Cosa dice la Nadef su futuri consumi di gas, prezzi e rischi per le forniture

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Secondo la Nota di aggiornamento al documento di Economia e Finanza si punta a ridurre la domanda di gas dell'8% al 2025 in confronto al 2021, con una quasi indipendenza dalle importazioni dalla Russia.

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Riduzione dei consumi gas di un 8% circa nel 2025 rispetto al 2021, quasi indipendenza dalle forniture russe dalla seconda metà del 2024, costi energetici in ulteriore aumento del 20% nei prossimi mesi in caso di stop totale dei flussi importati dalla Russia.

Sono le principali considerazioni in tema di energia che emergono dalla Nadef (Nota di aggiornamento al documento di Economia e finanza), approvata mercoledì 28 settembre dal Consiglio dei ministri (link in basso).

Più in generale, nella nota si parla di una crescita del Pil pari al 3,3% nel 2022, mentre nel 2023 la crescita prevista scende allo 0,6%. Inoltre, si stima un indebitamento netto tendenziale pari al 5,1% del Pil nel 2022, oltre due punti percentuali in meno in confronto allo scorso anno.

Per quanto riguarda i consumi di gas, il governo si aspetta una contrazione complessiva del 3,2% a fine anno, nel paragone con il 2021, grazie a una più marcata discesa dei consumi nel periodo agosto-dicembre.

Ricordiamo che il piano gas presentato dal governo a inizio settembre ha un potenziale di risparmio valutato in 8,2 miliardi di metri cubi tra agosto 2022 e marzo 2023 (si veda anche Avrà successo il piano del governo per risparmiare gas?).

Per il 2023 si prevede quindi un ulteriore calo dei consumi gas nazionali del 4,4% come conseguenza di diversi fattori, tra cui un maggiore apporto delle altre fonti di generazione elettrica (rinnovabili, carbone, biocombustibili) e alle misure di risparmio energetico nelle famiglie e nelle imprese.

Si avrebbe poi un altro lieve calo dei consumi nel 2024 (-0,3%); nel complesso, come detto, la domanda lorda di gas nel 2024 sarebbe di un 8% inferiore rispetto al livello registrato nel 2021, che era pari a 76 miliardi di metri cubi. Secondo noi un risparmio molto modesto a fronte di un ampio potenziale di riduzione in settori, come quello edilizio e nella produzione elettrica.

Nel 2025, si legge nella Nadef, la ripresa economica farà salire i consumi lordi nazionali di gas di circa un punto percentuale in confronto ai dodici mesi precedenti, attestandosi così poco sotto 71 miliardi di mc.

Nello scenario tendenziale, gli afflussi di gas russo scenderebbero da 29 miliardi di metri cubi nel 2021 ad appena 3,8 miliardi di mc nel 2025.

La sostituzione del combustibile fossile proveniente da Mosca, si spiega, avverrebbe aumentando i volumi dai gasdotti meridionali (Algeria e Tap) e con un forte incremento delle importazioni di gas naturale liquefatto, a sua volta supportato da un aumento della capacità di rigassificazione tramite le due nuove unità galleggianti a Ravenna e Piombino, la cui entrata in attività è prevista tra 2023-2024.

Si parla anche di un moderato aumento della produzione nazionale di gas.

Per quanto riguarda gli scenari di rischio associati a un eventuale stop totale delle forniture di gas russo da ottobre, nella Nadef si spiega che il gap dovuto a un azzeramento di tale gas verrebbe in parte colmato da altre fonti di approvvigionamento e in parte dalla contrazione dei consumi.

Si è anche ipotizzato “un elevato grado di osservanza da parte di cittadini e imprese” del piano di contenimento dei consumi predisposto dal MiTE.

Si stima poi che un completo venir meno degli afflussi di gas dalla Russia porti a un aumento del 20% per i prezzi medi di gas, elettricità e petrolio, rispetto allo scenario tendenziale, nel quarto trimestre 2022 e nel 2023.

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