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Cop 26, nella bozza di accordo finale il divario tra parole e fatti resta grande

  • 10 Novembre 2021

Si parla di uscita graduale dai sussidi fossili e maggiori finanziamenti ai Paesi poveri. I punti più importanti del documento.

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Come si chiuderà la Cop 26 in corso a Glasgow fino al 12 novembre?

I negoziati di questi giorni hanno fatto temere un sostanziale fallimento della conferenza mondiale sul clima: in particolare, la forte presenza della lobby fossile e la difficoltà a impegnare i governi ad abbandonare carbone, petrolio e gas.

Finora i traguardi annunciati da diversi paesi per ridurre le emissioni e arrivare allo “zero netto” di CO2 verso metà secolo, infatti, sono risultati poco credibili, troppo vaghi e senza il supporto di adeguate misure.

Nella bozza della dichiarazione finale della Cop 26, uscita nella notte, ci sono però alcuni passi avanti per provare a chiudere il divario di ambizione tra quello che i governi fanno e quello che dovrebbero fare, tra il “bla bla bla” denunciato dagli attivisti climatici e la necessità di tagliare con urgenza le emissioni di gas-serra.

I progressi sono ancora ampiamente insufficienti, ma qualcosa sta iniziando a cambiare.

Un punto rilevante è quando il testo invita esplicitamente i paesi (traduzioni nostre con neretti) “ad accelerare la graduale eliminazione del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili“.

Più in generale, la Cop 26 nella bozza di accordo riconosce “che gli impatti dei cambiamenti climatici saranno molto inferiori con un aumento di temperatura di 1,5 °C rispetto a 2 °C e decide di continuare gli sforzi per limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C“.

Inoltre, riconosce che “ciò richiede un’azione efficace e significativa di tutti i Paesi in questo decennio critico, sulla base delle migliori conoscenze scientifiche disponibili, riflettendo responsabilità comuni ma differenziate“.

Il testo poi non si limita a parlare di un azzeramento netto delle emissioni verso metà secolo, ma riconosce che per contenere il surriscaldamento globale a 1,5 °C entro il 2100, rispetto ai livelli preindustriali, serve un traguardo intermedio: -45% di CO2 al 2030, in confronto al 2010.

Diversi punti sono dedicati alla necessità di incrementare la finanza per il clima a sostegno dei Paesi in via di sviluppo.

Qui entra in gioco il tema delle “responsabilità comuni ma differenziate“, perché i Paesi più poveri chiedono a quelli più ricchi e avanzati, maggiormente responsabili di aver inquinato il Pianeta nei decenni passati, di aiutare le economie emergenti a investire in tecnologie pulite e progetti di adattamento ai cambiamenti climatici.

Finora, la finanza verde è stata del tutto insufficiente e la promessa di destinare 100 miliardi di $ annui ai Paesi in via di sviluppo non è stata ancora mantenuta.

Nella bozza di accordo, quindi, si chiede alle parti di aumentare il supporto finanziario erogato ai Paesi emergenti tramite sovvenzioni e altre forme di finanziamento altamente agevolato.

Ricordiamo, infatti, che un grave problema della finanza green è un eccessivo ricorso ai prestiti, che a sua volta alimenta la spirale dei debiti.

Quindi la Cop 26 sottolinea la necessità di mobilitare più soldi per il clima, con un “sostegno notevolmente rafforzato per i Paesi in via di sviluppo, oltre i 100 miliardi di dollari annui“.

Un altro passaggio di rilievo è sul tema del “loss and damage” (perdita e danno), perché si riconosce che il cambiamento climatico “ha già causato e causerà sempre più perdite e danni” dovuti agli impatti di eventi meteorologici estremi.

Di conseguenza, si ribadisce che è urgente incrementare il supporto tecnologico e finanziario volto a prevenire, ridurre al minimo e affrontare le perdite e i danni associati al cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo, che sono tra i più vulnerabili agli effetti negativi del surriscaldamento globale.

In sintesi, dalla bozza di accordo emerge la consapevolezza che senza un flusso costante e massiccio di aiuti finanziari ai Paesi più poveri e più colpiti dalla crisi climatica, sarà impossibile raggiungere i traguardi fissati a Parigi nel 2015.

Ed è urgente che governi e aziende smettano di estrarre nuove risorse fossili, dirottando gli investimenti sulle rinnovabili e riducendo la produzione di carbone, gas e petrolio.

È l’unico modo per tradurre in fatti le parole della Cop 26.

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