Dei 550mila impianti fotovoltaici connessi alla rete con gli incentivi del conto energia, ne possiamo contare oltre 176mila con potenze che vanno da 1 a 3 kWp e quasi 313mila hanno taglie dai 3 ai 20 kWp, per un totale di 489mila impianti di piccola taglia.
Possiamo stimare che ci siano quindi non meno di 250mila impianti FV incentivati in conto energia ai quali potrebbe essere integrato un sistema di accumulo (nella tabella la distribuzione di questi impianti per regione e a fine 2013).
Purtroppo, secondo una recente interpretazione dell’Agenzia delle Entrate la spesa per una batteria non dà diritto alla detrazione fiscale del 50% se la medesima batteria è connessa a un impianto fotovoltaico già premiato con le tariffe del conto energia, poiché a dire dell’agenzia “l’elettricità incentivata non può ottenere ulteriori aiuti da parte dello Stato”.
La circolare 13/E del 31 maggio 2019 dell’Agenzia delle Entrate affermava nello specifico che “l’installazione del sistema di accumulo su un impianto dà diritto alla detrazione sia nel caso in cui tale installazione sia contestuale che successiva a quella dell’impianto fotovoltaico, configurandosi, in dette ipotesi, il sistema di accumulo come un elemento funzionalmente collegato all’impianto fotovoltaico stesso”.
Tuttavia, aggiungeva che, “l’installazione successiva del sistema di accumulo non dà diritto alla detrazione nel caso in cui l’impianto fotovoltaico non sia stato ammesso alla detrazione in quanto oggetto di tariffe incentivanti.”
Visto il potenziale in gioco (almeno 250mila impianti e un giro d’affari di 1-1,5 mld di €) e la possibilità di incrementare l’autoconsumo dei proprietari degli impianti con conseguenti benefici anche per la rete, alcuni parlamentari del M5S, con a capofila il senatore Gianni Girotto, hanno proposto nel corso della discussione sulla Legge di Bilancio 2020 un emendamento che poteva andare a ribaltare questa posizione dell’agenzia.
Di questa soluzione però ad oggi si sono perse le tracce. Sembrerebbe che il MEF non abbia voluto considerare la proposta indicando una relativa copertura. A questo punto servirebbe un intervento legislativo che non si vede all’orizzonte.
L’Ater, l’associazione Tecnici Energie Rinnovabili, nelle ultime settimane ha voluto smuovere un po’ le acque con una petizione online rivolta al Governo e a favore della detrazione fiscale per le batterie, secondo la logica che qualsiasi proprietario di un impianto FV incentivato deve essere assolutamente libero di poter utilizzare l’energia elettrica autoprodotta come meglio crede (autoconsumo, stoccaggio, scambio sul posto, vendita).
In effetti, come Anie Rinnovabili scrisse all’agenzia delle Entrate subito dopo la pubblicazione della circolare, gli accumuli vanno a valorizzare tutte le tecnologie installate nelle abitazioni: pompe di calore, caldaie, accumulatori termici, ricariche elettriche, massimizzando l’autoconsumo e il risparmio energetico.
Secondo i promotori della petizione mettere questo divieto alla detrazione significa limitare l’utilizzo di un componente che ha ancora costi rilevanti, ma che potrebbe attivare un mercato molto interessante, consentire entrate erariali in equilibrio con i mancati introiti, ridurre i costi della bolletta energetica per le famiglie e le imprese, ma anche fornire benefici al sistema nel suo complesso come una minore congestione della rete e servizi di dispacciamento per migliorare la sicurezza della rete stessa.