consiste nel sequestrare la CO2 per poi stoccarla nel sottosuolo, ma è una tecnologia molto costosa e poco diffusa, che lascia spazio a molte critiche sulle sue reali potenzialità.

In definitiva, scrivono i ricercatori, ridurre temporaneamente le emissioni non comporta un’immediata diminuzione del livello complessivo di CO2 nell’atmosfera; le emissioni provocate dalle attività umane (uso di combustibili fossili, deforestazione, e altre ancora) dovrebbero crollare del 50% nei prossimi anni, considerando che gli ecosistemi del nostro Pianeta assorbono mediamente il 50% delle nostre emissioni, per fermare l’aumento di concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera.

Quanta CO2 possiamo ancora emettere?

Intanto Carbon Tracker ha pubblicato un aggiornamento sul budget di carbonio, carbon budget: la domanda è quanta CO2 possiamo ancora emettere nell’atmosfera (quanta acqua possiamo ancora far fluire nella nostra ipotetica vasca) prima di raggiungere determinate soglie di surriscaldamento globale, superate le quali ci saranno conseguenze sempre più devastanti per il nostro Pianeta, come ondate di calore e siccità prolungate, scioglimento di ghiacci, innalzamento dei mari e così via.

Possiamo immaginare che nella vasca ci siano due tacche che corrispondono, rispettivamente, a un aumento medio della temperatura terrestre di 1,5 gradi e 2 gradi, in confronto all’età preindustriale; ricordiamo che gli accordi di Parigi del 2015 sul clima puntano a stare “ben sotto” 2 gradi di aumento della temperatura rispetto alla media del 1850-1900.

Ciò comporterebbe di stabilizzare la concentrazione cumulativa di CO2 nell’atmosfera tra 430-450 ppm secondo le stime dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organismo delle Nazioni Unite che studia il cambiamento climatico).

Come mostra il grafico sotto, elaborato da Carbon Tracker, per avere una probabilità del 66% di stare ben sotto 2 gradi di riscaldamento globale, il carbon budget rimanente sarebbe pari a circa 700 miliardi di tonnellate di CO2 secondo i calcoli dell’IPCC. E per stare sul grado e mezzo di riscaldamento avremmo circa 500 Gt ancora a disposizione.

Per dare un’idea degli ordini di grandezza, la IEA stima che nel 2020 le emissioni totali di CO2 correlate ai soli usi energetici ammonteranno a circa 30,6 giga-tonnellate (Gt).

In realtà ci sono moltissime variabili davvero complesse che influenzano questi calcoli; il concetto importante espresso dal carbon budget è che senza trasformare in modo radicale e permanente il mix energetico, gli obiettivi climatici rimarranno fuori portata.

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