Draghi alla Camera sul caro energia: sulle rinnovabili serve più aiuto dalle Regioni

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Il premier ha esposto le linee di intervento del Governo: autorizzazioni Fer, stoccaggi, diversificazione delle forniture, produzione nazionale di gas. Sul nucleare sostegno alla ricerca.

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Diversificare le forniture di gas e soprattutto “aumentare il contributo delle fonti rinnovabili” che resta “l’unica strategia fondamentale nel lungo periodo”.

Queste le priorità del Governo italiano per affrontare la crisi energetica che si è accentuata con il conflitto in Ucraina, ribadite dal premier, Mario Draghi, durante il question time alla Camera.

Draghi si è soffermato sul nodo delle autorizzazioni che blocca lo sviluppo delle tecnologie pulite, sottolineando però che il Governo è al lavoro per “snellire la burocrazia e accelerare gli investimenti, ma occorre la collaborazione di tutti, soprattutto sul territorio, soprattutto nelle regioni; […] certe considerazioni di tipo autorizzativo, che magari erano giustificate in un contesto normale, non sono più giustificate in questo momento di emergenza; […] la transizione non è soltanto approvvigionarsi di più di gas, ma la transizione è anche riuscire a capire che bisogna sospendere certe norme, in un periodo di guerra”.

Il Governo intende quindi “rispettare l’obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza di 70 GW di rinnovabili entro il 2026” anche grazie all’impegno “a sbloccare diverse decine di GW di eolico grazie alle più recenti misure di semplificazione delle autorizzazioni”.

Draghi ha confermato che questi temi, tra cui anche una revisione di alcuni pilastri fondamentali del mercato energetico, saranno oggetto delle discussioni nel Consiglio europeo informale di oggi e domani (10-11 marzo a Versailles).

Per quanto riguarda gli approvvigionamenti di gas, ha proseguito Draghi, “la quota di gas russo è aumentata molto negli ultimi 10-15 anni, quello che è veramente straordinario è che è aumentata fortemente anche dopo l’invasione della Crimea; quindi, questo dimostra, non solo ovviamente una sottovalutazione del problema energetico, ma anche una sottovalutazione di politica estera, di politica internazionale“.

Si punta quindi ad aumentare la produzione nazionale di gas, “con la prospettiva di raggiungere una quota di produzione interna di 5 miliardi di metri cubi”, tramite lo sfruttamento delle concessioni esistenti per il periodo 2022-2031. “I nuovi volumi di gas saranno offerti alle industrie, con una riserva di almeno un terzo per le piccole e medie imprese”, ha precisato il premier.

Altra linea di intervento è “il riempimento degli stoccaggi per aumentare il grado di sicurezza delle forniture di gas naturale per il prossimo autunno e siamo attivi a livello diplomatico […] per diversificare le forniture. Puntiamo sia sulla massimizzazione della capacità di rigassificazione già esistente, sia sull’acquisizione di nuovi rigassificatori”.

Draghi ha poi ricordato l’obiettivo per il biometano “di raggiungere le 200mila tonnellate nel 2023 e un incremento di 50mila tonnellate annue nel successivo triennio” e ha dedicato un passaggio anche all’importanza della ricerca nel settore nucleare.

Qui l’impegno tecnico ed economico “è concentrato sulla fusione a confinamento magnetico, che attualmente è l’unica via possibile per realizzare reattori commerciali in grado di fornire energia elettrica in modo economico e sostenibile. La strategia europea per l’energia da fusione è sviluppata dal Consorzio EUROfusion che gestisce fondi Euratom pari a oltre 500 milioni di euro per il periodo 2021-2025″.

Questo consorzio, di cui l’Italia è uno dei principali membri con università, industrie e istituti di ricerca coordinati da Enea, ha aggiunto il premier, “prevede l’entrata in funzione del primo prototipo di reattore a fusione nel 2025-2028″.

“Noi continuiamo a seguire e a sostenere questi sviluppi sul fronte della ricerca, nell’ambito di una strategia energetica che punta a diversificare le fonti e a garantire la nostra sicurezza energetica“, ha concluso Draghi su questo argomento.

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