Consensi e divergenze su come tagliare le emissioni: strategie mondiali a confronto

Nelle diverse aree del mondo c’è una concordanza di massima su come ridurre circa i tre quarti delle emissioni. Ma sulla restante parte permangono visioni diverse, secondo Irena.

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Un po’ tutti i paesi del mondo hanno delineato le proprie strategie per raggiungere lo zero netto di emissioni climalteranti nei prossimi decenni. Ma fino a che punto queste strategie sono coerenti fra di loro?

Dopo aver accennato in un precedente articolo agli impegni di spesa pro-clima di Unione Europea e Stati Uniti, guardiamo ora a una valutazione che l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) ha fatto su come le varie regioni del mondo intendano tradurre effettivamente in azione i propri obiettivi di decarbonizzazione.

Il risultato più significativo della meta-analisi di 18 scenari di transizione energetica riportata da quattro analisti di Irena su Energy Post è che esiste un accordo di massima sulle strategie principali. Soprattutto per quanto riguarda la generazione di energia rinnovabile e l’elettrificazione diretta e indiretta degli usi finali, che rappresentano da due terzi a tre quarti della riduzione complessiva delle emissioni.

Le strategie divergono, invece, sul ruolo futuro della bioenergia e della cattura della CO2 (CCS, CCU e CDR), che rappresentano la quota rimanente delle emissioni da tagliare.

La buona notizia, dunque, è che siamo d’accordo sulla maggior parte di ciò che dobbiamo fare, anche se i percorsi differiscono e c’è bisogno di istituire quadri politici abilitati, hanno specificato gli autori dello studio.

Ma vediamo un po’ più in dettaglio la loro analisi.

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), cioè l’organismo intergovernativo delle Nazioni Unite incaricato di fornire informazioni scientifiche obiettive e rilevanti per comprendere i cambiamenti climatici, afferma che il mondo dovrà azzerare le sue emissioni nette di carbonio entro il 2050, riducendole del 41-58% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, per limitare o non superare l’aumento della temperatura media globale di 1,5 °C entro il 2100.

In realtà, le emissioni sono aumentate di circa il 15% dal 2010. E sebbene siano diminuite nel 2020 a causa della pandemia, sono tornate a livelli pre-Covid già negli ultimi mesi del 2020.

Cina, Stati Uniti, India, UE27 e Regno Unito

Affrontare questa sfida richiederà un’azione concertata da parte di tutti i paesi, ma le politiche di alcuni paesi e regioni sono fondamentali.

Cina, Stati Uniti, India e UE27+UK rappresentano due terzi delle emissioni globali e saranno loro complessivamente a determinare se gli sforzi di decarbonizzazione saranno coerenti con un rialzo massimo della temperatura media di 1,5 °C.

Secondo Irena, la transizione energetica da attuare è molto profonda e va incardinata su sei punti nevralgici:

  1. la riduzione annuale dell’intensità energetica dei consumi deve passare dall’1,2% degli ultimi anni a circa il 3%;
  2. la quota annuale di energia rinnovabile nell’energia primaria deve raggiungere il 74%, accelerando la crescita della quota di 8 volte rispetto agli ultimi anni;
  3. la generazione di energia rinnovabile deve crescere da 2.500 a 27.500 GW entro il 2050, una crescita di 800 GW l’anno, un aumento di 4-5 volte della capacità annuale aggiunta dagli ultimi anni;
  4. le vendite di veicoli elettrici devono crescere dal 4% al 100% di tutte le vendite di veicoli, e lo stock di veicoli elettrici deve crescere da 7 milioni nel 2020 a 1,8 miliardi nel 2050;
  5. la domanda di idrogeno deve crescere da 120 Mt all’anno a 613 Mt nel 2050, un aumento di cinque volte. In media, 160 GW di capacità di elettrolizzatori devono essere installati ogni anno da qui al 2050;
  6. la fornitura primaria totale di biomassa dovrà aumentare a poco più di 150 EJ, quasi triplicando l’uso primario di biomassa del 2018;
  7. Per restare all’interno del budget di carbonio che ci rimane per rispettare l’obiettivo, le emissioni globali devono diminuire di circa il 50% da qui al 2030.

È chiaro che, per realizzare queste condizioni, sono necessari significativi cambiamenti strutturali e di comportamento, oltre che ulteriori evoluzioni tecnologiche.

Strategie principali convergenti

Irena ha sviluppato una serie di 32 indicatori per caratterizzare gli scenari. La tabella qui sotto fornisce un riassunto dei risultati più importanti. Per ogni paese e regione, viene mostrata la gamma di risultati, confrontati con gli studi sul mondo a 1,5 °C di Irena, dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) e la letteratura Ipcc Iam.

Secondo Irena, i risultati mostrano che:

  • C’è consenso in tutte le regioni e in tutti gli studi sul fatto che le rinnovabili hanno un ruolo vitale nella transizione energetica. Come testimoniato dalla quota di energia rinnovabile nella fornitura primaria che cresce tra il 48% e il 94% della fornitura di energia primaria per tutti i 18 studi, rispetto al 15% dell’attuale offerta di energia primaria. Soprattutto la quota rinnovabile nella fornitura di energia  elettrica è destinata a crescere significativamente, tra il 61% e il 95% in tutti i 18 studi.
  • L’elettrificazione dell’uso finale dell’energia ha un ruolo fondamentale, con una gamma di quote di elettricità dal 46% al 73% nell’uso finale dell’energia.
  • L’idrogeno ha un ruolo significativo nella maggior parte degli studi.
  • C’è meno consenso per quanto riguarda il ruolo della bioenergia e le opzioni di gestione della CO2 CCS (cattura e stoccaggio sotterraneo) e CCU (cattura e uso della CO2 per produrre materiali, carburanti, ecc.). Mentre gli studi Iea e Irena suggeriscono un ruolo significativo (in particolare per la CCS), gli studi nazionali e dell’UE gli danno un peso più limitato.
  • Il minor uso di CCS e biomassa è nella maggior parte dei casi compensato da ipotesi generose riguardo alla rimozione dell’anidride carbonica (CDR), basata principalmente sul cambiamento di uso del suolo e sulla silvicoltura.

I risultati mostrano che le tendenze principali sono le stesse in tutti gli scenari identificati. Il fatto che paesi e regioni con una struttura economica molto diversa e una diversa dotazione di risorse mostrino strategie simili è significativo, secondo Irena.

Allo stesso tempo, non esiste un unico scenario “autentico” di come sarà il 2050, ha avvertito Irena. Il progresso tecnologico, i quadri abilitanti e l’accettazione sociale, tra gli altri, determineranno il percorso di transizione effettivo che emergerà.

Inoltre, Irena ha osservato una marcata differenza tra gli scenari Ipcc Iam di 1,5 °C al 2050 e gli scenari nazionali, dove l’Ipcc si basa molto di più sull’uso della biomassa e sull’uso di CCS, e meno sull’idrogeno e sull’energia rinnovabile.

La ragione è che il rapporto Ipcc SR1.5 è stato compilato alcuni anni fa sulla base di una vecchia letteratura, con ipotesi di costo delle energie rinnovabili non aggiornate. Si tratta quindi di scenari che non incorporano i recenti rapidi progressi nel campo delle energie rinnovabili e dell’elettrificazione. C’è quindi un urgente bisogno di aggiornare questo corpo di lavoro con dati più recenti.

Nel complesso, comunque, la priorità ora è passare dall’analisi all’azione. Il percorso è chiaro. Sono i quadri abilitanti che adesso bisogna considerare, concludono gli analisti di Irena.

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